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 2025  maggio 26 Lunedì calendario

Cristina Fogazzi: «Continuo ad aprire negozi, ma potrei smettere di lavorare domani. Quando ho iniziato, a vendere su Instagram c’eravamo solo io e Ferragni»

Da Profondo Rosso a Profondo Rosa. In piazza CLN arriva Cristina Fogazzi, l’Estetista Cinica, l’imprenditrice italiana più dirompente del decennio (il fatturato della sua Veralab è stato stimato nel 2024 circa 70 milioni), che il 31 maggio apre un suo monomarca sotto la Mole. È il secondo negozio (dopo quello di Padova) in un’annata che prevede l’apertura di dieci in Italia. «Fosse stato per me, avrei iniziato certamente da Torino».
Perché avrebbe voluto cominciare da qui?
«Frequento Torino da anni. La mia migliore amica (nonché collaboratrice, ndr) ha vissuto qui fino a ieri. Ci ho anche lavorato».
Dove?
«Seguivo un centro estetico in Gran Madre. Trovo Torino stupenda. Le città sul fiume hanno un fascino unico. È meraviglioso quello scorcio che va da Piazza Vittorio, il ponte e la Gran Madre. Vengo sempre per Artissima (è una collezionista, ndr), adoro i Cappuccini. Sono molto confident con Torino, ho portato qui il Circo dell’Estetista Cinica (un evento itinerante di qualche anno fa, ndr) e la caccia al tesoro con le fagiane (le sue follower, ndr)».
E poi?
«Con i cantieri non si sta mai tranquilli».
Come ha scelto la location?
«Dapprima avevo trovato un posto che mi piaceva moltissimo in Via Lagrange, ma il prezzo era inarrivabile. Poi ce n’è stato un altro, non ricordo più dove… e poi è arrivato questo. Sono innamorata della posizione».
Tutti i negozi saranno uguali?
«È un format, ed è molto rosa. Abbiamo diviso le aree: trucco, profumi, creme, camerini (dove analizzare la cellulite). Io sono una che da piccola aveva il negozio di Barbie, mi è sempre piaciuto giocare con la cassa. La mia generazione era Fiorucci e Naj Oleari, glitter e colori. Niente minimalismo. Amo i miei negozi. Dovevamo mettere anche dei mega schermi fuori ma ci sono dei lavori e non ci riusciamo. Avremmo dovuto spostare l’apertura alla settimana prossima ma ci sovrapponevamo con il Pride e insieme eravamo “troppo”. Avremo degli artisti di strada che si esibiranno di fronte. L’inaugurazione dura due giorni, domenica terremo una masterclass gratuita di trucco per 200 persone. Probabilmente al Lux».
Quali sono le altre città?
«Dopo Padova e Torino: Bari, Bologna, Palermo, il secondo negozio sia a Milano che a Roma. A Napoli non ho trovato. I miei negozi sono un po’ particolari, a Milano sono in via Guido D’Arezzo e a Roma in Tomacelli, non c’è grande passaggio. Non mi metto nelle vie del lusso, un po’ perché sono troppo care e un po’ perché non è coerente con il marchio. A me piace che sia considerato pop, è un complimento. Aprirò in Cola di Rienzo e in Cordusio».
È una nuova fase per la sua azienda.
«È il momento dei retail».
Lei però ha costruito la sua fortuna sull’e commerce.
«Secondo noi l’online ha dimostrato quello che poteva dimostrare. Sinceramente, credo che non ci sia nessuno, di quelli che hanno fatto un acquisto in rete, che non abbia comprato almeno un mio prodotto. Però si tratta comunque del 12% degli acquirenti. C’è ancora un mercato di potenziali clienti da esplorare. Avere un negozio permette anche di raccogliere un mare di dati».
Cristina Fogazzi parte dal basso. E arriva in altissimo. E lavora come una bestia…
«Mi sta per chiedere perché non vendo e non vivo in vacanza?».
Esattamente.
«Ho già ceduto il 30% a un fondo. Mi avevano chiesto di vendere la maggioranza, avrei guadagnato molto di più. Mi si chiede: perché vuoi crescere, crescere, crescere? Io potrei smettere domani di lavorare, non è elegante dirlo, ma è così».
E allora?
«Ma vuoi mettere la soddisfazione di tenere in piedi una cosa che fa lavorare delle persone? Non ho figli, non ho parenti… Non è assolutamente più una questione di soldi».
E di cosa, allora?
«Che ci tieni a costruire qualcosa di buono e vuoi vedere cosa riesci a farle fare».
E cosa vuole farle fare, oggi?
«Intanto vediamo cosa combineranno i negozi…. Un pezzettino più in là ogni volta, si alza l’asticella».
Lei pare l’ultima con cui ha funzionato l’ascensore sociale.
«Ma no, adesso c’è un sacco di gente che lancia delle attività. La differenza è che quando ho iniziato, a vendere su Instagram c’eravamo solo io e la Ferragni».
Il suo approccio è un po’ old style, molto «bresciano».
«Sono tanto orgogliosa di aver costruito qualcosa. E poi mi piace lavorare. E quando non lavoro, non volo alle Cayman».
Insomma, niente macchine sportive alla Elisabetta Franchi.
«Non mi piace quel modo di comunicare il fare impresa».
Si è stancata un po’ dei social?
«Forse è una questione di età. Fossi la mamma di un tredicenne, uscirei di testa per quello che trova lì sopra».