il Fatto Quotidiano, 26 maggio 2025
La fiducia blinda il Dl Sicurezza. Niente manette agli incensurati
Il decreto Sicurezza ormai è da considerarsi purtroppo cosa fatta. Opposizione e dottrina giuridica sono in rivolta, gli appelli si moltiplicano, ma il governo è pronto a mettere la fiducia da domani a Montecitorio, agitando lo spauracchio di quel prossimo 10 giugno quando i 39 articoli (ben 14 nuovi reati e 9 circostanze aggravanti) potrebbero decadere di botto se non confermati in tempo. Tant’è che il forzista Maurizio Gasparri al Senato gusta l’en plein tra dl sicurezza e separazione delle carriere. Mentre alla Camera non si ferma mai il super liberale e garantista, lui si definisce così, Enrico Costa che ha già pronto l’ordine del giorno per “colpire” uno dei tre presupposti che il pm – dal lontano 1988 quando il giurista Giuliano Vassalli licenziò il suo nuovo Codice di procedura penale – può spendere per chiedere la custodia cautelare. Parliamo del rischio concreto di ricommettere lo stesso reato. È il presupposto della “reiterazione”, terza gamba dopo pericolo di fuga e inquinamento delle prove.
Il Fatto quotidiano ha già anticipato l’intenzione di Costa e ora ne rivela il testo. Solo una cartella. Ma giuridicamente e politicamente assai potente per almeno due motivi. Vassalli, che il guardasigilli Carlo Nordio ama citare di continuo come “l’eroe della Resistenza”, non aveva di certo piazzato a caso il rischio della reiterazione del reato all’articolo 274 del suo Codice. Oggi si moltiplicano i giuristi che alla sola idea della soppressione sono in allarme. Scontato ovviamente che i pm si mettano le mani nei capelli.
Ma tant’è. Costa è stato perfino lì lì per litigare con Nordio e il suo viceministro Francesco Paolo Sisto, forzista pure lui, perché avrebbe voluto sopprimere già nel dl Sicurezza il presupposto della reiterazione con un emendamento. Ma Nordio – anche se il testo è tuttora top secret – già da 24 mesi (sic!) promette di cambiare la custodia cautelare, ma non l’ha ancora fatto. Costa freme. La mannaia del governo però è caduta su tutti gli emendamenti, il suo compreso. Ora eccolo rinascere sotto forma di ordine del giorno. Assai pepato soprattutto perché Costa sfida Nordio sul sovraffollamento nelle carceri e gli consiglia la sua strada, stretta sui presupposti della carcerazione preventiva, per ridurre il numero dei detenuti.
Ed è questo l’esordio del suo odg che certo determinerà più di un momento di tensione a Montecitorio: “Nelle carceri italiane è presente un’alta percentuale di detenuti in custodia cautelare” scrive il deputato che si definisce da sempre “un liberale” come suo padre Raffaele, ai suoi tempi leader del Pli. Poi ecco i numeri. “Dal 1992 a oggi si sono registrati oltre 30mila casi d’ingiusta detenzione di fronte ai quali lo Stato ha pagato a titolo di riparazione la somma di oltre 874 milioni di euro”. E quale sarebbe per Costa una via per attenuare la faccenda? Et voilà, giusto tagliare i presupposti della carcerazione preventiva. Tant’è che aggredisce subito l’articolo 274. Che, a suo dire, “prevede una prognosi di reiterazione del reato che solo la misura del carcere o dei domiciliari può scongiurare”. E qua Costa fa addirittura le pulci al Codice Vassalli: “Tale esigenza cautelare deve tuttavia conciliarsi con il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza, che assume maggior forza laddove ci si trovi a operare la prognosi su un soggetto che non ha riportato precedenti condanne a pena detentiva. In altre parole, qualcuno la cui responsabilità non è ancora stata accertata, che sia dunque sospetto ma goda della presunzione di non colpevolezza e non abbia subito precedenti condanne a pena detentiva”. Una persona che subirebbe “una misura cautelare sulla previsione che possa reiterare un reato non ancora accertato”.
Insomma, poiché questo tizio non è stato ancora condannato, naturalmente in via definitiva, non si può “presumere” neppure che possa ricommettere il reato. Costa è tranchant e lo battezza come “un sospetto basato su un sospetto”, visto che costui “è solo sospettato di aver commesso quel reato, ma non è ancora stato dichiarato colpevole, anzi è presunto innocente, né lo è stato in passato”. Segue la magica parola “bilanciamento” tra “presunzione d’innocenza e garanzie di sicurezza”. E quando quello che Costa chiama “il sacrificio della libertà personale” sarà possibile? “Solo in caso di reati di grave allarme sociale e che compromettano la sicurezza pubblica o privata o l’incolumità delle persone”. Cioè stiamo parlando dei reati gravi e gravissimi. E il gioco è fatto. Le manette, ovviamente simboliche, Costa le vuole mettere ai pm. E Nordio, che già immagina se stesso citato al pari del grande Vassalli per avergli scassato il codice, non potrà che eseguire.