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 2025  maggio 29 Giovedì calendario

La marcia delle donne in divisa

In 25 anni di strada ne è stata fatta tanta. E lontani sono i tempi della triestina Diadora Bussani: era il 1981. Dopo il diploma all’Istituto nautico aveva deciso di presentare la richiesta al Concorso di ammissione al corso di allievi ufficiali dell’Accademia navale di Livorno. Sì, voleva arruolarsi in marina. Ma la sua istanza era stata respinta perché donna.
Tutto questo avveniva mentre la politica da tempo parlava di servizio militare femminile: proprio nell’anno del caso Bussani il governo guidato da Giovanni Spadolini si disse a favore dell’allargamento. Ma non se ne fece niente. Per Spadolini rimase un nodo da affrontare, tanto che quando fu ministro della Difesa, nel 1986, presentò un nuovo disegno di legge.
Torniamo al caso Bussani e proprio a quel 1981. Il Tar di Firenze aveva accolto il ricorso per il bando ma poi, il Consiglio di Stato, annullò tutto. Si dovette attendere la fine del millennio e l’inizio del nuovo per avere un cambio di passo concreto. Oggi di donne nelle forze armate italiane ce ne sono più di 20.000 e compongono poco più dell’8 per cento del personale militare. Secondo l’ultimo rapporto presentato lo scorso 8 marzo dal ministero della Difesa al Parlamento (e che mette in fila i numeri rilevati al 31 dicembre 2023), ci sono 22.565 donne militari che confermano il trend in crescita rispetto alle 20.652 del 2022 e alle 15.995 del 2018. A oggi il 44,3% sono graduate, il 44,3% militari di truppa, il 6,4% allievi, il 16,9% sottufficiali e l’11,4% ufficiali.
Scendendo più nel dettaglio delle quattro forze armate (marina, aeronautica, esercito e carabinieri), la presenza più consistente è nelle Capitanerie di porto: 1.270 su un organico di 10.125 persone (il 12,54%). A seguire l’esercito: sono 8.146 su 93.810 componenti (8,68%). Poi, come per le capitanerie, un altro settore della marina militare: il Cemm, il Corpo degli equipaggi militari marittimi. Ce ne sono 2.308 su 28.037 totali (l’8,23%). A seguire l’arma dei carabinieri: sono 8.276 donne su 104.729 persone (il 7,9%). In coda, l’aeronautica: 2.565 su 38.767 (il 6,62%). Dai dati forniti dal dipartimento Difesa al Parlamento si conferma come ci sia la grande volontà da parte delle donne di voler studiare: nel 2023 sono state presentate 4.790 domande su 452 posti a concorso nelle accademie. Il prossimo anno, poi, sarà quello decisivo, con sempre più ufficiali donna che provengono dai normali ruoli dell’Accademia e che saranno valutate per l’avanzamento al grado di colonnello. I carabinieri sono invece a un livello più avanzato. L’arma ha già ufficiali nei gradi di generali di brigata e colonnello provenienti dall’ex corpo forestale dello Stato (assorbiti nei carabinieri nel 2017) e dalla polizia.
LA NORMA
La legge che in Italia ha approvato l’ingresso delle donne nelle forze armate è del 20 ottobre 1999, allineandosi, di fatto, agli altri Paesi della Nato. Il reclutamento femminile è poi arrivato nel 2006 anche tra i carabinieri, eliminando le limitazioni sulle percentuali di reclutamento. Nel 2009, poi, un altro muro viene rotto nelle scuole superiori militari: la Nunziatella e la Teuliè per l’esercito, la Morosini per la Marina, la Douhet per l’aeronautica, hanno così iniziato ad ammettere le prime allieve.
Il servizio militare femminile negli Usa è stato introdotto nel 1941, in Canada nel 1971, in Norvegia e in Olanda nel 1972, in Francia nel 1974 e in Portogallo nel 1990. La Danimarca ha annunciato la coscrizione femminile dal 2026, con un servizio militare che sarà più lungo: si passerà da quattro a undici mesi di leva per entrambi i generi: nel Paese, attualmente, le donne possono offrirsi come volontarie per il servizio militare. L’anno scorso, in 4.700 hanno deciso di fare il servizio militare, di cui circa il 25% erano donne. Questo numero sarà aumentato a 5.000 all’anno. Le forze armate danesi contano attualmente su circa 20.000 persone attive, tra cui circa 9.000 truppe professionali. «Non riarmiamo perché vogliamo la guerra. Ci stiamo riarmando perché vogliamo evitarla», ha dichiarato la premier Mette Frederiksen, aggiungendo che il governo sta cercando di raggiungere «la piena uguaglianza tra i sessi». Per Paesi come l’India quella della parità dei generi nelle forze armate è prioritaria. Tra loro c’è Shaliza Dhani, la prima donna che ha comandato un’unità di elicotteri da combattimento. O Seema Rao, ufficiale che 27 anni fa è stata la prima istruttrice di un commando maschile. Nel conflitto Ucraino-Russo ci sono più di 67.000 donne che prestano servizio nelle forze armate ucraine. Di cui, come ha spiegato la viceministra della Difesa, Nataliia Kalmykovùùa, 19.000 sono operaie.
IL RICORDO
Quest’anno il mondo della difesa italiana ha anche voluto ricordare la memoria di Maria Plozner Mentil, una portatrice di viveri e munizioni della Carnia. Lei si era impegnata da civile sul fronte della prima guerra mondiale. Ebbene, venne uccisa nel 1916 mentre saliva a Passo Pramosio, lungo quello che oggi è il confine tra Friuli Venezia Giulia e Austria. Da quest’anno la caserma della Comina, a Pordenone, è dedicata a lei: è la prima che porta il nome di una donna.
L’ESPERIENZA
Emma Palombi, colonnello pilota dell’aeronautica militare è entrata in accademia nel 2000 con il primo corso che ha ammesso le donne. Ha conseguito il brevetto di pilota militare negli Stati Uniti e al rientro in Italia ha iniziato un’intensa attività operativa. Nel 2018 è stata assegnata alla scuola di volo del 70° Stormo di Latina e, prima come istruttore di volo e poi come comandante del 207° Gruppo Volo, si è dedicata alla selezione e all’addestramento al volo dei giovani che aspirano a diventare piloti militari. Nel 2022 torna negli Stati Uniti per un anno per frequentare un corso di formazione per ufficiali superiori nella base area di Maxwell dell’aeronautica militare statunitense. Oggi presta servizio al Centro di selezione: è comandante del gruppo selezioni psico-attitudinali. «Il bagaglio di esperienze a cui sono stata esposta ha costruito la mia formazione – racconta – Molto difficilmente altri contesti professionali mi avrebbero potuto offrire esperienze così numerose, diversificate e di spessore nell’arco dello stesso numero di anni. Sebbene sia certa che l’ingresso delle donne nelle forze armate sia stato un ulteriore motore di crescita per tutta l’organizzazione, non vedo distinzioni rispetto all’essere uomo o donna in aeronautica. Indipendentemente dal genere di appartenenza, siamo tutti donne e uomini con le stellette, chiamati, allo stesso modo, a rispondere al servizio. Ciò che invece a livello più personale ha arricchito non solo me, ma anche la mia professione è l’essere diventata mamma: nonostante le difficoltà nella gestione quotidiana, ritengo che il mio ruolo di ufficiale ne abbia giovato in consapevolezza, maturità e comprensione delle problematiche che il personale, a tutti i livelli, deve affrontare».