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 2025  maggio 27 Martedì calendario

I repubblicani Usa all’attacco di Medicaid: stretta sull’assistenza sanitaria ai poveri e ai migranti per finanziare i tagli fiscali

Una misura con “una componente morale”. Così lo speaker repubblicano della Camera Mike Johnson ha definito il “grande, bellissimo disegno di legge” che il suo partito ha fatto passare proprio alla Camera e che ora attende l’approvazione del Senato. Il provvedimento ha fatto esplodere polemiche furibonde. Per finanziare i tagli alle tasse che Donald Trump ha promesso per i più ricchi, oltre che l’eliminazione delle tasse sulle mance, il disegno di legge taglia il Medicaid, l’assistenza sanitaria per adulti e bambini che vivono in condizioni di povertà, introdotta da Lyndon Johnson nel 1965 e allargata con l’Obamacare nel 2010. Trump e repubblicani come Johnson insistono sul fatto che la nuova legge vuole colpire solo “waste, fraud and abuse”, sprechi, frodi e abusi. In realtà, gli effetti che la misura avrebbe, se approvata dal Senato, sono molto più ampi. Oltre otto milioni di americani, secondo il Congressional Budget Office, un organo indipendente del Congresso, perderanno l’assistenza sanitaria. La cosa preoccupa molti repubblicani del Senato, non solo moderati come Susan Collins e Lisa Murkowski, ma anche conservatori come il senatore del Missouri Josh Hawley, che ha definito il disegno di legge “moralmente sbagliato e suicida dal punto di vista politico”. I democratici restano a guardare la faida tra i repubblicani e si aspettano notevoli ritorni. Secondo Hakeem Jeffries, leader dem della Camera, proprio i tagli al Medicaid saranno ciò di cui gli americani si ricorderanno, quando nel 2026 voteranno per le elezioni di midterm.
La “componente morale” che Johnson ritrova nel provvedimento riguarda, sostanzialmente, i requisiti lavorativi. Il disegno di legge esige infatti che le persone di età compresa tra 19 e 64 anni, che ricevono il Medicaid, dimostrino di aver lavorato o partecipato ad attività socialmente utili (come la frequenza a una scuola o l’assistenza a un familiare) per almeno 80 ore al mese. “Quando fai lavorare dei giovani, è una buona cosa per loro, per la loro dignità, per la considerazione che hanno di sé, oltre a essere una buona cosa per la comunità in cui vivono”, ha spiegato Johnson. Quanto al capitolo “sprechi, frodi e abusi”, il progetto di legge passato alla Camera impone agli Stati di confermare l’idoneità al Medicaid dei beneficiari ogni sei mesi, e non ogni anno, come previsto dalla legge attuale. Verifiche più severe verranno effettuate sugli indirizzi dei beneficiari e su altre informazioni personali, come pure sul fatto che il beneficiario del Medicaid sia ancora in vita. In alcuni casi, le famiglie continuano a ricevere i sussidi anche quando il loro caro è deceduto.
Come hanno però fatto notare alcuni esperti di cose sanitarie, per esempio Leighton Ku, direttore del George Washington University’s Center for Health Policy Research, “molto poco di questo progetto di legge ha davvero a che fare con la volontà di ridurre frodi o errori”. Molto ha invece a che fare con le preferenze ideologiche e politiche di vasti settori repubblicani. Per esempio, il provvedimento prende di mira l’assistenza sanitaria per i migranti senza regolare permesso negli Stati Uniti. Gli irregolari non possono già, per legge, godere dei benefici del Medicaid. Ci sono però alcuni Stati – in particolare 14 Stati a guida democratica, più Washington D.C. – che considerano l’assistenza sanitaria un diritto universale e che quindi forniscono alcuni servizi sanitari di base agli undocumented, o anche solo ai minori senza documenti. Per questi Stati, il disegno di legge riduce la quota di Medicaid a carico del governo federale dal 90 all’80 per cento. In altre parole, se uno Stato vuole continuare a fornire assistenza sanitaria anche ai migranti senza regolare visto, dovrà affrontare una riduzione della copertura sanitaria federale per i cittadini americani.
Ci sono poi nel disegno di legge altre clausole che non hanno alcun legame con la questione degli abusi, né con presunte ragioni “morali”, ma che vogliono semplicemente risparmiare sui costi. Per esempio, per la prima volta, gli Stati dovrebbero imporre ai beneficiari del Medicaid dei co-pagamenti di almeno 35 dollari per la gran parte delle visite e dell’assistenza fornita. Un’altra clausola riduce a un mese, dai novanta giorni attuali, il lasso di tempo entro cui si può chiedere il rimborso per spese sanitarie già sostenute. Il vero dibattito, e molte delle polemiche che questa misura solleva, riguardano però i requisiti lavorativi che essa impone. Sarà possibile ottenere l’assistenza sanitaria, per la popolazione in età lavorativa, solo ed esclusivamente se si riuscirà a dimostrare di aver lavorato almeno 80 ore al mese. Sembra, per l’appunto, una misura di buon senso, destinata a favorire l’entrata nel mondo del lavoro per milioni di giovani, che “alla fine gli americani applaudiranno”, come ha spiegato sempre Mike Johnson. In realtà, molte ricerche dimostrano che i requisiti lavorativi non funzionano. La legge federale consente già agli Stati di imporre alcuni requisiti per ottenere il Medicaid e l’Arkansas, per esempio, lo ha fatto brevemente durante la prima amministrazione Trump. La cosa non ha portato ad alcun aumento della partecipazione alla forza-lavoro, ma ha al tempo stesso privato dell’assistenza molti che ne avevano diritto.
In altre parole, gran parte della popolazione che beneficia del Medicaid già lavora o comunque gode di un’esenzione qualificante – per esempio, quella derivante dall’essere colpita da una malattia cronica che rende impossibile un impiego continuativo. Imporre la regola delle 80 ore lavorate al mese significherebbe escludere questa popolazione da un diritto che dovrebbe invece essere acquisito. Molti non saranno infatti in grado di stare al passo con la burocrazia – moduli, documentazione, dichiarazioni – che le nuove regole stabiliscono. Di più, non tutti, proprio per ragioni legate alle loro condizioni di salute, riusciranno a toccare la soglia delle 80 ore lavorate. Per tutti questi – i settori più deboli e svantaggiati della società americana – la nuova legge significherà solo una cosa. La perdita del diritto a una minima assistenza sanitaria. Un’ulteriore forma di sofferenza – fisica, psicologica, mentale – in aggiunta all’indigenza economica. Per questo molti repubblicani del Senato dicono che il progetto di legge è un “suicidio politico” per il G.O.P., che va quindi emendato. Lo stesso Trump, che pure chiede una riduzione della spesa sociale per finanziare i suoi tagli alle tasse, avverte: “Non scherziamo con il Medicaid”. Per il presidente, per molti repubblicani, il rischio è chiaro. La possibilità di perdere il controllo del Congresso nel 2026.