il Fatto Quotidiano, 26 maggio 2025
Ma mi faccia il piacere
Faccia da ponte. “Meloni sente il Papa” (Corriere della sera, Repubblica, Giornale, Nazione, 21.5). “Meloni chiama il Papa” (Messaggero, 21.5). “Meloni ottiene il sì del Papa” (Libero, 21.5). Già ponte fra Trump e l’Europa, ora lo è fra il Papa e il Padreterno.
Modestamente lo nacque. “Vincenzo De Luca attacca di nuovo il Pd: ‘Per fare carriera in quel partito bisogna essere imbecilli’” (Corriere, 23.5). Lui, per dire, ci fa carriera da prima che nascesse.
Agenzia Sticazzi. “Maria Elena Boschi: ‘Gli errori di Meloni, stare al governo non mi manca e ora sono una brava cuoca’” (Corriere, 22.5). Prima o poi ciascuno trova la sua strada.
Bibi Molinyahu. “Netanyahu sta tentando di ottenere la fine della guerra attraverso la liberazione degli ostaggi” (Maurizio Molinari di Repubblica, L’aria che tira, La7, 20.5). Ah, ecco che sta facendo, mi pareva.
Bibi Merlanyahu. “Lo scopo di Netanyahu non sembra più solo quello di liberare Gaza da Hamas” (Francesco Merlo, Repubblica, 24.5). Ma non mi dire: non più?
Gli gnorri. “Contro la congiura del silenzio sul genocidio del popolo palestinese” (appello su Repubblica, 25.5). Il silenzio di Molinari o quello di Merlo?
Ha stato Putin. “Black out a Cannes: Atto di sabotaggio al Festival del Cinema. La pista anarchica e quella russa: ‘Puntano al caos’” (Repubblica, 25.5). Anarchici e russi insieme, o separatamente?
La pace giusta. “Pace impossibile se Putin non lascia le terre rubate. Usa e Ue continuino a sostenere l’Ucraina e spingere lo zar a ritirarsi e a pagare i danni di guerra” (Timothy Garton Ash, Repubblica, 25.5). Ma solo se la Francia ci ridà indietro Nizza e Savoia.
Hitler comunista. “La Russia di Putin è l’erede viziosa dell’Unione Sovietica” (Beppe Severgnini, Corriere della sera, 25.5). Ma Putin non era il nuovo Hitler?
Un pesce di nome Zanda. “Schlein non può candidarsi come premier” (Luigi Zanda, Pd, 13.3). “È Conte che vuole sbarrare la strada per Palazzo Chigi a Schlein” (Zanda, Stampa, 24.5). Quindi Zanda si crede Conte.
Un Leone vale l’altro. “Ho scelto questo nome perché Leone XIII affrontò la questione sociale” (Leone XIV, 10.5). “Leone XIV si ispira a Leone IV che fermò Attila senza combattere. La pace si difende con l’azione. La modalità è quella del si vis pacem para bellum” (Francesco Gaetano Caltagirone, Messaggero, 23.5). Ma soprattutto para culum.
Sempre più Chiara. “Nonostante non mi siano chiare le ragioni intime, e tantomeno quelle superficiali, del perché leggere L’ultimo dei chiurli (Adelphi) mi abbia commosso, tenterò un ragionamento” (Chiara Valerio, Robinson-Repubblica, 25.5). Ecco, brava. Poi facci sapere.
Sempre più fuori. “Neanche Machiavelli si sbagliò ai tempi della lotta fra Guelfi e Ghibellini” (Bernard-Henry Lévy, Stampa, 25.5). Guelfi e Ghibellini si fronteggiarono fra il XII e il XIV secolo, mentre Machiavelli scrisse e operò nel XVI, ma fa niente.
Senti chi parla. “Giuseppe De Donno, ex numero 2 del Ros: ‘Non cerco vendette, ma sulle stragi del ’92 serve ancora verità. Tanti hanno paura di un’indagine che rischia di riscrivere la storia dell’antimafia’” (Libero, 24.5). Si potrebbe persino scoprire perché il Ros lasciò perquisire il covo di Riina dalla mafia.
Antisemiti. “Dalle gaffe bibliche all’odio per Israele. Conte minimizza il 7 ottobre: ‘Si è consumato in poche ore ormai un po’ di anni fa, mentre ogni giorno continua quello che oggi chiamo genocidio’” (Libero, 21.5). “Il fatto che questa crisi sia iniziata a causa di ciò che ha fatto Hamas il 7 ottobre oggi è irrilevante davanti alla sofferenza di bambini e innocenti” (David Grossman, Repubblica, 22.5). Clamoroso al Cibali: anche gli israeliani odiano Israele.
Il titolo della settimana/1. “L’Italia e Meloni così isolate che Usa e Ue si vedono a Roma” (Verità, 19.5). Erano tutti lì per l’intronizzazione della Papessa Giorgia.
Il titolo della settimana/2. “Questo Papa non è pop. Non ama i selfie. Ha ben poco della soverchiante presenza mediatica di Francesco, che piaceva tanto al mondo. E forse è un bene” (Matteo Matzuzzi, Foglio, 24.5). Infatti ha appena incontrato Sinner.
Il titolo della settimana/3. “Salvini lancia la Grande opera: ‘Cantieri del Ponte già in estate’” (Giornale, 20.5). Stavolta però dicci anche l’anno.
Il titolo della settimana/4. “Nordio sferza le toghe: ‘Più sobrietà’. Sarà vietato tenere comportamenti, ancorché legittimi, che compromettano credibilità personale e prestigio dell’istituzione’” (Unità, 21.5). Tipo quelli che teneva e tiene lui.
Il titolo della settimana/5. “Balla il sismografo dei partiti. Il centro guarda al proporzionale. Pino Pisicchio presenta il suo ‘Ossessione al Centro’: sei milioni di elettori lo voterebbero, ma sono bloccati” (Aldo Torchiaro, Riformista, 21.5). Dev’essere la sindrome di Stendhal.
Il titolo della settimana/6. “Francesco Lollobrigida: ‘Faremo ancora più male alle agromafie’” (Verità, 21.5). L’idea è quella di farle morire dal ridere.