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 2025  maggio 29 Giovedì calendario

Siria, dagli occidentali scomparsi ai misteri legati agli Assad: i segreti di Damasco

Gli ex ribelli siriani hanno in mano un tesoro: i segreti di Damasco. Pile di documenti dei servizi degli Assad, funzionari del regime che possono raccontare ciò che hanno sentito e visto. Un bottino. Poi c’è l’altro filone, più recente: il destino di tanti scomparsi nel conflitto.
I nuovi dirigenti hanno offerto alla Casa Bianca piena collaborazione per fare luce sulla sparizione di Austin Tice, il giornalista americano rapito nell’estate del 2012 alle porte della capitale. Forse catturato da una milizia governativa, pista che non esclude del tutto la responsabilità di un gruppo «radicale». A questo caso si aggiungono i drammi di altri protagonisti di vicende crude. Gli Stati Uniti vogliono recuperare le spoglie di Kayla Mueller, un’operatrice umanitaria catturata dai jihadisti nel settore di Aleppo nel 2013: secondo una ricostruzione diventata la «schiava» del Califfo al Baghdadi e in seguito assassinata. Un’altra indagine riguarda Majd Kamalmaz, psicologo statunitense d’origine siriana bloccato dai soldati nel 2017. Uno dei tanti civili inghiottiti dalla guerra.

La lista
Sarebbero almeno 11 i nomi inseriti in una lista passata a Washington, file sui quali gli ex guerriglieri si sono messi al lavoro. Non da soli. Il Qatar, Paese in grande sintonia con The Donald, ha messo a disposizione i suoi uomini per una ricerca nelle zone una volta in mano ai tagliagole del Califfato, azione condotta tenendo informato l’Fbi. Ed è così che, dopo una serie di perlustrazioni, sono arrivati ad alcune fosse comuni nel Nord del Paese, tombe dove sarebbero finiti i corpi di numerosi prigionieri, anche occidentali. Erano le pedine in mano ai terroristi, persone eliminate in esecuzioni filmate dai militanti per esercitare pressioni, lanciare ricatti, portare avanti la strategia dell’orrore. Tornano alla mente momenti brutali, gesti feroci costati la vita ai reporter James Foley e Steven Sotloff – entrambi americani – o a Peter Kassig, membro di un’associazione che aiutava la popolazione. Ma anche il britannico John Cantlie, trasformato dai suoi aguzzini in uno strumento di propaganda, costretto a girare filmati con la versione dell’Isis. L’ultimo dato certo sulla sorte risale al 2016, poi un’infinità di indiscrezioni, compresa quella della sua morte sotto le bombe a Mosul.
Il teatro regionale
Insieme alle vicende dei «missing» c’è l’archivio della dittatura. La dinastia degli Assad ha dominato per decenni il Paese ma anche avuto un ruolo negli «affari» dei vicini. Libano, Iraq, Palestina, Iran sono teatri dove gli agenti del clan hanno operato, «liquidato» nemici, corrotto e gestito politici, coltivato alleati. In qualche fase sono stati protagonisti principali, in altre si sono «accontentati» di una parte minore. Tra i documenti raccolti da un apparato di sicurezza mostruoso possono esserci risposte a diversi misteri. Omicidi di personalità a Beirut. Attentati in Occidente, dalle bombe in Francia al giallo di Lockerbie. I legami con Carlos lo Sciacallo che ha vissuto per anni a Damasco e i rapporti con fazioni radicali, dai palestinesi ai giapponesi dell’Armata Rossa o gli armeni dell’Asala. Forse ci sono carte che riguardano le Br italiane, dato che i terroristi italiani facevano parte di un’internazionale eversiva che trovava accoglienza a Damasco. Hafez Assad se ne serviva, la sfruttava per avere informazioni, dimostrava la sua solidarietà. Negli armadi delle intelligence avranno conservato report su Gheddafi, Saddam Hussein, Arafat, Khomeini ma anche sulle mosse dei governi europei e d’Israele. Anche a soli fini storici ve ne sono di cose da raccontare.
La fase due
Ognuno ha «trattato» con gli Assad, in modo pubblico e, spesso, attraverso canali riservati. In alcune epoche il regime era «radioattivo» – meglio starne alla larga – ma al tempo stesso deteneva le chiavi di certi dossier e allora era opportuno avvicinarlo. Proprio gli sforzi per portare a casa gli ostaggi sono stati un punto di contatto pragmatico.
E da qui ora si riparte. La nuova Siria, in cambio della fine delle sanzioni e di supporto economico, può raccontare molto su anni mai quieti. Ha iniziato donando a Tel Aviv la documentazione della spia Eli Cohen, adesso è in grado di passare alla fase due con l’Occidente.