Il Messaggero, 28 maggio 2025
Dal fronte russo al Medio Oriente Berlino rivuole la guida della Ue
L’Europa ha ritrovato il suo naturale centro di gravità. Berlino. Il nuovo cancelliere tedesco, Friedrich Merz, sembra voler restituire alla Germania la perduta leadership europea. Come motore economico, ma soprattutto come potenza strategica. Già il discorso al Bundestag del 14 maggio aveva infranto un tabù. «La Bundeswehr aveva detto Merz – sarà il più forte esercito convenzionale in Europa». Il cancelliere vuole riportare l’organico da 182mila soldati a 240mila entro il 2031, senza escludere il ritorno alla leva obbligatoria. Ha sbloccato i fondi per rinnovare l’arsenale di aerei, navi e carri armati, sottolinea Ian Bremmer su “Time”. E ha indicato un nuovo record per la spesa militare: il 5% del Prodotto interno lordo. Più degli Stati Uniti, fermi al 3,4%, e di qualunque altra potenza Nato eccetto la Polonia.
POTENZA TRAINANTE
È una rivoluzione che trasforma la Germania da potenza frenata a potenza trainante, in prospettiva al livello della Gran Bretagna e della Francia e con l’unica limitazione dell’arma nucleare. Per la quale, però, sono in corso trattative con Londra e Parigi. Ciò che conta è che proprio per l’annunciato o temuto disimpegno Usa dalla Nato, Merz aderisce all’annoso invito degli americani ad aumentare le spese per la difesa in Europa. Di fronte all’imprevedibilità di Trump e all’aggressività di Putin, l’esposizione geografica tedesca all’espansionismo russo non ammette più ambiguità. «Noi siamo minacciati. Non deve esserci alcun dubbio sul fatto che ci difenderemo», ha detto Merz. E ha inviato 4.800 soldati in Lituania. Un’altra «prima volta» della Bundeswehr fuori dai confini.
È il ritorno della postura attiva, il cui impatto si misura anche sulle alleanze: l’asse con Francia, Regno Unito, Polonia e Finlandia. Col premier finlandese, Petteri Orpo, Merz condivide la «visione comune per rafforzare la competitività e la difesa dell’Europa». Con Giorgia Meloni, europeista e atlantista forte anche di un canale privilegiato con Washington, ha avviato un confronto sistematico sulla base industriale e sulle strategie comuni. «Se Italia e Germania ha detto lei – trovano una piattaforma condivisa, allora ci sono le condizioni per ottenere ottimi risultati e molto può cambiare».
IL DIRITTO DI DIFENDERSI
E c’è la guerra a est. Superando i tentennamenti del predecessore Scholz, Merz è convinto che l’Ucraina abbia tutto il diritto di difendersi, senza limiti alla gittata dei sistemi d’arma. «Solo se si è in grado di colpire le basi militari dell’assalitore ci si può difendere». È la rottura della timidezza strategica che a lungo ha impedito un uso pieno a Kiev delle forniture occidentali. Il Cremlino reagisce denunciando la «minaccia alla pace». Ma la Germania ha già scelto campo e posizione. Merz ha deciso di essere assertivo anche verso il Medio Oriente («Netanyahu ha esagerato»), pur senza condividere la proposta di sospendere il Trattato di libero scambio Ue-Israele, anche in questo caso in linea con l’Italia.
Dentro l’Unione, a Ungheria e Slovacchia manda a dire, tramite il ministro per l’Europa Krichbaum, di avere «perso la pazienza». E minaccia la sospensione del loro diritto di voto applicando l’articolo 7 del Trattato Ue.
Certo, qualche ripercussione interna c’è. La Corte dei Conti tedesca ammonisce che «il principio “whatever it takes” (tutto ciò che è necessario) non deve diventare che “i soldi non contano"». L’accesso a fondi pressoché illimitati, grazie alla modifica costituzionale sul freno al debito, apre possibilità ma impone rigore. Ciononostante, il ministro della Difesa, Pistorius, ha già detto che nei nuovi appalti conterà soprattutto il tempo: meglio una soluzione rapida che una economica.
I RISERVISTI
Un punto debole resta la riserva, secondo un’inchiesta del Financial Times. La Bundeswehr ha bisogno di almeno 260mila riservisti, mentre oggi ne ha 60mila. «Abbiamo perso i contatti con quasi un milione di ex coscritti», attacca Patrick Sensburg, presidente dell’associazione riservisti delle forze armate tedesche. «È folle». Colpa di norme rigide sulla privacy, e di una vecchia diffidenza verso la tracciabilità militare. Ma 93mila veterani dell’Afghanistan sarebbero lì, invisibili, potenzialmente decisivi. Per Matthias Berninger, ex deputato dei Verdi, oggi manager, Merz è sempre stato «un convinto europeista, ora ha i fondi per investire. È ironico che usi le risorse che lui stesso aveva negato al suo predecessore. Ma dobbiamo augurarci che abbia successo».