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 2025  maggio 25 Domenica calendario

Esecuzioni, minacce ai cronisti e paura. Quel giro di violenza e tangenti che dall’Aja arriva alla cerchia di Erdogan

Cosa lega la violenta esecuzione di un 41enne turco-cipriota e le minacce a una giornalista, sua connazionale, al nome di Erdogan, “sultano” di Turchia? Il primo viene ucciso alle 17,45 del 1° maggio, nel giardino dell’Hotel Hoevevoorde di Rijswijk, sobborgo dell’Aja, da un killer che esplode alcuni colpi di pistola. La vittima è Cemil Önal, in Olanda dal dicembre del 2023 perché arrestato dall’Interpol su richiesta della Turchia. L’accusa è quella di essere la mente dietro l’omicidio del ricco uomo d’affari Halil Falyalı – di cui Önal è stato contabile dal 2014 al 2021, come riferirà egli stesso – ucciso la sera dell’8 febbraio 2022 in un’imboscata nei pressi della sua residenza nella città di Kyrenia, a Cipro del Nord.
A marzo di quest’anno però, Önal era stato rilasciato e prima di essere ucciso a sua volta aveva riferito più volte di temere per la propria vita: “Questa sarà la mia morte”, aveva dichiarato lunedì 28 aprile incontrando i giornalisti investigativi del consorzio Follow The Money. Agli stessi, un portavoce della Procura dell’Aia aveva confermato che l’ufficio era “in frequente contatto con la vittima e il suo avvocato”. Dietro l’impero di Falyalı, fatto di hotel di lusso, resort e casinò, infatti c’è dell’altro. Nel dicembre 2022, i magistrati turchi dichiarano che l’imprenditore era a capo di un’organizzazione criminale dedita al gioco d’azzardo illegale e al riciclaggio di denaro. Da Ankara indagano più di 240 persone, tra cui la vedova e il fratello di Falyalı, Özge Taşker e Hüsnü Falyalı. Önal parla con la stampa (anche internazionale) di un meccanismo che fattura 80 milioni di dollari al mese.
Del caso si occupa anche la giornalista Ayşemden Akın, caporedattrice della testata nord-cipriota Bugün Kıbrıs e autrice dell’inchiesta in tre parti “Halil Falyalı Lives”, in cui sostiene come molte delle operazioni illegali messe in piedi dal gruppo siano ancora attive, con parte dei vertici tuttora al loro posto (in particolare Özge) e un nuovo quartier generale a Dubai. Il 30 aprile scorso – il giorno prima l’esecuzione di Önal – Akın riceve una telefonata anonima dove viene minacciata di morte se non avesse interrotto il suo lavoro di investigazione. Si saprà solo che il numero del mittente è registrato in Turchia, mentre la giornalista viene messa sotto protezione.
Ma perché è pericoloso parlare delle vicende giudiziarie di Falyalı? Dal dicembre 2023, il giornalista Cevheri Güven pubblica una serie di video sul suo canale YouTube contenenti registrazioni audio di telefonate di Önal dalla prigione olandese, in cui il 41enne riferisce di tangenti a politici dell’AKP (il partito di Erdogan): “Özge ha dato 50 milioni di dollari all’allora vicepresidente (turco ndr) Fuat Oktay, affinché i suoi beni non venissero sequestrati e lei estradata a causa dell’indagine in Turchia”. Poi descrive l’attività di spionaggio messa in campo dal fratello di Falyalı ai danni di esponenti di spicco della politica di Ankara, a scopo di ricatto: “Hanno delle penne, sono dispositivi di registrazione, quando arrivano ministri e presidenti, registrano tutto. Esistono dispositivi che hanno l’aspetto di una spina a tre poli. Li mettono nelle stanze. Hüsnü li fornisce. Anche gli orologi hanno le microcamere”.
Filmati (almeno 45, secondo quanto riferito ad Akın in un’intervista) che “conservano su un server in Israele” e che coinvolgono anche i figli di Binali Yıldırım, primo ministro dal 2016 al 2018 e di Hakan Fidan, attuale ministro degli Esteri. Önal parla a ruota libera: “Il 7 marzo 2020, 20 milioni di dollari sono stati dati a Sadik Soylu – figlio di Süleyman Soylu, ministro degli Interni di Ankara dal 2016 al 2023 – e a Süleyman tramite Sadik. Io vi dico queste cose, ma i loro beni verranno confiscati? No”.
E poi ancora Maksut Serim, ex consigliere capo per gli affari finanziari della presidenza, da cui Falyalı – secondo il Bugün Kıbrı – ha acquistato proprietà a prezzi gonfiati per nascondere tangenti. Non sappiamo se l’uccisione di Önal e le minacce a Ayşemden Akın siano legate a queste dichiarazioni. Quel che è certo è che le vicende legate al caso Falyalı nascondono un quadro molto più complesso. Nel mentre, la polizia olandese sta ancora cercando l’assassino del 41enne all’Aja e ha recentemente pubblicato le foto di un secondo uomo, un complice che ha conversato con il killer prima che entrasse all’hotel Hoevevoorde. Entrambi risultano tuttora ricercati.