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 2025  maggio 27 Martedì calendario

Sfruttamento, degrado e fragilità Le escort nel mirino dei violenti

Una escort sequestrata a Prato, un’altra uccisa a Legnano, nel Milanese. Le professioniste del sesso a pagamento sono sempre più vittime dei clienti violenti, che pagano e si sentono proprietari del corpo femminile. Fino alle conseguenze più estreme. Domenica Vasilica Potincu, una donna romena di 35 anni, è stata trovata uccisa a coltellate nella sua abitazione. Un’aggressione feroce, scatenata forse da una discussione su prezzo e prestazioni. Ora è caccia al killer: l’ex marito, ricercato per altri reati, si è consegnato ieri, dicendo di non c’entrare nulla con il femminicidio.
Intanto in Toscana proseguono le ricerche di Maria Denisa Adas, trentenne anche lei rumena e residente a Roma: di lei non si hanno più notizie dal 16 maggio, quando è sparita dal residence dove alloggiava. A denunciare la scomparsa è stata la madre, che però non avrebbe raccontato agli inquirenti di una strana telefonata ricevuta da un avvocato italiano. Il legale le avrebbe detto che la figlia è tenuta segregata da una banda di suoi connazionali, forse con l’intento di sfruttarla. Una vicenda con molti lati oscuri.
Ma negli ultimi mesi ci sono stati altri casi di violenza ai danni di escort, a ribadire una tendenza sempre più preoccupante. Il mercato della prostituzione in Italia vale secondo l’Istat 4,7 miliardi di euro, in crescita del 4%. Ormai una buona fetta viene dagli annunci online, una “vetrina” che tramite siti specializzati consente di agganciare la clientela, con tanto di gallery fotografiche e persino “recensioni”. Ma, è il caso di dire, non è tutto oro quel che luccica. Le immagini patinate (e spesso fasulle) celano un mondo di sofferenza e degrado. Un mese fa a Milano la squadra mobile, coordinata dalla Dda, ha arrestato 3 peruviani e un italiano, che avevano imbastito un business sulla pelle di giovani sudamericane, fatte venire in Italia e poi ricattate con la scusa di farsi restituire il costo del viaggio, gonfiato in modo abnorme. Ma il ricatto non era solo economico: a una delle donne sfruttate (una di loro ha due figlie in Perù) fu mostrata la fotografia di un proiettile, che qualche complice degli arrestati aveva lasciato davanti alla porta della sua casa in patria.
A marzo, a Verona, un 34enne bresciano è stato condannato a 6 anni di reclusione per aver violentato e rapinato una escort 28enne. Un modus operandi molto simile a quello di un 29enne del Gambia, arrestato in aprile a Milano perché, dopo aver preso appuntamento con una prostituta sudamericana, le aveva puntato la pistola e si era fatto dare 100 euro, per poi abusare di lei. Stessa cosa aveva fatto in precedenza con un’altra escort. Ma le due vittime hanno denunciato e l’uomo è stato bloccato dalla polizia. Proprio la denuncia è la miglior tutela, ma nell’ambiente ci si affida anche a metodi di autodifesa, per evitare brutti incontri e prevenire aggressioni. La prima regola è rifiutare contatti con clienti palesemente alterati da droga o alcol. Poi ci si affida a un’amica o a una collega, in qualche caso al portinaio amico: persone fidate che sanno dove sei e con chi sei, pronte a dare l’allarme se qualcosa va storto. Proprio per evitare rischi, tante escort ricevono a casa loro: non chiudono a chiave la porta e rifiutano sempre bevande o cibi. Se il cliente passa i limiti, in borsa o nel comodino c’è lo spray al peperoncino. Che però, come si è visto negli ultimi fatti di cronaca, purtroppo non sempre basta. I pericoli restano tuttavia elevati anche in strada, dove la prostituzione si è ridotta ma certamente non scomparsa. Molti preferiscono ancora l’abbordaggio da marciapiede. Nella Bassa Bergamasca, tra Mornico e Palosco, c’è una sorta di zona franca dove, in poche centinaia di metri, giovani rumene e albanesi sono costrette a vendersi sotto la minaccia del racket gestito da connazionali. Gente che non va per il sottile, e che non gradisce intrusioni di alcun tipo, nemmeno dai volontari di strada. Alcuni mesi fa alcuni giovani bresciani hanno iniziato a molestare le lucciole, più per una bravata che altro. I protettori ne hanno trascinato uno nei campi e l’hanno bastonato. A esser sparite dalle strade sono invece soprattutto le nigeriane. «L’oba di Benin City, autorità in materia di arti magiche, ha proibito il voodoo che le costringeva a prostituirsi – racconta don Gianpaolo Carrara della Fondazione Gedama – Molte ora hanno figli, ma alcune si sono tenuti i numeri dei clienti e di tanto in tanto esercitano ancora a casa loro. Anche il Covid ha cambiato un po’ le cose: se prima sulle strade bergamasche c’erano 300 ragazze, ora sono rimaste poco più di un terzo. Ma i numeri dicono che il mercato delle escort è in crescita. Anche in città, in palazzi signorili e insospettabili».