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 2025  maggio 27 Martedì calendario

A Roma arrestato il «re delle buche»

“Il signore delle buche” è caduto. Dopo mesi di indagini, intercettazioni e sequestri, Mirko Pellegrini – imprenditore noto nei corridoi del Campidoglio per l’abilità nel trasformare i rattoppi viari in affari milionari – è finito in carcere insieme ad altri quattro componenti della sua cerchia. La Finanza ha dato esecuzione a cinque misure cautelari nell’ambito di un’inchiesta su un presunto giro di tangenti e assegnazioni pilotate di appalti pubblici per la manutenzione delle strade capitoline. Tra gli arrestati anche il fratello Simone, oltre ai collaboratori Flavio Verdone, Roberto Filipponi e Alessandro Di Pierantonio, indicato dagli inquirenti come il principale prestanome del gruppo.
Pellegrini, 46 anni, originario di Roma e residente a Frascati, non è un nome nuovo nei fascicoli investigativi. Già dieci anni fa era finito in una black list per appalti opachi e il suo nome compare anche in un processo sulla ’ndrangheta calabrese. Eppure, negli ultimi due anni è riuscito a consolidare il controllo dei lavori stradali dell’Urbe, costruendo un cartello di 17 società – ognuna con conti propri – attraverso le quali, secondo la Procura, avrebbe sbaragliato ogni forma di concorrenza. Il trucco? Un sistema gelatinoso di favori incrociati: da una parte tangenti in denaro, viaggi, auto, orologi e cene; dall’altro affidamente sempre più ricchi.
Il reato principale contestato è l’associazione per delinquere. Ma nel fascicolo emergono anche ipotesi di corruzione, frode in pubbliche forniture, turbativa d’asta, riciclaggio e autoriciclaggio. Nel novembre scorso, la prima tranche del procedimento aveva già portato a perquisizioni a carico dello stesso Pellegrini e di quattro funzionari del Campidoglio, oltre a un dirigente dell’Astral, l’agenzia regionale che si occupa della viabilità. Ad oggi, le commesse sotto esame valgono 92 milioni di euro, di cui 72 provenienti da Roma Capitale.
Su 75 appalti nel mirino dei pm, 42 riguardano la rete stradale urbana.
A leggere le carte, emerge il profilo di una cricca ben oliata, dove Pellegrini si muoveva con disinvoltura, spalleggiato da un gruppo di sodali con «una accentuata familiarità con l’illecito», come sottolineato dallo stesso giudice che ha firmato le misure cautelari. Un’abitudine, più che una deviazione, che secondo il gip rende «certa la perdurante commissione di reati della stessa specie». Difficile considerarla una “sbandata” occasionale: per gli inquirenti, saremmo di fronte a un metodo strutturato, una di “potere parallelo” all’interno degli uffici comunali, e non solo. Lo dimostrano gli incarichi milionari ottenuti dal gruppo, tra cui i lavori per il Giubileo e per la Ryder Cup di golf 2023. Nei documenti sequestrati emergono pure appalti all’interno del tribunale di Piazzale Clodio, interventi nella Scuola interforze di polizia, cantieri finanziati con fondi Pnrr, commesse con Anas e Atac, e persino assegnazioni negli scali di Fiumicino e Ciampino. La rete si estende fino all’area del cratere sismico del 2009, passando per un edificio scolastico ad Arsoli.
Nel cuore dell’indagine, le intercettazioni ambientali svelano la quotidianità di un meccanismo che era diventato prassi. «Qui ci prendiamo il sugo e qui ci prendiamo la pancetta», diceva Pellegrini parlando con i suoi. Per gli inquirenti, il “sugo” e la “pancetta” sarebbero riferimenti al bitume e allo spessore del manto stradale: più si tagliava, più si risparmiava, più si guadagnava. L’essenza del principio del massimo ribasso applicata al ribasso della legalità. L’intera vicenda si snoda, dunque, in due atti. L’inizio si è consumato nel novembre del 2024 con le prime ombre allungate su una fitta serie di contratti pubblici. Il secondo, arrivato ieri, ha portato al o crollo del maxi-cartello di imprese, per le quali son scattate le interdizioni a contrattare con le amministrazioni.
La storia potrebbe non essere finita. Con un impianto probatorio che continua ad ampliarsi e il mosaico degli appalti sotto analisi, non è escluso che nuove figure entrino nel raggio dell’inchiesta. A Roma, la manutenzione stradale non è mai stata solo una questione di sicurezza. È un campo di battaglia dove si giocano equilibri, alleanze, favori e carriere. In questa partita, Pellegrini sembrava aver trovato il modo per far girare tutto senza attriti. Ma nell’ultima curva, qualcosa è andato storto. Il “re delle buche” è scivolato sull’asfalto.