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 2025  maggio 26 Lunedì calendario

Charles Leclerc: “La mia unica ossessione è diventare campione del mondo con Ferrari”

Lo chiamano il predestinato ma non crede nel destino. La sua unica ossessione? Diventare campione del mondo vestito di rosso. Charles Leclerc, dal 2019 pilota di Formula 1 per Ferrari, risponde alla mia videochiamata alla vigilia di un weekend di gara per cui si dichiara, come sempre, pronto a dare il tutto per tutto. In occasione del Gran Premio di Monaco di questo fine settimana, dove partirà in prima fila al fianco di Lando Norris e dove l’anno scorso ci ha regalato una vittoria straordinaria sulle strade di casa, Leclerc sveste in parte i panni di pilota per presentare una collezione per Ferrari Style ispirata ai colori della costa azzurra. Un ennesimo fuori pista del pilota monegasco che, alla sua versione veloce on track, affianca un animo creativo che non riesce a resistere dal fare incursione in altri mondi. Con lui abbiamo parlato di macchine, di Monaco, di destino e di moda.
Partiamo da casa sua, Montecarlo. Impossibile dimenticarsi l’emozione della sua prima vittoria qui l’anno scorso. Quanto è importante il rapporto con le sue radici?
«Molto. Alla fine casa è dove mi sento totalmente me stesso, dove sono vicino alle persone che amo di più. La mia famiglia, i miei amici, la mia fidanzata e adesso anche il mio cane Leo. È un legame molto forte perché Monaco è un paese intero che in realtà è come un villaggio. Siamo pochi e questo fa sì che ci conosciamo quasi tutti tra monegaschi. Questo lo rende molto speciale e credo si sia visto nell’emozione della vittoria dello scorso anno».
Che cosa significa per lei rappresentare il Cavallino dentro e fuori dalla pista?
«Sono molto legato alla Ferrari, non solo adesso, da sempre. Il colore rosso e questa scuderia hanno fatto parte della mia vita da quando sono nato, la macchina rossa è stata quella che ho sempre ammirato e sognato di poter guidare un giorno, anche molto prima che ci fosse la possibilità di diventare un pilota di Formula 1. Ferrari mi ha aiutato tantissimo ad arrivare dove sono adesso e sono molto riconoscente per questo. Ho una sola ossessione nella mia vita ed è quella di essere campione del mondo con Ferrari. Porto questi colori da un po’ di anni ormai, ancora prima di essere pilota di Formula 1 infatti la rappresentavo come pilota giovane. Trovo molto interessante che siano riusciti a fare un ponte tra quello che è il mondo dell’automotive e quello della moda».
In pista è una questione di tecnica, di velocità, di strategia. Fuori però le sue passioni svelano il suo lato creativo. Come cambia Charles Leclerc visiera alzata o abbassata?
«Tantissimo, non so nemmeno spiegarlo a parole. Credo di essere una persona riservata fuori dalla macchina, molto semplice e dolce. Una volta che si abbassa la visiera però è tutta un’altra cosa. In quel momento è pura performance, non ce n’è per nessuno e non ci sono amici, farò sempre di tutto per provare a vincere la gara».
Parlando di macchine. Una mattina da bambino si è finto malato, suo padre lo ha portato su una pista di go kart ed è diventato un pilota di Formula 1. Crede nel destino?
«Quando rivedo tutta la mia storia ho la sensazione che sembri che fosse già scritta, allo stesso tempo, però, non credo troppo in queste cose. Penso che ognuno di noi abbia il proprio destino in mano e che tocchi a noi cambiarlo e indirizzarlo nella direzione in cui vogliamo andare. Forse appoggio questa filosofia perché mi rassicura del fatto che posso cambiare le cose e infatti lavoro sempre tantissimo per provare a orientarle nel giusto verso. Non credo che tutto sia scritto, sono sicuro invece che dobbiamo essere noi a scriverlo».
Il suo lavoro la costringe a viaggiare parecchio. Che cosa non manca mai nella sua valigia quando si sposta tra un Gran Premio e l’altro?
«Sicuramente la prima cosa ovvia è il casco, se mancasse quello potremmo avere dei seri problemi (ride). A parte le cose scontate, come vestiti e spazzolino da denti, c’è sempre un libro, mi piace leggere quando viaggio. E poi le cuffie, ascolto tantissima musica».
Posso chiederle cosa sta leggendo?
«Cosa non ti insegnano alla Harvard Business School, di Mark McCormack, il fondatore di IMG. Lo trovo molto interessante».
Tornando alla moda, come è nata l’idea di questa collezione Ferrari x Charles Leclerc?
«In realtà la moda mi ha sempre affascinato. Guardare come si vestono le persone, provare a capirle attraverso gli abiti. Quando Ferrari ha creato Ferrari Style ho seguito subito da vicino quello che stavano realizzando. Con Rocco, che conosco molto bene adesso, ci siamo confrontati ed è iniziato tutto con delle chiacchierate, perché mi interessava davvero quello che stavano facendo. Prima di questa collaborazione non sapevo cosa ci volesse per arrivare a una collezione completa ed è stato molto interessante vederlo».
Pensare una collezione è una cosa, realizzarla un’altra. Come è stato lavorare al processo creativo con Rocco?
«Bellissimo perché, come in Formula 1, è stato un vero lavoro di squadra. Ho spiegato la mia visione, quello che mi piaceva, e a poco a poco la collezione ha preso vita. Siamo partiti dai colori che mi sono familiari da quando sono bambino, quelli della Costa Azzurra, con i suoi blu, i diversi tipi di azzurri, il beige. Poi abbiamo visto i fit, i tessuti e infine la collezione nell’insieme e quello è stato davvero un momento speciale».
Siamo abituati a vederla con la tuta rosso Ferrari. Fuori dal paddock invece?
«Il mio stile si è evoluto molto nel corso degli anni. Mi sono cercato tanto e credo che questo sia un processo che, a un certo punto della vita, attraversiamo tutti, quello di provare a capire chi siamo davvero. Metto ciò che mi fa sentire bene e questa è la priorità assoluta per me».

C’è un capo a cui proprio non riesce a rinunciare?
«La felpa con il cappuccio».

Si è mai interrogato sul perché?
«Ci ho pensato molto in realtà proprio mentre lavoravamo a questa collezione, perché ti trovi a riflettere su cose che solitamente dai per scontate. Fino ad ora, non mi soffermavo sul perché un capo mi facesse sentire più o meno bene, ma ho capito che con la felpa un senso c’è. Penso di essere una persona riservata, ovviamente con la mia professione impari a vivere con tante telecamere intorno, però di natura rimango abbastanza timido e credo che la felpa con il cappuccio mi faccia sentire un po’ nella mia bolla, protetto dall’esterno».
Se i nostri vestiti dicono qualcosa di noi, l’abito allora fa il monaco?
«Nel mio caso sì, anche se credo che sia una filosofia che ognuno di noi può decidere se sposare o meno. La mia sicuramente è quella di fare in modo che ciò che scelgo di indossare la mattina mi somigli il più possibile».
La moda è una cosa seria?
«Non saprei se è una cosa seria, ma sicuramente per me deve essere naturale, genuina, mai troppo pensata ma neanche sottovalutata».
E lei invece è una persona che si prende sul serio?
(Riflette un attimo e si mette a ridere) «No, le direi di no, assolutamente no».
Menomale. Allora posso svelarle che su Tiktok esistono dei veri e propri tutorial per vestirsi come lei, lo sapeva?
«Davvero? No, non li ho mai visti. Devo cercarli».
Sì, pare che per ricreare il suo stile servano capi con fit morbido, palette neutre, occhiali da sole e, ovviamente, un orologio al polso. Hanno indovinato?
«Forse mancano anelli e bracciali. Però, a parte questo, direi che ci siamo. Sono sorpreso, hanno azzeccato tutto».
A proposito di Leo: non c’è niente in questa collezione per lui?
(ride) «Lo so, lo so. Ma ci stiamo pensando, non posso dire niente, ma ci stiamo pensando!»
Se non avesse fatto il pilota, sarebbe stato...
«Un architetto».
So che mi ha detto che è una persona riservata, ma ci svela un segreto?
«Ma sa che non ne ho più? Credo di averli detti tutti».
Quindi il segreto è che non ci sono più segreti?
«Più o meno. Certo, ci sono cose della mia vita privata che non si sanno ma è giusto che sia così, e che rimangano tra me e le persone che amo. Però direi che, in generale, sono una persona trasparen