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 2025  maggio 26 Lunedì calendario

Cinque arresti dopo il disastroso varo della nave da guerra: la purga di Kim Jong-un «costerà alla Nord Corea alcuni dei suoi migliori ingegneri navali»

Le squadre di recupero nordcoreane lavorano senza sosta per raddrizzare il cacciatorpediniere rovesciatosi su una fiancata in mare durante il varo fallito miseramente mercoledì 21 maggio. Dopo lo choc, Pyongyang sostiene che il recupero sarà rapido. Più in fretta ancora sta operando la commissione d’inchiesta sul lancio disastroso dell’unità. La Kcna, agenzia di notizie del regime, riferisce che già cinque funzionari dei cantieri navali di Chongjin sono stati arrestati per quello che Kim Jong-un ha definito «un crimine che ha danneggiato dignità e orgoglio della nazione».
Il primo ad essere convocato (e detenuto) dagli investigatori di Pyongyang è il direttore dei cantieri di Chongjin, sulla costa orientale della penisola. La stampa del regime, di solito ermetica sulle questioni disciplinari, questa volta ha pubblicato già venerdì 23 maggio il nome del dirigente: si tratta di Hong Kil Ho, che a marzo aveva guidato il Maresciallo Kim in visita agli impianti: in quei giorni la propaganda aveva diffuso l’ordine di accelerare i tempi per la modernizzazione della flotta nordcoreana. La Kcna ha scritto che Hong secondo la commissione d’inchiesta «è chiaramente responsabile dell’incidente», una condanna sommaria e a tempo di record. Secondo gli analisti occidentali, l’identificazione di Hong suggerisce che il direttore sarà usato come principale capro espiatorio del fallimento che ha fatto infuriare il capo del regime.
Domenica 25 altri tre arresti: l’ingegnere capo dei cantieri Kang Jong Chol, il responsabile della costruzione dello scafo del cacciatorpediniere, Han Kyong Hak, il vice direttore amministrativo Kim Yong Hak. Anche questi sono stati bollati come «colpevoli del fallimento».
Questa purga conferma la previsione di Andrei Lankov, studioso di questione coreana basato a Seul, secondo il quale il varo disastroso sotto gli occhi di Kim (che era andato a Chongjin per assistere all’evento) «costerà alla Nord Corea alcuni dei suoi migliori ingegneri navali». La lista dei puniti è arrivata a cinque lunedì 26 maggio, con un arresto di grado più alto: Ri Hyong Son, vice direttore del Ministero delle munizioni. Anche questo funzionario è subito stato dichiarato «fortemente responsabile del grave incidente».
In questi giorni dunque, Pyongyang ha fornito all’intelligence sudcoreana e occidentale una quantità inusuale di informazioni. Certo, i satelliti che costantemente scrutano il territorio nordcoreano hanno documentato il disastro, fornendo immagini del cacciatorpediniere da 5.000 tonnellate rovesciato sulla fiancata destra. Ma di fronte ad altri insuccessi, in particolare nei lanci di nuovi missili, Pyongyang aveva sempre taciuto. Questa volta Kim Jong-un ha ordinato alla propaganda di regime di informare l’opinione pubblica, dandole in pasto i nomi di tecnici e dirigenti che come minimo sconteranno la loro pena in carcere.
Non è solo una reazione emotiva quella del Maresciallo, ma probabilmente un’operazione di «limitazione del danno». Alla cerimonia dovevano essere presenti molti testimoni, com’era stato documentato il 25 aprile quando nel porto di Nampho Kim aveva guidato il varo del primo cacciatorpediniere lanciamissili della nuova classe Choe Yon: impossibile dunque oscurare completamente lo smacco. E poi, la stampa di Pyongyang spiega che la rapidità dell’inchiesta deve «servire da richiamo e deterrente per comportamenti irresponsabili e non scientifici in tutti i campi».
Tutta colpa dei sottoposti del Maresciallo, dunque? Esprime un dubbio di fondo un rapporto del Center for Strategic and International Studies di Washington, secondo il quale i cantieri di Chongjin non erano all’altezza del compito imposto da Kim di varare un cacciatorpediniere appartenente alla classe di navi più grande della Marina militare nordcoreana. Secondo questa analisi, finora da Chongjin erano usciti solo piccole navi da carico, pescherecci e battelli per il dragaggio. Inoltre, per il primo caccia della serie Choe Yon, la propaganda aveva esaltato la rapidità della costruzione a Nampho: «Quattrocento giorni». È possibile che la gara di rapidità abbia spinto i responsabili di Chongjin a rinunciare a molte prescrizioni di sicurezza nell’allestimento e nel varo.
La causa presumibile del fallimento finale è il sistema di lancio in mare: per la prima volta i tecnici nordcoreani hanno usato per una nave da guerra di notevole tonnellaggio il varo di fianco e non quello con lo scivolamento di prua. Secondo la cronaca dell’agenzia di Pyongyang una rampa mobile che reggeva la poppa si è incastrata, lo scafo ha preso un fortissimo colpo e la stabilità è stata compromessa tanto che il battello si è rovesciato in acqua su un fianco.
I sudcoreani, che vantano una delle industrie navali più avanzate del mondo, non lanciano le navi da guerra di fianco dalla banchina dei lavori, proprio per evitare il rischio che il peso della struttura e dei sistemi d’arma portino a incidenti. Il direttore dei cantieri navali Hong Kil Ho doveva esserne consapevole, ma probabilmente ha sfidato la sorte per compiacere l’ordine del supremo Maresciallo di dare alla Nord Corea un altro gioiello del guerra in tempi stretti.