Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  maggio 29 Giovedì calendario

Dai noleggi auto a night, tintorie e ristoranti: la classifica dell’evasione fiscale categoria per categoria

Per le partite Iva italiane il 2023 è stato un anno di vacche grasse. I redditi medi di quelle a cui si applicano le “pagelle fiscali” dell’Agenzia delle Entrate sono saliti di oltre il 10%, mentre quelli da lavoro dipendente progredivano solo del 4,5%. Ma l’amore per il nero è immutato: i dati appena diffusi dal dipartimento Finanze del Mef mostrano che più di metà degli autonomi restano probabili evasori. Basta un’occhiata alle cifre rielaborate dal Fatto per capire il motivo: il 75% dei ristoratori risulta aver guadagnato soli 15mila euro, in media. Credibili quanto i 7mila euro medi annui con cui tirerebbero avanti 750 discoteche e night club, i 14mila portati a casa dai gestori di 5.600 tintorie e i poco più di 20mila con cui sopravvive l’81% dei noleggiatori di auto, primi nella classifica del rischio evasione realizzata dal Fatto. Nella top ten anche servizi di assistenza domiciliare e ricerche di mercato, mentre le attività finanziarie sono al quindicesimo posto. Dove si evade di più? In testa ci sono Molise, Calabria e Basilicata.
Le tabelle pubblicate martedì dal ministero fotografano ricavi e redditi medi di 2,7 milioni di persone fisiche e società con giro d’affari sotto i 5 milioni di euro soggette agli Indici di affidabilità fiscale che hanno preso il posto dei vecchi studi di settore. In base alle informazioni comunicate al fisco, ognuno riceve un voto da 1 a 10: chi prende almeno 8 è ritenuto affidabile e ha diritto a benefici e agevolazioni, chi sta sotto – salvo errori – ha fatto il furbo. I furbi sono la maggioranza, il 55% della platea. Che il quadro sia questo non è un mistero, visto che le relazioni annuali del ministero dell’Economia certificano come gli autonomi nel complesso versino ogni anno una trentina di miliardi in meno rispetto al dovuto, pari quasi il 70% dell’Irpef attesa in un mondo di perfetta onestà. Ma i nuovi dati, molto rappresentativi anche se non comprendono chi applica la flat tax, consentono di fare qualche passo in più: mettere a confronto i redditi di 175 categorie economiche e tracciare una mappa regionale dell’infedeltà fiscale. Che vede in testa Molise, Calabria e Basilicata.
RISTORANTI E BAR – Nel confronto con l’anno prima i conti dei ristoranti sono più floridi. Soprattutto quelli dei 75mila esercizi che non raggiungono la sufficienza nei punteggi Isa: i redditi (ricavi meno costi) sono quasi raddoppiati dagli 8.100 euro del 2022. Ma rimangono su livelli che non sembrano giustificare la scelta di tenere aperto: 15.500 euro per i più grandi, negativi per i piccoli locali con giro d’affari ridotto. Un abisso rispetto agli oltre 63mila euro della piccola quota di ristoratori che vanta una pagella fiscale brillante. Crolla, invece, la quota di inaffidabili nel comparto dei bar, gelaterie e pasticcerie: “solo” il 56% contro il 68% del 2022. Il che non risolve il mistero sulla sopravvivenza di 51mila esercizi che non raggiungono i 10mila euro di introiti.
DISCOTECHE – La categoria che tiene insieme locali notturni e scuole di danza conquista il secondo posto in classifica con un 77% di inaffidabili. Tra loro e quelli che il fisco considera “congrui” c’è una distanza abissale, ben 83mila euro di reddito mancante.
COMMERCIO AL DETTAGLIO – La propensione al nero è molto variabile: male le panetterie (70%) e le mercerie (68%), i negozi di giocattoli (67%) e di abbigliamento (65%) e pure la vendita di imbarcazioni (64%). Mediamente più virtuosi i giornalai (45%) e i commercianti al dettaglio di materiale per ottica e fotografia (poco sotto il 50%).
GIOIELLIERIE E PELLICCERIE – Simbolo di un consumo di lusso ora messo a dura prova dalla maggiore attenzione a sostenibilità e benessere animale, le pelliccerie si piazzano all’undicesimo posto in classifica con il 69,5% di propensione al nero: più di due su tre campano, stando a quel che dichiarano, con 1.200 euro al mese. La categoria dei gioiellieri ai tempi degli studi di settore finiva spesso nel mirino causa dichiarazioni dei redditi palesemente incongrue. Oggi il reddito medio è di 51mila euro, non da buttare, ma il 55% delle attività sostiene di guadagnarne solo 28mila.
ALBERGHI – Il 64% dei campeggi e villaggi turistici è inaffidabile per il fisco, mentre per le strutture alberghiere e non la percentuale è più bassa di 10 punti, in netto miglioramento rispetto all’anno prima. Più di metà degli hotel, b&b e case vacanza ha comunque un reddito ufficiale poco sopra i 18mila euro.
ATTIVITA’ FINANZIARIE – Qualcuno si stupirà, ma le attività di intermediazione e consulenza finanziaria e assicurativa hanno punteggi Isa da allarme rosso. Un reddito medio molto alto, oltre i 130mila euro, maschera il fatto che il 68% non raggiunge la sufficienza e dichiara 125mila euro contro i 568mila di quelli con dichiarazioni attendibili.
BALNEARI – Un’altra annata difficile, a quanto pare, per gli imprenditori delle spiagge eternamente in lotta contro la messa a gara delle concessioni. Il 58% sopravvive con 15mila euro l’anno. Le Entrate non sono convinte: bocciati.
CINEMA, GIOSTRE E PARCHI – La “gestione di spazi culturali, sportivi e ricreativi”, che comprende anche stadi e teatri, totalizza un 64% di inaffidabili con un incredibile reddito medio di 3.400 euro. Tra i principali sospettati giostre e circhi.
ELETTRICISTI E IDRAULICI – Quasi sei su dieci sono in odore di evasione. I redditi medi che rendono noti al fisco non sono bassissimi (oltre 46mila euro), ma per essere ritenuti in regola bisogna dichiarare quasi il doppio.
TRASPORTI – Tassisti e ncc che esercitano l’attività attraverso le cooperative sono esclusi dagli Isa, cosa che rende i dati incompleti. Nel trasporto di passeggeri, che comprende anche bus, funicolari e seggiovie, chi ha un voto da 8 in su dichiara comunque 20mila euro in più rispetto al 60% che ha voti bassi. Nei trasporti marittimi la quota raggiunge il 64%.
FARMACIE, MEDICI E DENTISTI – Studi medici e laboratori di analisi sono la categoria più virtuosa, con solo il 25% di voti inadeguati. Virtuose anche le farmacie con il 37%. Aiuta il fatto che per detrarre le spese servano pagamenti tracciabili. Non così bene però i dentisti: il 48% non è congruo.
NOTAI – Il 63% è virtuoso. Gli altri, nonostante redditi medi da 216mila euro, sono ritenuti potenziali evasori.
LA MAPPA PER REGIONE – La distribuzione lungo lo Stivale delle attività a rischio evasione riserva qualche sorpresa. In Molise il problema riguarda il 62% delle attività, in Calabria e Basilicata il 59%. Seguono Abruzzo, Lazio, Puglia, Sardegna, Marche e Sicilia. Poi la Toscana (56,5%), dove si concentrano più partite Iva inaffidabili che in Campania (55,5%). In Trentino invece la quota di inaffidabili si ferma al 51,3%. Poco meno virtuose Liguria e Friuli Venezia Giulia.
IL FLOP DEL CONCORDATO – È in questo quadro che va inserito il flop del concordato preventivo partito nel 2024, l’intesa sulle tasse da pagare nel successivo biennio con il quale il viceministro Maurizio Leo puntava a rendere gradualmente “virtuosi” i contribuenti che dichiarano troppo poco. Stando ai proclami doveva essere una panacea contro il nero. Nonostante un forte sconto sul maggior reddito oggetto dell’accordo e una generosa sanatoria sul pregresso, è andata a finire che hanno aderito meno di 500mila autonomi soggetti agli Isa, per la stragrande maggioranza già virtuosi. Il governo Meloni sta per approvare nuove correzioni per renderlo più appetibile: la commissione Finanze del Senato ha chiesto tra il resto di limitare la proposta delle Entrate al 110% di quanto dichiarato l’anno prima. Sarebbe una legittimazione ufficiale dell’evasione.