Avvenire, 29 maggio 2025
Sudan, l’allarme delle Nazioni Unite: «Situazione umanitaria al collasso»
La situazione umanitaria in Sudan sta inesorabilmente peggiorando. L’agghiacciante conferma viene da S téphane Dujarric, portavoce del Segretario generale Nazioni Unite. Mentre Medici senza frontiere, che non ha mai abbandonato il Paese rilancia la tragedia degli stupri etnici che colpiscono soprattutto la popolazione del Darfur, soprattutto i Masalit. Da un mese e mezzo è iniziato il terzo anno di una guerra civile spietata e oscurata tra esercito e paramiltari delle Forze di supporto rapido che sta causandola più grossa crisi umanitaria del pianeta con 14 milioni di sfollati (tre milioni dei quali profughi in paesi confinanti e molto poveri come Sud Sudan, Ciad ed Etiopia che hanno tenuto aperte le frontiere). Tra gennaio 2024 e marzo 2025, Medici senza frontiere ha assistito 659 persone sopravvissute a violenze sessuali nel Darfur meridionale. Di queste, l’86% ha riferito di essere stata stuprata e sei su dieci avevano meno di 19 anni. Stime al ribasso, ammette l’organizzazione. Una situazione simile si registra anche nell’est del Ciad, dove Msf assiste oltre 800mila rifugiati sudanesi. Molte delle donne assistite da Msf in Darfur hanno subito violenze da parte di più aggressori.
A Murnei, nel Darfur occidentale, un uomo ha raccontato ai team di Msf di essere stato testimone dello stupro di gruppo in strada di una bambina di 13 anni. Una ragazza di 17 anni racconta: «A Kulbus abbiamo visto tre donne sorvegliate da uomini delle Forze di supporto rapido che ci hanno costretto a sedere vicino a loro. Dopo averci chiesto se fossimo mogli di soldati sudanesi, ci hanno picchiate e violentate in mezzo alla strada, davanti a tutti. Erano in nove, mi hanno violentata in sette». Msf denuncia come in Sudan i servizi di supporto alle vittime sono insufficienti e, così come l’intera risposta sanitaria e umanitaria nel Paese, devono essere con urgenza potenziati.
E chiede alle parti in conflitto di rispettare il diritto internazionale umanitario e proteggere i civili. Secondo la rete femminile Siha (Strategic initiative for Women in the Horn of Africa), i ribelli delle Rsf hanno dal 12 aprile il pieno controllo del campo per sfollati di Zam Zam nel Nord Darfur, dove dopo aver imposto un blackout comunicativo, stanno commettendo indicibili atrocità tra cui stupri e omicidi.
Con l’arrivo della stagione delle piogge fino a settembre, l’Onu e i suoi partner stanno accelerando le operazioni per posizionare gli aiuti. Nelle città di Genina, Nyala e Tawila in Darfur sono state create strutture di stoccaggio con una capacità complessiva di 30mila tonnellate metriche per supportare le operazioni nelle regioni del Kordofan e del Darfur.
Sull’altro fronte dopo una denuncia della Reuters, secondo la quale 60mila tonnellate metriche di aiuti in cibo che potevano sfamare un milione di persone per tre mesi stavano marcendo nei magazzini a seguito dei tagli dell’amministrazione Trump a Usaid, l’ufficio Africa del dipartimento di Stato americano ha fatto arrivare 30mila tonnellate metriche di aiuti a Port Sudan, controllata dall’esercito sudanese.
L’economia sudanese è al collasso. La produzione di petrolio è più che dimezzata con 24mila barili al giorno, e le sue capacità di raffinazione si sono fermate poiché il principale impianto ad al-Jaili ha subito danni per tre miliardi di dollari durante i combattimenti. Senza capacità di raffinazione, il Sudan ora esporta tutto il suo petrolio grezzo e dipende dalle importazioni, ha detto. Inoltre, fatica a mantenere i oleodotti necessari al Sud Sudan per le proprie esportazioni. All’inizio di questo mese, droni hanno preso di mira depositi di carburante e l’aeroporto a Port Sudan, il porto principale, attacco attribuito agli Emirati Arabi Uniti, che hanno negato le accuse. Tutte le centrali elettriche di Khartum sono state distrutte. Le autorità sudanesi stimano i bisogni di ricostruzione a 300 miliardi di dollari per la capitale e 700 miliardi di dollari per il resto del Sudan. Sempre che il Paese resti unito.