repubblica.it, 29 maggio 2025
Ucraina, mancano uomini al fronte: riesame medico obbligatorio per chi ha avuto esenzioni
Perennemente a corto di soldati da mandare al fronte, l’Ucraina ha deciso di raschiare anche il fondo del barile: entro il 5 giugno tutti coloro che hanno avuto un’esenzione dalle trincee per “idoneità limitata” dovranno sottoporsi a una nuova visita medica militare. Non ci sono più vie di mezzo: sono state abolite. Chi aveva avuto l’assegnazione di “limitata idoneità al servizio militare”, e chi era stato considerato “inadatto in tempo di pace, e di utilità limitata in tempo di guerra”, dovrà dimostrare di essere davvero inidoneo, o finirà in prima linea come tutti gli altri. E chi non si presenterà non la farà franca: dovrà pagare una multa salata e verrà inserito nell’elenco dei ricercati per essere spedito coattivamente nei centri di reclutamento.
La carenza di uomini al fronte
Lanciando un messaggio d’allarme su quanto la Russia stia continuando a prepararsi a combattere, ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ricordato quale sia il vero tallone di Achille dell’Ucraina: la drammatica e progressiva carenza di fanti con cui tenere le linee. Mosca, ha detto Zelensky, mobilizza “circa 40.000-45.000 uomini al mese contro i 25.000-27.000 dell’Ucraina”. Sono numeri probabilmente ottimistici, ma nonostante ciò sono terribilmente preoccupanti per Kiev. Zelensky stesso disse mesi fa che nel corso del 2024 l’Ucraina aveva mobilitato una media di circa 30mila soldati al mese. Proprio nel 2024 la difficoltà di trovare un ricambio per i soldati caduti, feriti o semplicemente esausti era diventata il guaio numero uno delle forze armate ucraine. Ora è molto peggio, e prendendo per buoni i dati forniti dal presidente il ritmo di coscrizione già insufficiente è intanto calato del 15%.
La svolta tedesca con l’arrivo dei missili Taurus promessi da Berlino, che consentirà a Kiev di colpire in profondità in Russia per azzoppare la logistica militare come Mosca fa da tre anni in Ucraina, è tanto importante quanto insufficiente: la coperta resta troppo corta per i fanti di Kiev. Proprio per correre ai ripari di fronte all’avanzata russa nel Donbass, che nel corso del 2024 aveva accelerato il ritmo sfruttando la crisi di reclutamento ucraina, il presidente Zelensky aveva lanciato due iniziative. La prima, molto impopolare, fu il potenziamento della mobilitazione coatta, che ha scatenato squadre di reclutatori ad acchiappare per strada maschi adulti tra i 25 e i 60 anni portandoli via con la forza se non potevano dimostrare di avere diritto all’esenzione o al rinvio (e, spesso, anche se potevano dimostrarlo, stando ai molti casi finiti sui media e sui social).
Accalappiare per strada chi non ha alcuna voglia di sparare a un altro essere umano e di rischiare la vita al fronte ha attirato lo sdegno di un popolo che riversa l’ira sugli stessi mobilitatori. Lo spettro delle proteste va dalle rivolte agli attentati. E ha portato in prima linea persone completamente impreparate, arrabbiate e indisponibili a combattere, finendo per aggravare i problemi delle brigate avanzate a cui erano state destinate.
La seconda idea di Zelensky fu invece molto meno impopolare. Rispondendo agli appelli reiterati fatti dall’allora presidente Biden e dalla sua amministrazione, che “consigliavano” pesantemente a Kiev di allargare rapidamente la mobilitazione abbassando l’età minima da 25 a 18 anni, a febbraio le autorità ucraine hanno lanciato una campagna per reclutare volontari a contratto di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Nessun obbligo, dunque, ma un incentivo. La stessa strada percorsa con successo da Mosca pescando tra le fasce più povere con l’amo di uno stipendio ragguardevole.
I giovani ucraini possono firmare per un anno ricevendo un milione di grivne una tantum (circa 21.500 euro, una somma eccellente per i parametri ucraini), a cui aggiungere un prestito a interesse zero per la casa e uno stipendio mensile di 2.500 euro, più del quintuplo dello stipendio medio ucraino. Una volta completato il loro anno al fronte, se sopravvivono non avranno più la chiamata di leva obbligatoria, che li riporterebbe al fronte: verrà cancellata per il servizio già reso al Paese. Nonostante la presentazione in pompa magna dell’idea come la svolta che avrebbe risolto la crisi delle vocazioni in trincea, due mesi dopo il bilancio si è rivelato un totale flop: meno di 500 ragazzi arruolati, secondo i dati raccolti e diffusi il mese scorso dall’agenzia Reuters.
Kiev estende la legge marziale di tre mesi
dalla nostra inviata Gabriella Colarusso
17 Aprile 2025
La mobilitazione e le polemiche interne
Ma Kiev non crede affatto che Mosca accetti un cessate il fuoco senza pretendere una capitolazione che non ha intenzione di concedere. Sa dunque di dover innestare forze nuove al fronte, e di non potersela cavare soltanto aumentando il numero e la potenza delle armi ricevute dai partner occidentali. Non servirebbero a nulla, se non riesce a puntellare le difese nel Donbass e ora anche nella fascia del Nord, dove i russi hanno accumulato più di 50mila soldati e occupano già alcuni insediamenti nella regione di Sumy.
Che fare, dunque? La violenza esercitata dai mobilitatori su chi non vuole combattere fa infuriare gli ucraini e surriscalda il fronte politico interno: “Invece della mobilitazione, hanno organizzato la bussificazione”, accusa il deputato Honcharenko, punta di diamante del partito di Poroshenko, riprendendo il termine usato per descrivere l’agguato ai poveracci acciuffati per strada e buttati con la forza su un bus militare.
E in giro per l’Ucraina le manovre per trovare qualcuno da spedire al fronte sono sempre più articolate: a Kremenchuk, Poltava, Myrhorod e Lubny hanno deciso di istituire posti di blocco ufficiali con personale misto di militari e polizia, scrive il media ucraino “Suspilny” secondo cui in “ciascuno di tali posti di blocco saranno in servizio sei agenti di polizia; quattro militari dei centri di reclutamento; un dipendente del Servizio di polizia militare e uno della Sbu”, i servizi segreti ucrani. Secondo la Regione di Poltava daranno la caccia agli “szch”: i disertori.
Le soluzioni rimaste sono davvero poche: chi voleva arruolarsi per difendere il proprio Paese lo ha già fatto da tempo; e neppure se si decidesse di mobilitare i giovani con la forza – visto che non si riesce a persuaderli con le lusinghe – si otterrebbe un risultato numericamente significativo: molti sono già andati all’estero, e molti altri sono studenti e avrebbero comunque diritto al rinvio.