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 2025  maggio 25 Domenica calendario

Gli Usa preparano l’addio all’Unesco

Donald Trump si prepara a ritirare gli Stati Uniti dall’Unesco e intanto ha già scatenato una battaglia ideologica all’interno dell’agenzia dell’Onu incaricata di promuovere l’educazione, la cultura e la tutela del patrimonio.
A febbraio, il presidente americano ha firmato un ordine esecutivo per valutare entro 90 giorni la permanenza degli Usa nell’organizzazione. Un fronte già aperto nel suo primo mandato, quando Trump aveva deciso di abbandonare l’Unesco che ha il quartier generale a Parigi. Era stato Joe Biden, nel 2023, a ripristinare l’adesione americana.
Ora che i 90 giorni sono scaduti, arrivano segnali di un addio imminente. Nell’ultima sessione del Consiglio esecutivo, la delegazione Usa ha votato contro più l’80% delle risoluzioni: tutte quelle in cui comparivano parole come “Gender”, “Sustainable Development Goals (Sdgs)”, o “Inclusion-equity-diversity (ied)”.Secondo una fonte diplomatica, le istruzioni arrivate da Washington erano esplicite: respingere qualsiasi testo che contenesse riferimenti a uguaglianza di genere o sostenibilità. Una posizione ideologica giustificata con il presunto rischio di «violazione della sovranità americana».
A Parigi è stata inviata una delegazione incaricata di redigere un rapporto destinato alla Casa Bianca. Ma secondo fonti interne all’organizzazione, molti degli emissari americani hanno ammesso apertamente dinon conoscere i meccanismi dell’Unesco perché fino ad allora si erano occupati di contrasto all’immigrazione illegale. Il clima, durante gli incontri, è apparso surreale. A più riprese, è stato fatto notare alla delegazione trumpiana che un’uscita dall’Unesco significherebbe cedere spazio d’influenza alla Cina, che già rafforza la sua presenza culturale nei paesi in via di sviluppo. Non è servito neppure sottolineare che anche la Russia, pur emarginata dal contesto internazionale dopo l’invasione dell’Ucraina, ha scelto di restare all’interno dell’Unesco, facendo valere le proprie posizioni.
Il disimpegno americano avrà anche conseguenze economiche. Gli Usa hanno saldato solo in parte la loro quota per il 2024, non hanno ancora versato la tranche prevista per il 2025 e non hanno finito di colmare i debiti pregressi. La crisi arriva in un momento delicato per l’agenzia, di cui l’Italia è uno dei principali contributori.
La direttrice generale Audrey Azoulay, artefice del riavvicinamento con Washington, è in scadenza di mandato. A dicembre, durante la cerimonia per la riapertura della cattedrale di Notre-Dame, Azoulay ha parlato con Trump, smentendo presunte derive antisemite dell’Unesco e sottolineando come, proprio grazie ai fondi americani, sono stati avviati nuovi programmi contro l’odio antiebraico. Il favorito per la direzione è l’ex ministro egiziano della Cultura, Khaled el-Enany, che intende puntare sulla lotta alla radicalizzazione a Gaza. Ma non è detto che questo possa bastare a far cambiare idea a Washington.