ilmessaggero.it, 25 maggio 2025
Maria Teresa Ruta festeggia 65 anni: «Dalla violenza sessuale subita, al no a Maradona. Riuscii a fidarmi di Amedeo Goria, ma sbagliai»
Maria Teresa Ruta ha compiuto 65 anni. Un compleanno che ha festeggiato in India, «la terra della spiritualità, insieme con il mio Roberto. È stato il regalo più bello, e lì, in quei luoghi sospesi tra silenzio e bellezza, ho trovato una pace profonda. Dopo una vita ricca di colpi di scena, oggi posso dire di essere una donna, una madre e una nonna serena».
La sua vita sembra un romanzo.
Fin dal suo inizio: «Tutto iniziò quando, da adolescente, partecipai al concorso di bellezza Miss Muretto. Lo vinsi e cominciai i primi provini per la televisione – racconta al settimanale DiPiù -. Anche se, purtroppo, fui subito segnata da un evento drammatico: subii infatti un tentativo di stupro». Successe a Roma, nell’agosto del 1977 e all’epoca Maria Teresa aveva solo sedici anni.
«Stavo passeggiando per le vie di Trastevere, lungo una strada deserta, quando mi accorsi di due ragazzi che mi seguivano. Pensai che volessero rapinarmi e cercai di entrare in un palazzo per mettermi al riparo. Spinsero il portone ed entrarono con me. Cominciarono a strattonarmi, cercavano di prendermi la borsa. Iniziai a urlare, a colpirli a calci. Loro, spazientiti, mi strapparono la camicetta e cercarono di togliermi i pantaloni, ma io continuavo a colpirli con tutte le mie forze. Fu orribile. Alla fine, uno dei due mi diede uno schiaffo fortissimo e svenni. Quando riaprii gli occhi, c’era una signora accanto a me. Mi disse: “Ho sentito le urla, mi sono avvicinata e i due sono scappati...”. I pantaloni erano slacciati, ma ancora al loro posto. Io non ho mai ricordato se avessero abusato di me...».
Un episodio che la condizionò. Maria Teresa Ruta si sentiva in colpa e per la vergogna non disse niente a nessuna. I lividi? Per una caduta. Ma non era vero. Una tentativo di violenza che «per molti anni mi condizionò. Non sono più riuscita a farmi sfiorare da nessuno». All’epoca aveva un fidanzato a Torino, la città in cui viveva. Lo lasciò da un giorno all’altro senza dargli una spiegazione. «Da fuori – racconta ancora al settimanale diretto da Osvaldo Orlandini – sembravo sempre la stessa: allegra, solare. Ma dentro avevo l’anima lacerata. Continuai la mia vita con grande determinazione, ma portandomi dentro quella ferita».
Per fortuna c’era il lavoro, la sua carriera che cominciava a decollare grazie alle trasmissioni sportive. «All’inizio della mia carriera da giornalista sportiva, non posso negare di essere stata molto corteggiata, anche dai calciatori. Ricordo Paulo Roberto Falcão, ma soprattutto Diego Armando Maradona. Diego era molto galante. Ricordo che era appena arrivato al Napoli e, per conoscerlo e intervistarlo, mi travestii da uomo per non dare nell’occhio: mi misi un cappellino e iniziai a palleggiare con lui. Poi, quando mi tolsi il cappello e rivelai la mia identità, fummo circondati dai fotografi. Finimmo in prima pagina sulla Gazzetta dello Sport. Diego iniziò a corteggiarmi, ma se qualcuno mi chiede se ci sia stato qualcosa tra di noi, rispondo che, in ogni caso, non sarebbe stato possibile. Perché, dopo il trauma della violenza subita, gli uomini mi facevano paura. La ferita era sempre fresca nell’anima. Maradona mi corteggiava, ma io gli feci capire che non mi interessava. E si rassegnò».
Poi arrivò all’improvviso Amedeo Goria: «Ricordo le sue parole: “Ti amo. Voglio sposarti. E sono pronto ad aspettarti e a rispettarti”. Quella sua sensibilità mi toccò profondamente. Cominciai a fidarmi e fu lui il primo uomo che ebbi dopo quella maledetta notte a Roma. Ci siamo sposati e, dal nostro amore, sono nati due splendidi figli: Guenda e Gian Amedeo».
Poi però ci furono i tradimenti: «Trovai anche un’agendina segreta – scrive ancora DiPiù – erano annotati almeno duemila numeri di telefono, solo di donne, con accanto delle stelline. Per me fu l’ennesima ferita. Come si può tradire in modo così spudorato quando si ama qualcuno? Non sono mai riuscita a darmi una risposta. Eppure anche io ho avuto le mie occasioni, ma non ho mai ceduto, non ho mai tradito».
«Per fortuna – continua Maria Teresa Ruta al settimanale – l’amore vero ha poi bussato alla mia porta. Nel 2006 ho incontrato Roberto. All’inizio non ci sopportavamo: lui è un produttore musicale e televisivo, dovevamo lavorare insieme, ma nessuno dei due ne aveva voglia. Poi, non so. C’è stato un colpo di fulmine, all’improvviso. Una passione travolgente, instancabile».
Un rimpianto? Sì, uno e grande: «Non avere avuto un figlio con Roberto. Quando l’ho conosciuto avevo già quarantasei anni. Non riuscendo a rimanere incinta in modo naturale ci rivolgemmo al professor Severino Antinori, che ci indicò il percorso per la fecondazione assistita. Ma rinunciai, all’ultimo, convinta che avrei deluso i miei figli. Sbagliai, ancora, perché anni dopo mi dissero: “Mamma, avremmo voluto avere un fratellino”»