la Repubblica, 28 maggio 2025
E il governo ora è pronto a rivedere il golden power Dubbi su prestiti e Russia
Il governo riapre il dossier golden power. Sul tavolo finisce il decreto che il Consiglio dei ministri ha approvato il 18 aprile per fissare i paletti all’Ops lanciata da Unicredit per l’acquisizione di Banco Bpm. Nelle ultime ore, però, le convinzioni si sono fatte meno solide. Non quelle del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Fonti del Mef fanno sapere che «il Dpcm è quello già approvato e non sono all’ordine del giorno altri Dpcm».
Le perplessità sull’assetto del provvedimento trapelano da fonti di Palazzo Chigi. Il timore è subire un forte richiamo dall’Europa. Se ne è parlato ieri sera alla riunione del comitato golden power allargata ai ministri competenti per materia. C’era anche il titolare della Farnesina, Antonio Tajani. Il tema principale è stato il dossier Pirelli: l’orientamento prevalente, secondo quanto riferito da fonti di maggioranza, è non prevedere nuove prescrizioni nei confronti dei soci cinesi. I dubbi sono concentrati invece su Unicredit. «Una revisione» del Dpcm – spiegano fonti di governo – «è all’ordine del giorno, ma in ogni caso senza stravolgerlo». La possibilità di rimettere mano ai paletti parte dalla considerazione che «alcune prescrizioni sono evidentemente incongrue». In alcuni casi – aggiungono le stesse fonti – «ci sono condizioni controverse e difficilmente verificabili». Il riferimento è all’articolo 1 del Dpcm, lì dove c’è scritto che la banca guidata da Andrea Orcel non può ridurre, per cinque anni, «il rapporto impieghi/ depositi praticati» dal Banco e Unicredit in Italia «con l’obiettivo diincrementare gli impieghi verso famiglie e Pmi nazionali». L’idea è di «chiarire» meglio questo aspetto, ammorbidendo la prescrizione. E per spiegare il possibile intervento si rimanda a un passaggio dell’intervento che ieri Orcel ha tenuto davanti al Consiglio nazionale della Fabi. Il passaggio: «Unicredit non presta alle piccole e medie imprese, dicono, ma noi prestiamo più degli altri». L’altra questione sensibile è la Russia. Dopo aver strappato in Cdm un allungamento dei tempi per la cessazione di tutte le attività di Unicredit, fino al 18 gennaio 2026, ora Forza Italia punta a un ulteriore ammorbidimento. Fonti di partito spiegano che ci sono «fino a duecento aziende» in protesta contro la maggioranza per i contraccolpi che subirebbero da un’accelerazione dell’uscita della banca.
E poi ci sono gli indizi che segnalano un attivismo della Ue sul fronte golden power. Proprio ieri sono circolate voci su un invio da parte di Unicredit dei possibili “rimedi” alla DgComp, nell’ambito del processo autorizzativo sulla concorrenza. Tali rimedi riguardano gli sportelli in eccedenza risultante dalla somma delle presenze in ogni provincia italiana delle due due banche che si devono fondere (Unicredit e Banco Bpm). Gli sportelli in eccedenza devono essere ceduti a terzi.
La presentazione del piano di cessioni, se fosse confermata, avrebbe l’effetto di accelerare i tempi, perché dà spazio alla DgComp di effettuare un test di circa 15 giorni per capire se la proposta è accettabile oppure no. È quindi possibile che anche prima del termine prefissato del 19 giugno possa esservi un pronunciamento sui “rimedi”. E, insieme a questo, arriverà anche la risposta all’autorità italiana (Agcm) sulla richiesta di restituzione della pratica all’Italia. Difficile da soddisfare per una banca sistemica come Unicredit che ha il 65% delle proprie attività all’estero. Infine, insieme alla decisione sui “rimedi” potrebbe arrivare anche il parere vincolante della DgComp sul Golden power, in base all’articolo 21, comma 4, del regolamento Ue. La DgComp ha infatti il potere di entrare nel merito e stabilire se le leggi nazionali rientrino o meno nell’ambito della sicurezza nazionale e se siano proporzionati.
Un ulteriore indizio dell’attivismo della Ue in campo bancario viene dalla Spagna. Il sito specializzato in affari europei Mlex ha scritto ieri che la Commissione Ue è preoccupata che il governo spagnolo voglia ostacolare l’acquisizione del Banco Sabadell da parte del Bbva nonostante l’operazione abbia già ricevuto il via libera dell’antitrust spagnolo e della Bce. Il commissario alla concorrenza Teresa Ribeira, dello stesso partito di Pedro Sanchez, potrebbe intervenire con una procedura di infrazione se oggi il ministro dell’Economia dovesse decidere di rimandare al Consiglio dei ministri l’operazione Bbva-Sabadell per un ulteriore scrutinio. E questa decisione sarà guardata con molta attenzione anche dall’Italia.