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 2025  maggio 25 Domenica calendario

Chi si rivede la società di mutuo soccorso

Viviamo tempi difficili. Tempi in cui i modelli tradizionali faticano a rispondere a crisi sanitarie, ambientali, economiche e sociali sempre più complesse. In questo scenario di incertezza e crescente disuguaglianza, tornano a emergere forme di organizzazione collettiva che mettono al centro la solidarietà e la condivisione. Tra queste, il mutualismo sta riconquistando una nuova centralità come risposta concreta ai bisogni del presente e del futuro.
Nato nell’Ottocento come strumento di tutela dal basso, il mutualismo si è evoluto in molte direzioni. Oggi include mutue assicurative, sanitarie, cooperative sociali, casse di assistenza tra lavoratori, reti di welfare aziendale e comunitario. In questo quadro si inseriscono anche le società di mutuo soccorso (sms), prime libere organizzazioni create per garantire forme volontarie di tutela a lavoratori e cittadini.
Gli ultimi dati disponibili, raccolti da Isnet nel 2019, censivano in Italia circa 1000 società di mutuo soccorso, di cui circa 500 attive. «Il contesto è sempre quello, però nel frattempo 232 società attive hanno scelto di iscriversi al Registro unico nazionale del terzo settore (Runts) avviato nel 2021, confermando la natura dinamica e in trasformazione del mutualismo», spiega Laura Bongiovanni, presidente di Isnet, associazione con una rete di oltre 1.200 imprese sociali.
Un’evoluzione che si riflette anche nel ruolo di queste realtà: società no profit che svolgono attività continuative a favore dei soci che versano quote annuali. Sempre più spesso, queste organizzazioni assumono un ruolo rilevante nell’ambito sociosanitario integrativo. Offrono prestazioni come rimborsi per ricoveri, assistenza domiciliare, cure odontoiatriche e altri servizi fondamentali. Più della metà delle sms attive ha già rapporti con strutture sanitarie, mentre una su tre prevede di svilupparle ulteriormente nei prossimi anni. Solo una piccola parte si dedica in esclusiva ai servizi sociosanitari, mentre molte affiancano a questi iniziative culturali, formative e di sostegno alle famiglie.
La base associativa di queste società mostra una crescita media prevista del 5,5% annuo, che arriva al 16,7% tra quelle con attività sociosanitarie esclusive. Una stima prudenziale, elaborata a partire dal confronto tra diverse fonti autorevoli (tra cui Fimiv, Isnet, Reale Mutua, Federcasse e Confcooperative) colloca il valore economico diretto delle società mutualistiche (mutue sanitarie, bancarie, assicurative e previdenziali) attorno ai 7-8 miliardi di euro annui. Se si includono i benefici indiretti, occupazione generata e risparmi per il sistema pubblico, il valore complessivo dell’economia mutualistica allargata può superare i 20-25 miliardi di euro. Pur con differenze strutturali, tutte queste realtàsi fondano sullo stesso principio: mettere in comune risorse e rischi per affrontare sfide che da soli non si riescono a gestire. In Italia si moltiplicano anche le esperienze di mutualismo tra freelance, nei piccoli comuni, nelle aree interne, tra studenti e giovani lavoratori. In molti casi, queste realtà affiancano o suppliscono il welfare pubblico, sempre più sotto pressione. La loro forza è nella prossimità: conoscono i bisogni locali, costruiscono relazioni di fiducia, mobilitano risorse che altrimenti resterebbero disperse. Offrono occupazione stabile, spesso a donne e giovani, e promuovono modelli di sviluppo più inclusivi.
Negli ultimi anni, il quadro normativo ha registrato alcune evoluzioni significative. Con l’avvio del Registro nazionale del Terzo settore, molte realtà mutualistiche si sono iscritte come enti del terzo settore, adeguando i propri statuti e potendo così accedere a fondi pubblici e bandi Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza). Nel 2024, un decreto attuativo ha aggiornato le regole sulle società di mutuo soccorso, rafforzando controlli e trasparenza. La Legge di Bilancio 2025 ha rifinanziato gli incentivi fiscali per le mutue sanitarie e previsto sostegni alle cooperative di comunità, sempre più centrali nei progetti di rigenerazione sociale. È inoltre in discussione alla Camera una proposta di legge nazionale per riconoscere e promuovere le cooperative di comunità, già regolamentate da alcune Regioni.
Non mancano, tuttavia, le criticità. Alcune organizzazioni faticano ad attrarre nuove energie, a innovare i propri strumenti e a rendere visibile il proprio impatto. Ma la direzione è chiara: il mutualismo non è un’alternativa allo Stato né un sostituto del mercato. È una risorsa complementare, che può rafforzare la resilienza delle comunità, colmare vuoti nei servizi e costruire legami.