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 2025  maggio 26 Lunedì calendario

Var, interferenze e “bussate” dei supervisori (fantasma)

Chi arbitra davvero le partite di Serie A, chi decide le sorti di uno scudetto vinto magari per un solo punto, o di una salvezza? La domanda che sembrava limitata alla dialettica arbitro-Var, si allarga a una terza ombra misteriosa: il supervisore, che c’è ma non si vede, non è previsto dalle regole o nelle designazioni, i tifosi non sanno nemmeno chi sia. Un “fantasma”, insomma. Eppure potenzialmente in grado di condizionare il match. Negli scorsi giorni, il guardalinee Rocca ha scritto una dura lettera di denuncia sugli opachi meccanismi di valutazione della categoria. Nel documento svela che durante l’ultimo Udinese-Parma il designatore Gianluca Rocchi, lì presente come supervisore, avrebbe bussato alla porta del Var per segnalare un fallo di mano del difensore. L’episodio sarebbe gravissimo, da denuncia sportiva e forse penale: configurerebbe l’alterazione della competizione da parte di un soggetto non autorizzato.
Lui non commenta. Il Fatto è entrato in possesso della voce originale del Var, uno dei tanti audio spariti su Dazn perché l’Aia sceglie cosa mandare in onda e cosa no. In sottofondo, si sentono due colpi: secondo la denuncia sarebbero la bussata di Rocchi. Il documento esclusivo non è una prova (i rumori potrebbero essere anche altro), ma nemmeno una smentita. Certo è che i varisti, inizialmente non intenzionati a punire il fallo, cambiano idea e il rigore viene concesso. L’associazione Arbitri del neopresidente Zappi ha chiesto chiarimenti a Rocchi e si rimette alle conclusioni della Procura. Probabile un’inchiesta: chissà che diranno i presenti, i fischietti e gli operatori (che al contrario dei primi non sono sotto schiaffo della Aia). In caso di conferme, Rocchi, la cui disastrosa gestione è già nel mirino di diversi club, rischia il posto. Anche se la Figc del presidente Gravina (e del suo consigliori Viglione) l’ha blindato con un contratto biennale prima delle elezioni Aia.
Il punto non è nemmeno se l’episodio fosse vero, ma che sia verosimile. A quanto ricostruito dal Fatto, il supervisore è una presenza fissa ed ingombrante a Lissone: ogni giornata, si piazza nel salottino centrale che comunica con tutte le salette Var, separato soltanto da una porta di vetro trasparente. In questa stagione si sono alternati i vertici Can, Rocchi appunto, Gervasoni, Tonolini, Di Liberatore, Tommasi: tutte le partite di Serie A nelle mani di 5 persone. La figura però non è codificata dai regolamenti, dove si parla solo di valutazione dei varisti (senza dire che il valutatore sarà lì per tutto il match). Soprattutto, non è prevista dal protocollo Var, quindi in nessun caso può interferire. Dovrebbe limitarsi a dare un voto alla fine. Testimonianze interne confermano che soprattutto in passato (in questa stagione le voci cominciavano ad essere imbarazzanti), invasioni ci sono state. Che addirittura esistevano segni convenzionali per indicare le decisioni da prendere. Ma Rocchi &C. non dovrebbero nemmeno essere nella posizione (cioè la stanza accanto) di poter influenzare con un gesto o uno sguardo, figuriamoci una bussata. Per non rimanere col dubbio che i campionati non vengano decisi dall’arbitro, nemmeno dal Var, ma da altri.