ilfattoquotidiano.it, 25 maggio 2025
Mafia, il governo vuole modificare lo scioglimento dei Comuni. Piantedosi: “Valutiamo alternative”. Avs: “Ipotesi inquietante”
“Sullo scioglimento dei Comuni per infiltrazione camorristica, stiamo riflettendo se sia sempre questa la soluzione giusta da adottare”. A Caivano per partecipare a un evento organizzato da Fratelli d’Italia, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi annuncia l’intenzione del governo di modificare l’istituto introdotto nel 1991 per contrastare la compressione della democrazia negli Enti causata delle infiltrazioni mafiose.
Ma per il ministro quella norma va modificata: “Non credo che lo scioglimento dei comuni, come istituto, sia un fattore di veicolazione della mafia o della camorra ma una riflessione se sia sempre la soluzione più appropriata negli esiti che ci sono dopo 18 mesi di gestione commissariale, è un altro discorso“. Così Piantedosi fa sapere che l’idea allo studio del governo Meloni è una sorta di terza via: “Stiamo ragionando in prospettiva – ha aggiunto – sulla possibilità di creare un terzo genere tra scioglimento e non scioglimento, utilizzando ovviamente le prefetture, magari mediante formule di affiancamento ai sindaci“.
Un’ipotesi subito definita “inquietante” dal capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra nella commissione Affari costituzionali della Camera, Filiberto Zaratti: “Se sono state ravvisate le condizioni per lo scioglimento di un comune per infiltrazioni mafiose non si capisce quali possano essere le vie di mezzo, e che senso avrebbe la formula di affiancamento. Invece di combattere le cosche, Piantedosi si sta preoccupando di trovare forme di convivenza tra un sindaco presunto mafioso e le istituzioni”, sottolinea il deputato.
In realtà il depotenziamento dell’istituto dello scioglimento per infiltrazioni mafiose è un tema caro ad alcune forze di governo. L’idea era già nel programma elettorale della Lega di Matteo Salvini alle scorse politiche. Con una narrazione iper-semplicistica, il Carroccio proponeva infatti la “decadenza” della “singola persona collusa“, dimenticando però che per sciogliere un Comune difficilmente basta una singola “mela marcia”: il Testo unico degli enti locali richiede la sussistenza di “concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori (…) ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali”.
Vi deve essere pertanto un reale pericolo. A valutarlo è un’apposita Commissione di indagine prefettizia, nominata proprio dal ministero dell’Interno, che dopo un approfondito esame trasmette le conclusione del suo lavoro al ministro dell’Interno, il quale decide se archiviare oppure sottoporre la proposta di scioglimento al Consiglio dei ministri, che delibera nel merito. Un procedimento complesso che ha portato, dal 1991 a oggi, allo scioglimento di 393 Consigli comunali per infiltrazioni mafiose (di cui solo 25 annullati a seguito di ricorso). L’ultima decisione ad aprile scorso, quando il Consiglio dei ministri ha sciolto 4 Comuni, tra cui Caserta e Aprilia per “accertati condizionamenti da parte della criminalità organizzata che compromettono il buon andamento dell’azione amministrativa”. Il governo adesso però valuta alternative.