Corriere dell’Alto Adige, 25 maggio 2025
Ascoltare le scuse di Katharina Zeller
Nelle zone di frontiera i simboli sono materiale da maneggiare con cura anche perché in un attimo si rischia di passare da democratici a neofascisti. O neonazisti. A seconda dei casi. Lo dimostra il caso della neosindaca di Merano Katharina Zeller che ha suscitato un vespaio sfilandosi la fascia tricolore che il suo predecessore Dario Dal Medico le aveva appena infilato. Zeller si è subito scusata ma non è bastato a placare l’indignazione sui social dove continuava a rimbalzare quella frase infelice: «Se l’Italia non ti piace vai in Austria». Una frase che chi vive in Alto Adige collega immediatamente alle Opzioni del 1938, uno dei momenti più bui della storia di questa terra. Il momento in cui un intero popolo fu costretto a scegliere se abbandonare la propria terra o la propria cultura. Restare significava rinunciare a parlare tedesco e in molti casi anche cambiare il nome. L’alternativa era emigrare nella Germania nazista.
Come italiani che vivono qui abbiamo il dovere di ricordare al resto del Paese che quella maledetta frase non si deve pronunciare. Così come abbiamo il dovere di comprendere che ancora oggi molti sudtirolesi non si sentono italiani. E quella frase non fa altro che allontanarli ancor di più. Piuttosto bisogna ricordare che cosa l’Italia repubblicana ha fatto per questa terra e ricordare che il Tricolore è il simbolo un Paese che è stato capace di concedere l’Autonomia all’Alto Adige.
Un’Autonomia che ci piace definire la più bella del mondo. Anche se ci sono ancora tante contraddizioni e storture da correggere, è un dato di fatto che in altre zone di confine la situazione è molto più tesa. I paesi Baschi, la Catalogna o il Donbass solo per citare alcuni esempi. Far convivere identità diverse è un sfida quotidiana, capire le ragioni degli altri non è mai facile ma è così che è nata l’Autonomia. Con grandi statisti italiani che hanno saputo mettersi nei panni dei sudtirolesi e i grandi leader della Svp, Magnago in primis, che hanno saputo tenere a bada quelle frange più estremiste che volevano scatenare una guerra civile a suon di tritolo.
Chi ha una certa età si ricorda delle bombe che illuminavano le notti, quei boati che ti svegliavano di soprassalto. Tempi bui in cui siamo più volte finiti sull’orlo del baratro. Oggi viviamo in una delle regioni più ricche d’Europa con un benessere diffuso, certo ci sono ancora grandi differenze sociali, c’è un’emergenza casa che costringe centinaia di persone a vivere in strada in bivacchi di fortuna. Molti di questi sono stranieri che fuggono da paesi dilaniati da guerre civili: ecco perché dobbiamo essere orgogliosi del modello di convivenza che hanno costruito coloro che ci hanno preceduto.
Nell’era dei social però si reagisce di pancia. Si scrive la prima cosa che passa per la testa, si scatenano veri e propri linciaggi digitali. Invece per preservare la convivenza bisogna riflettere prima di parlare. Pesare gli aggettivi e i gesti. Zeller, sfilandosi il tricolore ha agito d’istinto, di pancia. Poi quando ha riflettuto sulle conseguenze del suo gesto ha pensato bene di scusarsi (cosa rara per un politico che spesso si incaponisce a difendere l’indifendibile) e di farsi fotografare in ufficio con la fascia tricolore. Questo dovrebbe bastare a chiudere l’incidente: chi conosce l’Alto Adige sa che gli anti-italiani sono altri. Quelli che vogliono cancellare i toponimi, quelli che scarabocchiano sui cartelli dei sentieri di montagna, quelli che vorrebbero tenere fuori gli italiani dalle scuole in lingua tedesca o che non perdono occasione per chiedere un’improbabile secessione incompatibile in un’Europa dove le minoranze sono tante e in cui, se ci si mette a toccare i confini, si rischia di scatenare la terza guerra mondiale. Spetta a noi custodire questo patrimonio di convivenza e fare in modo che vivere insieme sia un arricchimento quotidiano. Questa eredità è troppo preziosa per dilapidarla. Dunque bisogna saper agire con moderazione e la moderazione richiede di saper passar sopra incidenti del genere.