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 2025  maggio 24 Sabato calendario

Ferri è questore di Monza dopo la condanna sulla scuola Diaz

Sono passati quasi 24 anni, ma la nomina di Filippo Ferri a questore di Monza riapre, almeno un po’, le ferite del G8 di Genova 2001. Perché quelle ferite ci sono ancora, perché al governo c’è una destra che per lo più si identifica con le forze dell’ordine anche quando superano i limiti, come avvenne con gli uomini dell’allora capo della polizia, Gianni De Gennaro, e con quanti organizzarono la repressione del movimento no global nel capoluogo ligure. Fino all’orrenda mattanza e alle prove false – le due famose bottiglie molotov, ma non solo – costruite per arrestare 93 innocenti alla scuola Diaz. Un’operazione che, secondo il vicecapo della polizia dell’epoca, lo scomparso Ansoino Andreassi, serviva a controbilanciare le immagini di quei giorni: le scorribande del black bloc, le cariche feroci anche su cortei legittimi e la morte del 23enne Carlo Giuliani per mano di un carabiniere. Non tutti ricordano, ma in Europa si parlava dell’Italia come del Cile di Pinochet.
Ferri era un funzionario poco più che trentenne, capo della squadra mobile di La Spezia, che firmò e in parte scrisse – anche se certo non comandava lui – i verbali della Diaz. Per questo nel 2012 è stato condannato in via definitiva per falso a tre anni e 8 mesi di reclusione e all’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Nella sentenza si legge dell’“odiosità del comportamento di chi, in posizione di comando, una volta preso atto che l’esito della perquisizione si era risolto nell’ingiustificabile massacro dei residenti nella scuola, invece di isolare ed emarginare i violenti denunciandoli, dissociandosi così da una condotta che aveva gettato discredito sulla nazione agli occhi del mondo intero e di rimettere in libertà gli arrestati, avevano scelto di persistere negli arresti creando una serie di false circostanze”. Prima del 2012 Ferri aveva fatto carriera, da La Spezia era andato a dirigere la squadra mobile di Firenze. Era stato promosso di fatto o di diritto come altri imputati, a riprova di come la politica e i vertici della polizia avessero pienamente approvato le violenze e gli abusi del luglio 2001. Si sono arresi solo alle condanne faticosamente ottenute dal pm Enrico Zucca, ostracizzato anche da parte della magistratura ma oggi procuratore generale di Genova, e dal collega Francesco Cardona Albini.
Ferri non è andato in carcere come tutti gli incensurati condannati a meno di 4 anni, ma ha scontato l’interdizione. Per un po’ ha fatto l’addetto alla sicurezza del Milan di Silvio Berlusconi perché è un uomo fortunato, figlio di Enrico Ferri che fu ministro del Psdi alla fine degli anni 80 e fratello dell’ancora più fortunato Cosimo, magistrato, già leader di Magistratura indipendente, poi parlamentare e sottosegretario. Da tempo è rientrato in polizia, come gli altri condannati della Diaz che non sono andati in pensione. È stato anche promosso e dirigeva la Polfer di Milano, un ruolo defilato. Questore a Monza è invece una posizione di prima linea: affidarla a Ferri, che pure è un funzionario equilibrato, può sembrare una scelta di “restaurazione”, ma dovrà essere valutato per quello che farà. Per i fatti del 2001 è stato già giudicato, a differenza di molti altri colpevoli mai processati. E di chi l’ha fatta franca, anche a spese di altri.