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 2025  maggio 29 Giovedì calendario

Il golden power è ormai una farsa italica

Da strumento necessario per contrastare acquisizioni in grado di minare la sicurezza nazionale a bastone giuridico da agitare nei confronti di chi è meno allineato al governo. Questo il destino ormai conclamato del cosiddetto golden power, ovvero l’autorizzazione che l’esecutivo può accordare o negare a un’operazione finanziaria o, come avviene in queste settimane, alle offerte pubbliche sul mercato azionario. Anche tra soggetti nazionali. Ha ragione Matteo Renzi quando su Mf di oggi sostiene, riferendosi ai tanti paletti posti all’Ops di UniCredit su Banco Bpm, che è «un atto politico per colpire manager sgraditi».
C’è un colossale conflitto d’interesse nell’uso di questo strumento giuridico quando il ministero dell’Economia è parte dell’operazione di Monte Paschi su Mediobanca. E sarebbe forse più onesto dire, da parte della Lega, che il Banco Bpm, peraltro ben gestito da Giuseppe Castagna, è ormai una sua pertinenza politica. Come già di fatto avviene per Siena sulla scia della storica e sciagurata vicinanza del Monte al Pd. Il giurista Alberto Pera è convinto che la normativa italiana susciterà, com’è accaduto per alcune decisioni ungheresi, i rilievi della Commissione europea per il palese contrasto con le libertà del mercato unico. Un grande esperto della materia come Luca Picotti intravede un accidentato percorso giuridico visto anche il ricorso al Tar di Unicredit.

«Il rischio – sostiene – è quello che si apra il vaso di Pandora di una normativa, quella del golden power italiano che, dal 2020, ha assunto un volto piuttosto esteso, rimettendo in discussione tutto. Dal Tar si potrebbe arrivare alla Corte di Giustizia europea per l’incompatibilità della disciplina in generale con i principi europei. Gli sviluppi potrebbero essere imprevedibili e non solo nel settore bancario». Forse sarà il caso di ricordarselo quando poi si intona la quotidiana litania delle troppe barriere interne all’Unione europea per dare (sbagliando) ragione a Trump. Colpisce anche l’accondiscendenza di grandi banchieri come Carlo Messina che, partecipando al congresso della Fabi, ha ritenuto il golden power segno dei tempi nuovi. Chissà se avrebbe reagito allo stesso modo davanti a un blocco dell’offerta di Intesa Sanpaolo su Ubi. E chissà se il prudentissimo governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, domani ci dirà qualcosa nelle sue Considerazioni finali. In platea ci saranno tutti i protagonisti del risiko bancario. L’un contro l’altro armati. Di offerte (solo di carta però).