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 2025  maggio 25 Domenica calendario

Bruxelles accelera sui controdazi “E se Trump insiste la web tax”

La Ue è pronta ad anticipare alle prossime due settimane le contromisure ai dazi americani. Ma la guerra delle tariffe rischia di diventare anche quella del gas. L’ennesima retromarcia di Donald Trump sulle tariffe alle importazioni dall’Europa ha creato a Bruxelles da un lato nuova confusione e dall’altro ha confermato l’inaffidabilità del presidente americano. Ma il vero interrogativo è banale: perché l’ha fatto?
La Casa Bianca offre una versione, l’Ue un’altra. A Bruxelles sono convinti che dietro la mossa del Tycoon ci sia un fattore “nobile”: la trattativa sull’Ucraina e sull’aumento delle spese militari. Ed uno molto più prosaico: il gas. Nella Commissione e in diverse Cancellerie europee, infatti, sono convinti che Trump si aspettasse nei documenti negoziali un riferimento esplicito e quantitativo relativo al maggiore acquisto di gas liquido. Elemento che, però, l’Unione, pur concordando sulla necessità di incrementare l’import di Gln, non avrebbe potuto comunque menzionare ufficialmente. Per di più la linea della Commissione su questo versante è netto: mai più un solo fornitore, bisogna diversificare. E su questo aspetto nessuno dei 27 vuole retrocedere dopo quel che è successo con il metano russo. Anzi, tra le possibili contromisure allo studio di Bruxelles c’è anche quello di “diversificare ancora di più”. Per questo da Washington parlano di «frustrazione crescente» nei confronti dell’Ue.
E per questo l’altro ieri è scattato l’ennesimo diktat dei dazi al 50 per cento. Anzi i “negoziatori” statunitensi si lamentano della troppo poca concretezza. Per il Tycoon, le ultime proposte di Bruxelles non colgono le esigenze degli Usa: rimuovere congiuntamente i dazi sui beni industriali, aumentare l’accesso ad alcuni prodotti agricoli americani, co-sviluppare data center basati sull’intelligenza artificiale, concordare acquisti strategici di semiconduttori per contrastare la Cina, cooperare nell’industria navale e nel settore energetico nel suo complesso, non è quel che serve agli States.
Per l’Unione, invece, gli obiettivi dell’Amministrazione americana sono altri e piuttosto pratici. Ma proprio per questo, purmantenendo l’intenzione di non interrompere il dialogo e di puntare sull’azzeramento reciproco delle tariffe, la Commissione non intende accettare nessun tipo di ricatto sebbene ci siano anche partner – come l’Italia che invocano prudenza – Se il primo giugno i dazi americani entreranno davvero in vigore, allora anche il “Vecchio Continente” anticipare almeno una parte delle sue tariffe. E a quel punto non ci potrà essere alcuna garanzia nemmeno sui nuovi acquisti gas liquido dagli Usa. Poche settimane dopo, ai primi di luglio, entrerà in azione il pacchetto complessivo da 100 miliardi che crescerebbe di importo fino a 150. Perché la rispostacomunitaria sarà “uguale e contraria”. L’ultimo aspetto riguarda le “Big Tech”. A quel punto tutti provvedimenti per ridurre il surplus commerciale statunitense nei servizi sarà messo sul tavolo. Compresa una consistente web tax. E in parallelo la prossima settimana Bruxelles potrebbe presentare un proprio fondo sull’IA.
A quel punto la battaglia non sarà teorica ma pratica. Sempre la prossima settimana la Commissione tenterà un nuovo contatto con la Casa Bianca. E la stessa Ursula von der Leyen sta valutando se avocare a se il dossier e provare a discutere direttamente con Trump.