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 2025  maggio 28 Mercoledì calendario

Quando il libro «Cuore» venne giudicato pericoloso per lo spirito nazionale dell’Argentina (e fu ritradotto «Corazòn»)

L’11 marzo 1884 Edmondo De Amicis si imbarca a Genova sul piroscafo Nord America, ribattezzato Galileo. Destinazione Buenos Aires, dove è stato invitato dal direttore del quotidiano El Nacional a tenere un ciclo di conferenze sui protagonisti del Risorgimento, Garibaldi, Cavour, Mazzini, Vittorio Emanuele II.
L’Argentina alla fine dell’800 era una delle destinazioni maggiori dell’emigrazione italiana. Secondo dati della «Dirección de Inmigración» gli immigrati italiani dal 1857 al 1910 erano circa due milioni, con picchi soprattutto nel decennio 1880-1890. Quel viaggio – che lo scrittore racconterà nel romanzo-inchiesta Sull’Oceano, pubblicato nel 1889 – durò 22 giorni.

Ventidue giorni di mare, senza vedere né toccare terra, insieme a 1800 migranti da tante regioni d’Italia, operai, contadini, donne incinte, bambini piccoli, un universo di povera gente smarrita, a parte qualche borghese, un prete. Un’occasione unica per lo scrittore di raccontare le storie, i disagi, la paura, i ricordi e le speranze di chi partiva per «la fine del mondo» come diceva Papa Francesco.

Il romanzo dei migranti
De Amicis all’epoca non aveva ancora scritto Cuore, ma racconti, articoli, ed era già conosciuto. Il suo editore Treves gli aveva consigliato di scrivere un libro sui viaggi degli emigranti in America, ma all’inizio lui era dubbioso. Poi l’occasione di quel viaggio lo convinse: la sua è la prima testimonianza diretta delle condizioni dei migranti.
Scrive De Amicis «Tra i passeggeri c’erano molti Valsusini, Friulani, agricoltori della bassa Lombardia e dell’alta Valtellina, dei contadini d’Alba e d’Alessandria che andavano all’Argentina non per altro che per la mietitura, ossia per metter da parte trecento lire in tre mesi, navigando quaranta giorni. Molti della Val di Sesia, molti pure di que’ bei paesi che fanno corona ai nostri laghi... Della Liguria il contingente solito, dato in massima parte dai circondari d’Albenga, di Savona e di Chiavari».
E poi dal Sud, dal Centro Italia. Gente che lasciava la patria per fame, per cercare fortuna e spesso non riusciva neppure a capirsi, in una babele di dialetti – si era fatta l’Italia, non gli Italiani – ma finiva ugualmente per essere solidale. A bordo sbocciano amori, nasce un bambino, muore un vecchio con la polmonite. Quel viaggio è l’occasione per De Amicis di raccontare la vita degli «italiani fuori dall’Italia».
Gli «Italiani fuori dall’Italia»
Non solo in Sull’Oceano ma anche nel libro In America del 1887 e in qualche racconto dove emerge la vita quotidiana delle comunità di emigranti italiani e le loro abitudini nell’America meridionale. Oltre Buenos Aires lo scrittore visita la provincia di Santa Fe ai confini della pampa, Rosario, Córdoba, Tucumán, avamposti dell’emigrazione italiana e raccoglie materiale prezioso anche per Cuore. Nasce qui lo spunto per il racconto mensile più famoso del libro, «Dagli Appennini alle Ande», finito in diversi film e persino nella serie di anime giapponese disegnata dal premio Oscar Hayao Miyazaki.
Un Cuore argentino
Pubblicato in Italia nel 1886, Cuore arriva in Argentina già nel 1887 e viene accolto trionfalmente, addirittura adottato come libro di testo nelle scuole. Ma poi le cose cambiano. Alla fine del secolo un’ondata di nazionalismo si afferma nel Paese, che si vede minacciato dalla cultura degli immigrati, soprattutto italiani. La massiccia presenza di italiani viene considerata un ostacolo alla formazione di uno «spirito nazionale» argentino e Cuore viene giudicato «pericoloso» perché «produce effetti negativi» nei piccoli lettori argentini come nei figli degli italiani per i quali rischia di rallentare se non compromettere l’integrazione nella cultura della nuova patria. Alla fine il libro di De Amicis viene bandito dalla scuola, proibito dal Consejo Nacional de Educación.
Ma visto il grande successo, lo si riutilizza in un contesto argentino, sostituito da traduzioni che modificano l’originale, per tutelare lo «spirito nazionale». Escono così Corazón argentino. Diario de un niño nel 1913, Corazón. «Adaptación escénica al ambiente nacional» del libro di De Amicis, del 1921, Corazón, «Traducción y adaptación» del 1937.
L’aspetto moralistico-edificante viene mantenuto, mentre quello patriottico viene adattato alla storia argentina, sostituendo il nostro Risorgimento con la guerra di indipendenza dalla Spagna. Il Corazón argentino per esempio parte dalla storia di De Amicis per raccontare di Ángel Revilla, alter ego di Enrico Bottini, di Andrés Cheni controfigura di Franti e il ragazzo calabrese di Cuore diventa un indio, Quilito, e c’è pure il figlio di immigrati italiani, Vioncarlo. C’è una maggiore presenza femminile, con la sorella del protagonista, Adela, che si prodiga in attività benefiche e rivendica il ruolo avuto dalle donne nella conquista dell’indipendenza.
Franti finisce al Reformatorio
Il libro ottiene il gradimento del Consejo de Educación che lo inserisce nella lista dei libri di testo consigliati e ha un grande successo di vendite. Lo stesso per il Corazón del 1921 dove i personaggi ripropongono i dialoghi originari e il ruolo interpretato nel libro di De Amicis. Corazón mantiene la struttura di un diario redatto da Enrique, in cui si raccontano le vicende di un anno scolastico in una scuola elementare nella Calle Piedra di Buenos Aires. Tra i compagni di classe di Enrique, alcuni mantengono i nomi di Cuore, Perboni, Derossi, Garrone, Stardi, altri, come Coretti, Votini e Carlo Nobis diventano Correa, Benítez e Carlos Noble. Franti diventato Franco e finisce nel Reformatorio de Marcos Paz e il «ragazzo calabrese» è un «chico nato a Mendoza», ai piedi delle Ande.
Ancora, la commemorazione del generale Manuel Belgrano va al posto di quella di Vittorio Emanuele, il rientro a Torino di Umberto di Savoia è sostituito da quello a Buenos Aires del Presidente Roque Saenz Peña.
Il questionario patriottico proposto dal padre di Enrico al figlio: «Perché amo l’Italia?» è trasformato in «perché amo la Repubblica Argentina». E i racconti mensili sono tutti in versione locale: El pequeño patriota puntano per Il piccolo patriota padovano, El pequeño copista rosarino al posto del Piccolo scrivano fiorentino, El pequeño observador tucumano per La piccola vedetta lombarda, Sangre correntina per Sangue romagnolo. Caso a parte De los Apeninos a los Andes, Dagli Appennini alle Ande, che vista l’ambientazione locale viene mantenuto.
La censura e le manipolazioni di Cuore dureranno fino al 1940. Poi tornano le traduzioni ufficiali del libro originale, probabilmente letto anche da Jorge Mario Bergoglio ragazzino. Cuore continua ad essere ripubblicato nella versione di «Edmundo de Amicis» ancora oggi, a ribadire quel forte legame fra Torino, il Piemonte e l’Argentina nato con l’emigrazione di fine Ottocento