Corriere della Sera, 23 maggio 2025
Scambio di prigionieri, gli incubi di chi torna: «I russi ci torturano con cani e ossa umane»
«Dobbiamo liberare tutti i nostri, incondizionatamente. Stiamo cercando di fare il massimo». Mentre il presidente ucraino Volodymyr Zelensky prova a rassicurare l’opinione pubblica, sale la tensione in vista del maxi scambio di 1.000 prigionieri per 1.000 tra Kiev e Mosca, unico risultato raggiunto ai colloqui di Istanbul tra le due parti. Il 17 maggio, il Servizio di sicurezza ucraino (Sbu) ha annunciato di aver avviato le procedure per la creazione delle liste come confermato al Corriere anche dal vice capo dell’intelligence militare, Vadym Skybytskyi. Ancora non sono stati resi pubblici né la data del rilascio né il luogo ma il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov si è detto fiducioso che lo scambio possa avvenire già per questo fine settimana. Inoltre ieri sera Zelensky durante una riunione per controllare le liste russe ha annunciato di aver sollevato la questione del rilascio di prigionieri politici e giornalisti mentre Mosca confermava di aver ricevuto le liste da Kiev.
Fin qui mediati da Emirati Arabi, Turchia, Stati Uniti e Vaticano, gli scambi di prigionieri tra Russia e Ucraina avvengono regolarmente dall’inizio della guerra nel 2022 e sono l’unico caso di contatto e collaborazione tra le due parti. L’ultimo ha avuto luogo il 6 maggio, quando l’Ucraina ha ottenuto il ritorno di 205 soldati con uno scambio di prigionieri uno a uno. In totale sono stati rimpatriati da Kiev fin qui 4.757 prigionieri di guerra. Il numero totale di militari catturati viene tenuto segreto da entrambe le parti ma gli ucraini parlano di 16 mila persone ancora in stato di detenzione e a maggio Iryna Vereshchuk, vice capo dell’ufficio del presidente, ha confermato 2.000 civili ucraini in stato di prigionia in Russia.
In febbraio il Comitato internazionale della Croce Rossa, pur non essendo coinvolto direttamente negli scambi come invece prevederebbe la Convenzione di Ginevra, ha rivelato che il numero di casi aperti di persone scomparse collegati alla guerra tra Russia e Ucraina è più che raddoppiato nell’ultimo anno, raggiungendo quota 50 mila per entrambe le parti. Secondo Dusan Vujasanin, capo dell’ufficio dell’Agenzia centrale di ricerca di Icrc che ha lavorato anche nella ex Iugoslavia, la ricerca dei dispersi continuerà probabilmente a lungo dopo la fine della guerra «per anni se non decenni».
Nel 95 per cento dei casi, i prigionieri ucraini – denunciano le Nazioni Unite – sono stati torturati. Nei giorni scorsi il Commissario per i diritti umani ucraino Dmytro Lubinets, dopo che la Cnn ha diffuso un video che mostra soldati russi giustiziare direttamente sul campo militari ucraini, ha inviato lettere ufficiali ad Icrc e alle Nazioni Unite, sottolineando che l’omicidio di soldati e ufficiali prigionieri è un crimine di guerra. Il 29 aprile, lo stesso giorno, in cui è stata resa nota la notizia che il corpo della giornalista ucraina Viktoria Roshchyna, era stato restituito dai russi senza organi per coprire i segni di tortura, durante una conferenza stampa organizzata dalla Ong ucraina Media Initiative for Human Rights (Mihr), il marine ucraino Ivan Dibrova, catturato nel 2022 e poi rilasciato, ha raccontato: «Ci hanno costretti a quattro zampe. Ci hanno colpito la schiena con pistole elettriche per farci strisciare più velocemente, anche se molti di noi erano feriti. È così che ci hanno portato all’aereo da trasporto. I cani ci sono saltati addosso e ci hanno morso». Secondo Maria Klymyk, analista del Mihr, «i nostri soldati sono spesso gli unici testimoni di ciò che accade ai civili sotto custodia russa. I civili vengono raramente rilasciati. E la tortura non fa distinzioni per sesso, età o stato di salute».
Alla tv ucraina, Sevgil Musayeva, caporedattrice di Ukrainska Pravda, media che ha condotto un’inchiesta insieme ad altri giornali stranieri dopo la morte della sua giornalista Roshchyna, ha parlato di 186 prigioni in Russia e nei territori occupati in cui sono detenuti cittadini ucraini. «In 29 di queste, la tortura viene praticata regolarmente: una tortura barbara e disumana», ha dichiarato. «I detenuti vengono spogliati e lasciati in balia dei cani. Vengono immersi nell’acqua gelida fino alle convulsioni. Sospesi a testa in giù, sottoposte a scariche elettriche finché non ‘confessano’». «In alcuni luoghi – ha aggiunto – vengono date loro ossa umane con cui ‘giocare’. L’ho sentito dire direttamente dagli avvocati che rappresentano i nostri cittadini. In altri, i prigionieri vengono costretti a sdraiarsi in bare di metallo e sono picchiati con bastoni».