Avvenire, 30 maggio 2025
Stretta dell’Ue su social e minori: più controlli e verifiche dell’età
Urge una maggiore età digitale e limitare l’accesso dei giovanissimi ai social network, con rigorosi controlli di età e forti controlli parentali. Di fronte alle dilaganti cronache di adolescenti mobbizzati o isolati in Rete, peggio feriti, suicidi o periti per folli sfide sui social, Grecia, Francia e Spagna chiedono con urgenza misure drastiche. I tre Paesi giorni fa hanno presentato un “nonpaper” (documento informale), firmato dai rispettivi ministri competenti per il digitale, in vista del Consiglio telecomunicazioni con i colleghi dei Ventisette, il 6 giugno a Lussemburgo. «Prodotti e servizi digitali mal progettati – si legge nel documento di cui Avvenire ha preso visione – possono portare a una più elevata ansia, depressione, problemi di autostima», mentre «un tempo eccessivo passato davanti allo schermo può limitare lo sviluppo di capacità critiche, alterare le capacità cognitive, indebolire le relazioni umane e diminuire la capacità di collaborare in modo efficace». Lo scorso novembre sette famiglie di adolescenti in Francia hanno presentato una causa collettiva contro Tik Tok accusata di istigazione al suicidio (tra loro i genitori di due quindicenni che si sono tolte la vita).
Un momento non scelto a caso. È ormai entrato in vigore il Regolamento quadro sull’identità digitale Ue che prevede l’adozione dell’EU Digital Wallet (un’applicazione per l’identificazione elettronica, come il nostro Spid) che dovrebbe essere pronto nel corso del 2026. L’Italia (insieme proprio a Francia, Spagna e Grecia, oltre alla Danimarca) è tra i Paesi coinvolti nei progetti pilota lanciati da Bruxelles per testare un “mini wallet” per una verifica dell’età a livello di dispositivo. Inoltre, lo scorso 13 maggio la Commissione ha presentato una bozza di linee guida sull’accesso dei minori in Rete, in applicazione dell’articolo 28 del Dsa (Digital Services Act, la Legge sui servizi digitali). Linee guida a dire il vero abbastanza generiche e non cogenti: si parla di «attuare misure di verifica dell’età per ridurre il rischio che bambini siano esposti alla pornografia o altri contenuti inadatti ai minori», «impostare di default gli account dei minori come privati», «adattare il sistema di raccomandazione» per evitare effetti di assuefazione, o ancora «consentire ai bambini di bloccare e silenziare qualsiasi utenti e far sì che non possano essere aggiunti a gruppi senza il loro esplicito consenso». In corso è una raccolta di opinioni che terminerà il 10 giugno. Il 12 maggio, il ministro dell’Istruzione italiano Giuseppe Valditara ha intanto proposto una raccomandazione europea che scoraggi l’utilizzo di smartphone in classe. Per Francia, Grecia e Spagna bisogna fare molto di più. A livello nazionale, Atene ha approvato una «strategia nazionale per la protezione dei minori dall’assuefazione in Rete», creando una app per i genitori (KidsWallet). La Francia impone agli operatori un rigoroso meccanismo di verifica dell’età, la Spagna ha approvato una bozza di legge che rende obbligatorio il controllo da parte dei genitori. I tre Stati chiedono adesso una forte azione a livello Ue, identificando «tre importanti sfide», si legge nel “non-paper”. «Primo, l’imperativo di stabilire in Europa il principio di una maggiore età digitale per social network online». «Dobbiamo riprendere il controllo della vita dei nostri bambini e adolescenti – ha avvertito lo scorso anno il presidente francese Emmanuel Macron – e imporre una maggiore età (digitale ndr) a 15 anni». Secondo, «mancano meccanismi adeguati e diffusi di verifica dell’età che sia applicati in modo adeguato», e, terzo, «manca un quadro regolatorio che indichi standard tecnici obbligatori per interfacce sicure, private e che non portino a dipendenza nelle piattaforme, nonché limiti all’uso irresponsabile dei social media».
Basandosi sul “mini-wallet” che viene testato al momento, i tre Stati chiedono di «adottare un’applicazione a livello Ue che sostenga meccanismi di controllo parentale, consenta un’adeguata verifica dell’età e limiti l’uso di alcune applicazioni da parte di minori».
In sintesi, ecco i tre punti proposti dai tre Paesi: primo, trovare «soluzioni di verifica dell’età e software di controllo parentale, obbligatorie e incorporate in tutti i dispositivi con accesso all’Internet disponibili sul mercato europeo»; secondo «introdurre una “maggiore età digitale” europea per l’accesso a social network». Terzo, «norme europee che obbligheranno a progettazioni adeguate all’età, per ridurre al minimo architetture che portino a dipendenza o siano persuasive (pop up, personalizzazioni in base al profilo, autoplay di video)».
Non sarà una battaglia facile, non sono pochi i dubbi soprattutto degli operatori. I grandi social network chiedono che i meccanismi di verifica siano a livello di dispositivi, i fabbricanti di smartphone vorrebbero che siano invece le piattaforme digitali responsabili. Sullo sfondo, le altissime tensioni commerciali con gli Usa di Donald Trump: coinvolte da nuovi obblighi di verifica e dalla “maggiore età digitale” sarebbero anzitutto i big del Web Usa, con già uno scontro in atto della Casa Bianca contro Bruxelles per varie procedure e multe Ue nei confronti di questi colossi in Rete. La stessa Grecia si dice contraria a un bando totale dell’accesso ai Social Network sotto i 15 anni, preferendo un forte controllo parentale. Il dibattito il 6 giugno sarà intenso.