il venerdì, 26 maggio 2025
Per papa Leone XIV, il caso degli altari profanati
A San Pietro papa Leone XIV è di casa per due motivi. Il primo, perché Papa, il secondo perché agostiniano. È dal 1342 che al suo Ordine è stata affidata, per volontà del monaco francese Pierre Roger, diventato papa Clemente VI, la cura delle sacrestie della Basilica e delle cappelle del Palazzo Apostolico. Custodivano il “tesoro pontificio”, i calici ed altri preziosi oggetti liturgici, la lipsanoteca, la raccolta delle reliquie e dei reliquari donati al momento delle beatificazioni e delle canonizzazioni. Un membro della comunità agostiniana destinata a questo scopo assumeva il titolo di “sacrista del Palazzo Apostolico” e, fatto vescovo, anche quello di “vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano”.
L‘ultimo preposto a questo incarico è stato l’olandese Pietro Canisio Van Lierde, in carica dal 1951 al 1991. È lui ad aver amministrato Viatico ed estrema Unzione a Pio XII e a Giovanni XXIII. Ma con il Motu Proprio Pontificalis Domus del marzo 1968, Paolo VI abolisce la figura del Sacrista, i cui compiti vengono compresi nell’ufficio di Vicario Generale di Sua Santità. Dopo le dimissioni di Van Lierde, nel gennaio 1991, Giovanni Paolo II affida la cura pastorale della Città del Vaticano all’Arciprete della Basilica Vaticana, e i compiti legati all’ufficio di Sacrista al Maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Le cose sono andate meglio? Due agostiniani
e tre suore oblate dello stesso ordine continuano a curare, lavare e stirare paramenti e a custodire calici e pissidi. Nel frattempo, sotto il Cupolone altre stelle hanno brillato, ma si sono rivelate poco capaci nel proteggere anche gli altari, spesso profanati e danneggiati. Che cosa dirà
un papa agostiniano della casa che il suo Ordine ha curato e custodito per sei secoli?
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