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 2025  maggio 26 Lunedì calendario

Dazi, Irlanda, Italia e Germania le più esposte in caso di fallimento del negoziato con gli Usa

Il mercato americano vale 34 miliardi di euro per le case automobilistiche tedesche, l’alcol francese (sia quello da bere, che quello inteso come componente chimico per profumi e cosmetici) pesa per circa 10 miliardi. Vendendo macchine utensili alle aziende l’Italia incassa circa 14 miliardi, ma è anche molto esposta sui farmaci (12 miliardi), dove però leader è l’Irlanda che vende manda negli Usa 50 miliardi di prodotti (la metà di tutto il suo export oltre Atlantico). Esempi che servono a rispondere a una serie di domande decisive in questi 45 giorni di negoziati che impegneranno Washington e Bruxelles. L’Europa può sopravvivere ai dazi al 50%? E le differenze tra i Paesi possono influenzare l’andamento dei negoziati?
Effetti sul Pil
Sull’entità delle tasse doganali Maria Demertzis, responsabile del centro di strategia economica presso il think-tank Conference Board di Bruxelles, ha affermato al Financial Times che l’impatto di una tariffa del 50% sarebbe “Insostenibile. I modelli economici condotti quando Trump ha imposto un dazio del 20% lo scorso aprile stimavano che i dazi avrebbero inciso sul PIL dell’Unione Europea dello 0,2%. Questo impatto sarebbe salito allo 0,5% se fossero stati imposti dazi del 50% -ha aggiunto Demertzis Si tratta ancora di un effetto macroeconomico complessivo relativamente limitato, sebbene sarà significativo in alcuni Paesi, come l’Irlanda dipendono maggiormente dalle esportazioni verso gli Stati Uniti”. Sul piatto ci sono 530 miliardi di prodotti venduti negli Usa nel 2024 e l’obiettivo per tutti è evitare le maggiorazioni tariffarie, ma quando si andrà nel dettaglio sui settori da salvare o penalizzare gli interessi dei singoli paesi europei possono divergere.
Gli aerei
In prima fila c’è l’Irlanda ma insieme ai pesi massimi dell’Unione: Germania, Italia e Francia nell’ordine. Un buon esempio degli effetti complicati prodotti dai dazi è l’industria aeronautica: i due big del settore Boeing e Airbus importano componenti da diverse regioni del mondo. Il produttore statunitense Boeing, che si rifornisce da Italia e Giappone, è considerato particolarmente esposto sia ai dazi di Trump che ad eventuali controdazi europei. Già prima dell’annuncio di venerdì, Ryanair, la più grande compagnia aerea low cost d’Europa e uno dei maggiori clienti di Boeing, aveva avvertito che avrebbe potuto ritardare le consegne degli aeromobili se le tariffe li avessero resi più costosi.
Le auto
Non è chiaro se i dazi del 50% proposti da Trump si aggiungerebbero agli attuali dazi del 25% sulle importazioni di automobili o li sostituirebbero. Dazi superiori al 25% renderebbero le esportazioni di automobili non redditizie per i produttori europei. Tanto che ad aprile marchi di lusso come Audi Porsche e Volvo che non hanno stabilimenti produttivi negli Stati Uniti avevano ventilato l’ipotesi di azzerare le esportazioni. Le esportazioni verso gli Usa valgono 60 miliardi, di 40 solo da parte della Germania. Nel senso opposto le vendite di auto Usa non sono arrivate nel 2024 a 8 miliardi
L’agroalimentare
Sebbene le esportazioni di prodotti alimentari e bevande dell’UE verso gli Stati Uniti, siano solo 25 miliardi di euro su 530 rivestono un’importanza politica notevole e saranno probabilmente oggetto di misure di ritorsione da entrambe le parti come dimostrano le ritorsioni annunciate su parmigiano e champagne da un lato, e whisky e burro d’arachidi dall’altro. Ma c’è un risvolto anche più concreto: l’Italia vende 6 miliardi dei 25 totali, quindi sarebbe la più colpita. Ma andrebbe in pezzi anche l’industria in senso più largo che sulle materie prime agricole e sulla trasformazione dei cibi ha costruito un fatturato da 40 miliardi di vendite negli Usa