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 2025  maggio 27 Martedì calendario

Riforma della caccia, il sondaggio: 7 italiani su dieci contrari a una attività venatoria senza regole

«Se avessero chiesto a me se si può sparare in spiaggia o cacciare in modo non regolato, anche io mi sarei dichiarato contrario». Il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, commenta così i risultati di un sondaggio Swg, commissionato dalla Lega per la protezione degli uccelli (Lipu) da cui emerge che la stragrande maggioranza degli italiani sarebbe contraria ad una modifica della legge che regola l’attività venatoria che vada nel senso di una estensione dei luoghi e dei tempi della caccia, oltre che delle specie cacciabili. Il ministro ha commentato che «per come è stato proposto il sondaggio al campione, sorprende che non sia il 100 per cento contrario alla riforma» e collega le risposte ad una «battaglia mediatica da parte di animalisti e ambientalisti basata su un testo che non è definitivo e in qualche caso basata su veline create ad arte per confondere».
Le parole del ministro lasciano intendere che nel testo non ci sarà la possibilità di sparare sulle spiagge e che non ci sarà una deregulation e che in ogni caso lui sarebbe contrario. «Le modifiche alla legge 157 che regola la salvaguardia della fauna e l’attività venatoria – ha invece aggiunto – avverranno in Parlamento, sarà un intervento equilibrato e seguirà le regole della Costituzione».
Ma cosa è emerso dal sondaggio della Lipu? Relativamente alla domanda sulla bozza di riforma, il 69% degli interpellati – ovvero 1.200 italiani selezionati su un campione rappresentativo della popolazione maggiorenne – aveva risposto di essere d’accordo sul principio che «qualsiasi riforma della caccia deve avere il principale obiettivo nella difesa della natura e degli animali» e il 61% aveva detto di condividere l’idea che «questa riforma è sbagliata perché porterà ad un aumento indiscriminato della caccia». Ad una affermazione più esplicita e di segno opposto, ovvero: «Questa riforma è giusta perché ad oggi c’erano troppe limitazioni per i cacciatori», solo il 14%  degli interpellati si è detto d’accordo, mentre il 58% si è detto in disaccordo e il 28% indifferente.
Soltanto una delle domande ha riguardato direttamente l’ipotesi di riforma. La caccia però è rientrata in un’altra, incentrata sulla cura degli habitat, per la quale il 79% ha detto di ritenere fondamentale (50%) o comunque importante (29%) attivare una lotta contro la caccia illegale e i bracconaggio. Il 93% degli interpellati si è detto poi d’accordo sul fatto che la tutela della natura dovrebbe essere una priorità per le istituzioni.
Il sondaggio abbracciava in maniera più ampia il tema del «rapporto degli italiani con la biodiversità e l’avifauna» (questo il titolo dell’indagine) e da esso è emerso che almeno sei italiani su dieci sarebbero a vario titolo disposti a modificare le proprie abitudini di consumo per una maggiore salvaguardia della natura. In particolare ridurre l’acquisto di beni di consumo ad elevato impatto ambientale (il 60% lo farebbe in larga parte, il 33% in minima parte e il 7% non lo farebbe), modificare la propria dieta in direzione più sostenibile (45% in larga misura, 44% in minima parte e 11% contrario a qualunque cambiamento) e rinunciare a opere di urbanizzazione (42% molto convinto, 44% in minima parte, 14% contrario).
Quanto al rapporto con l’avifauna, alla domanda qu quale sarebbe una specie di volatile da adottare come simbolo nazionale il 41% ha risposto la rondine, simbolo di ritorno e legame con la casa, il 25% il pettirosso, il 24% l’aquila o il falco, il 22% il passero. A seguire usignolo, gabbiano, fenicottero/airone, gufo/civetta, cinciallegra, martin pescatore, picchio/ghiandaia, corvo/cornacchia (in percentuali variabili, il totale non fa 100 perché era possibile esprimere fino a 4 preferenze)..