La Stampa, 23 maggio 2025
Il leghista: "Il Ponte non c’entra nulla" Ma i numeri e le carte lo smentiscono
Il taglio dei fondi alle Province e alle Città metropolitane per la manutenzione delle strade diventa un caso politico. Il ministro dei Trasporti Matteo Salvini nega che siano state tolte delle risorse agli enti locali per finanziare il Ponte sullo Stretto di Messina. Nel biennio 2025-26, in effetti, i 350 milioni che erano stati stanziati a favore delle Province sono stati trasferiti alle Ferrovie nell’ambito delle opere del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ma la questione è più complessa perché i tagli si applicano fino al 2036 e ammontano complessivamente a 1,7 miliardi. Le Province ribadiscono che dal 2027 al 2036 ci sono 1,4 miliardi che serviranno al Mit anche per coprire le spese del Ponte sullo Stretto.
L’intervento sul 2025 e il 2026 è stato disposto con il Milleproroghe approvato a febbraio mentre il riparto per le varie città con i soldi rimasti è stato pubblicato con un decreto ministeriale ad aprile.
La sforbiciata da 1,4 miliardi, invece, è stata votata nell’ultima legge di bilancio. I commi 527 e 537 della manovra sono finalizzati a rimodulare le coperture finanziarie previste a legislazione vigente «per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria» (ovvero il Ponte) e di atri interventi statali. Per compensare gli effetti in termini di indebitamento e fabbisogno delle autorizzazioni di spesa nelle annualità dal 2029 al 2034, i commi 538, 539 e 540 dispongono la riduzione di autorizzazioni di spesa tra il 2027 e il 2036 su infrastrutture e rete viaria provinciali e metropolitane di competenza del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per circa un miliardo e 410 milioni di euro. I tecnici degli enti locali ricordano che la partita di giro inserita in manovra nasce da un emendamento di Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, che prevedeva proprio una serie di tagli finalizzati a incrementare i fondi del Ponte, a partire dalla rimodulazione dai fondi di coesione. Ieri, l’altro capogruppo leghista, Massimiliano Romeo, presidente dei senatori, ha definito la ricostruzione di questo giornale una «fake news» e ha accusato il leader dell’Upi Pasquale Gandolfi, presidente della provincia di Bergamo ed esponente del Partito democratico, di «alimentare una polemica per strumentalizzarla a fini politici». Romeo, tuttavia, ha anche ammesso che il governo sta valutando un passo indietro per aiutare gli enti locali che rischiano di non poter fare la manutenzione delle strade provinciali. «Abbiamo constatato che esiste una problematica relativa ai fondi per le Province per il 2025 e 2026 ma stiamo già lavorando per porvi rimedio», insiste Romeo.
Il tema è stato al centro di un incontro tra Giorgia Meloni e Gandolfi in cui la premier ha preso l’impegno di parlare con Salvini del problema. La priorità degli amministratori è quella di colmare il gap nell’immediato. Per il biennio 2025-2026 il taglio è del 70%: su 500 milioni di euro ne sono stati sforbiciati 385, così che alle Province e alle Città metropolitane rimangono solo 165 milioni per gestire tutte le opere preventivate. Soldi con cui si riesce a malapena a coprire la manutenzione di 25 mila chilometri, ovvero il 21% del totale. Questo significa che per 100 mila chilometri di strade – compresi ponti, viadotti e gallerie – non ci sono risorse sufficienti. Il Mit ha inviato una lettera all’Upi e all’Anci per intimare il blocco immediato dei cantieri, anche per le opere già appaltate. Un altolà che sta facendo preoccupare pure le imprese.
Gandolfi non vuole soffermarsi sulle polemiche e chiede all’esecutivo di recuperare le risorse inserendole nel decreto Infrastrutture licenziato dal Consiglio dei ministri lunedì scorso: «Accogliamo favorevolmente l’apertura a una revisione dei tagli, aspettiamo quindi che nella conversione del decreto legge Infrastrutture il governo risolva questa emergenza».
Sulla vicenda si è pronunciato anche Roberto Gualtieri, sindaco della Città metropolitana di Roma e presidente di Ali, l’associazione delle Autonomie locali italiane: «Ancora una volta il governo decide di fare cassa sulle spalle degli enti locali, compromettendo la sicurezza stradale e il diritto alla mobilità dei cittadini».
Gualtieri auspica una restituzione dei soldi sottratti: «Si tratta di risorse già assegnate e vincolate a interventi progettati e in fase di realizzazione. Nei territori questi tagli stanno già bloccando cantieri, imponendo la sospensione o la rimodulazione di opere essenziali». —