il venerdì, 26 maggio 2025
Com’è triste vedere i falchi volare via dall’Afghanistan
Aeroporto internazionale di Kabul: degli sgabelli colorati accolgono degli insoliti passeggeri in attesa d’imbarco. Incappucciati, voltano appena il capo. Sono falchi destinati agli Emirati Arabi, venduti per la caccia. Si parla raramente della fauna afghana. Già negli anni Sessanta una lista di animali a rischio di estinzione era stata pubblicata: oggi quella lista è un necrologio. Con un clima che varia da montagnoso a desertico a paludoso, l’Afghanistan ospitava persino ghepardi, gazzelle, asini selvatici, e uccelli migratori vi facevano tappa puntuali. Guerra, disboscamento, siccità, assenza di leggi e una disastrosa economia hanno fatto naufragare ogni tentativo di creare riserve. Grazie all’isolamento, sulle alte montagne del Pamir e nel corridoio del Wakhan che congiunge il Paese alla Cina, sopravvivono alcuni leopardi delle nevi e i regali stambecchi Marco Polo. Si segnalano anche orsi, lupi, volpi e, nelle foreste del Kunar, scimmie. Si spera che la popolazione degli uccelli rapaci sia ancora florida. Ma vederli incappucciati aspettare di lasciare il Paese suscita un triste sentimento.