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 2025  maggio 25 Domenica calendario

Intervista a Luciano Canfora

Il firmacopie di Luciano Canfora al Salone del Libro è una lunga fila di giovani e giovanissimi. Approfittano dell’occasione per metterlo al corrente dei propri percorsi universitari e scolastici e per strappare qualche consiglio. C’è addirittura una mamma che porge al professore la copia per la dedica confidando: «È per mio figlio che è iscritto a filosofia ma non ha dato ancora esami». La speranza è che il libro autografato lo sproni a studiare. A trascinare le folle alla presentazione del libro non c’è solo la popolarità del professore: certamente gioca un ruolo il libro che presenta: La grande guerra del Peloponneso, edito da Laterza. Tucidide la definì la «grandissima guerra», durò trent’anni e logorò entrambe le forze in campo, prima Atene e poi Sparta. C’è chi spera di trovare tra le pagine del saggio qualche risposta per capire l’attualità segnata dai conflitti e dalle escalation.

Il tema di questo salone è “Le parole tra noi leggere": cos’è per lei la leggerezza?
Sarebbe avere meno rumore intorno e avere un po’ più di ordine, ma capisco che è un’iniziativa talmente gigantesca che ormai è fuoriuscita da se stessa, è diventato un evento mondiale. Quindi mi rassegno al fatto che è veramente una cosa importante.
Professore, lei presenta qui al Salone un saggio che si intitola La Grande guerra del Peloponneso. Ci sta dicendo che studiare le guerre del passato per capire quelle del presente?
Sono stato ispirato a scriverla ristudiando la Prima guerra mondiale e in quel momento incominciava la guerra in Europa. Siamo in un momento particolarmente grave, studiare la storia è necessario ma non basta. E poi il nostro dibattito italiano è truccato, nel senso che i principali partiti non si pongono il problema di dire la verità ma fanno capo a delle forze esterne che ordinano come loro si devono esprimere. Soprattutto quando si parla di guerre.
Cosa non abbiamo imparato dai conflitti del passato?
Non abbiamo imparato a fermarci in tempo, che sarebbe la regola aurea per evitare disastri. Infatti, abbiamo una non-verità che straripa nell’informazione italiana, molto triste. Il romanzo da rileggere e che ci racconta di tutto questo è Niente di nuovo sul fronte occidentale di Erich Maria Remarque, pubblicato nel 1929. Parla della durezza della guerra, della inutilità della guerra; quindi, è un libro che dura nel tempo, certamente.
Per trovare sollievo con tre romanzi, quelli della sua vita?
Penso che la letteratura mondiale, in particolare quella russa, francese, inglese, italiana e spagnola per tenerci proprio all’Europa, abbia dei mausolei di saggezza. Per esempio, potremmo consigliare di rileggere il Don Chisciotte; I promessi Sposi, a parte l’ultimo capitolo che è un po’ in tono minore, e poi un libro per me irrinunciabile I miserabili di Victor Hugo.
 
E a proposito di Europa, cosa pensa delle linee guida del Ministero dell’istruzione che stabiliscono di mettere al centro dei programmi la “Storia dell’Occidente”?
È una cosa veramente umiliante che dopo tanti anni in cui si è allargato l’orizzonte storiografico improvvisamente lo si voglia restringere. È una scelta che trovo triste ma passerà, come tutte le malattie.