la Repubblica, 23 maggio 2025
Lo Studio Ovale come un ring: dopo Zelensky è toccato a Ramaphosa, ora i leader mondiali hanno paura
Un nuovo problema si è diffuso tra i leader mondiali: andare in uno Studio Ovale che può trasformarsi in un ring. Dopo l’imboscata tesa da Donald Trump al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, quando lo attaccò pubblicamente sotto gli occhi dei giornalisti, è toccato al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa scoprire il bullismo del tycoon. Lo Studio Ovale viene usato dal presidente degli Stati Uniti come un ring di wrestling.
Poggiando su giornalisti inclini a blandirlo, circondato da influencer e commentatori di destra che lo trattano come un culto, Trump sta usando la stanza del presidente per mettere in imbarazzo i leader che non si piegano alla sua volontà. Il tema è diventato talmente concreto che, secondo la Cnn, ne stanno parlando le segreterie dei governi di tutto il mondo. La cattiva notizia è che può toccare a chiunque. La buona, è che i leader cominciano a prepararsi. Mentre Zelensky venne preso in contropiede dagli attacchi di Trump, spalleggiato dal suo vice, J. D. Vance, a cui si era aggiunto il conduttore di una rete tv trumpiana, stavolta il presidente ha portato avanti l’attacco da solo.
L’attacco al Sudafrica
Ramaphosa, memore dell’incidente con Zelensky, è sembrato più preparato. Nonostante le parole offensive usate dal tycoon, che ha accusato il Sudafrica di portare avanti un genocidio degli agricoltori bianchi, Ramaphosa ha risposto con calma, prima invitando al dialogo e poi facendo una battuta che Trump potrebbe non aver colto: “Purtroppo – gli ha detto il leader sudafricano, come a chiedergli sarcasticamente clemenza – non ho aerei da donarle”. Riferimento al jet reale dato in omaggio dal Qatar al presidente.
Gli altri episodi, da Carney a Macron
Rispetto al primo mandato, adesso lo Studio Ovale è molto più affollato. Vance siede sempre vicino al presidente, e spesso c’è anche il segretario di Stato Marco Rubio. Trump ha fatto del suo essere un “distruttore” un brand che gli ha fatto guadagnare il consenso degli americani. Il tycoon aveva fatto anche battute maligne alla presenza del premier canadese Mike Carney, quando aveva ribadito la sua volontà di vedere un giorno il Canada diventare il “51° stato americano”. “Mai dire mai”, aveva aggiunto Trump, al che il suo ospite aveva subito precisato: “Mai è mai”.
Il tycoon, in un’altra occasione, ha accusato falsamente l’Europa di volersi far restituire gli aiuti dati all’Ucraina, cosa subito smentita dal suo ospite di allora, il presidente francese Emmanuel Macron. A febbraio il re di Giordania Abdullah era apparso profondamente in imbarazzo quando Trump, davanti ai giornalisti, gli aveva fatto pressione perché accogliesse i rifugiati da Gaza. La Cnn, nella sua analisi, ha citato anche la premier Giorgia Meloni quando aveva interrotto la propria interprete e parlato direttamente in inglese per essere sicura che Trump capisse il senso delle sue parole sulla spesa della difesa.
La Casa Bianca ha invitato in visita ufficiale il primo papa americano della storia, Leone XIV. Non si sa se il pontefice accetterà e quando si realizzerà il viaggio. Ma di sicuro la sua diplomazia lo preparerà. Vance ha regalato a Leone XIV la divisa dei Bears, la squadra di football di Chicago. Forse un segnale di cosa potrebbe attenderlo.