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 2025  maggio 23 Venerdì calendario

David Cronenberg: “Non vado più al cinema: non trovo mai parcheggio”

David Cronenberg, a che cosa sta lavorando?
A una sceneggiatura dal mio romanzo Consumed, in italiano Divorati. Vediamo se può uscirne un bel film.
Domani apre a Celico, nel Cosentino, il Festival Internazionale delle Arti: nel cinema crede ancora?
(Ride) Be’, il cinema non è una religione, non è che credi o non credi. Per me pure le serie in streaming sono cinema. L’idea della sala cambierà, sta già cambiando: non sarà più tanto popolare, temo. Io non vado al cinema.
Perché?
Il parcheggio. A Toronto trovarlo è impossibile.
L’ultimo film che le è piaciuto?
Continuo a pensare a The Girl with the Needle dello svedese Magnus von Horn: bello, difficile, forte.
Nel frattempo, sono passati 60 anni dal suo esordio, il corto Transfer. Che ricorda?
Scritto, diretto e girato, con una camera 16mm, l’Auricon, presa in affitto. Gli attori erano i miei amici, era inverno, le riprese in esterno e faceva un freddo cane: ma che eccitazione!
Nella sua lunga carriera quale film l’ha più soddisfatta? Quale attore l’ha più insolentita?
È come avere dieci figli, qual è il tuo preferito? Degli attori, nessuno mi ha fatto infuriare, anche quelli che avevano fama di difficili, tipo Oliver Reed o Peter Weller: mai avuto un problema.
È unanimemente considerato l’inventore del body horror: lusingato?
Non è una mia espressione, viene dall’osservazione della vita e della morte di uomini e animali. Credo che ogni artista, in un modo o nell’altro, esamini la condizione umana. E, a quanti mi vogliono ossessionato dal corpo umano, chiedo: perché, che cosa inquadriamo al cinema, che cosa vedo ora se non il corpo di lei che mi intervista?
The Substance di Coralie Fargeat con Demi Moore l’ha visto?
M’è piaciuto, è un manifesto femminista, ed è fatto molto bene. Fargeat l’ho incontrata, e anche Julia Ducornau che ha vinto la Palma con Titane: mi hanno detto che sono di grande influenza per loro, e fa piacere. Sono le mie figlie cinematografiche, le mie bambine.
Lei è femminista?
Non in senso politico, ma non esiste ragione alcuna perché le donne debbano considerarsi esseri inferiori. Nella vita – ho due figlie e due nipotine – come sul set io non ho mai distinto tra uomini e donne.
Non sullo schermo, nella realtà: l’orrore più grande oggi qual è?
Uccidere. Ogni essere umano è un universo, l’assassinio è il crimine più efferato.
Guarda a Gaza?
Ho sottoscritto un appello per Gaza. Penso si sia arrivati a un punto che non è più giustificabile. Entrambe le parti commettono atrocità, ma bisogna fermarsi: si è andati troppo oltre. Nel governo di destra israeliano non ripongo alcuna fiducia.
Da canadese, come reagisce alle mire imperialiste di Trump?
(Ride) Diciamo solo che i canadesi non amano molto Trump.
Parliamo di cose belle: il cinema italiano, per lei.
Anni 40, a Toronto c’era un piccolo cinema, lo Studio, che dava solo titoli italiani in italiano. Io bambino frequentavo il vicino Pilon per i film di cowboy e di pirati, un sabato dallo Studio uscirono spettatori in lacrime: com’era possibile, che cosa avevano visto? Volli sincerarmene: La strada di Fellini. Capii, per la prima volta, che il cinema aveva il potere di far piangere gli adulti. Che era un’arte. E fu con un film italiano: anni dopo lo vidi, e piansi anch’io.
L’arte può sostituire la religione?
E perché dovrebbe? Ha presente Christopher Hitchens, ha detto una cosa interessante, tre parole appena: ‘Death causes religion’, è la paura della morte che crea la religione. Io considero il cinema, e in generale l’arte, una forza più positiva.
Per il sommo critico francese André Bazin, la morte e il sesso non possono essere filmati.
Be’, ha torto. Li ho guardati e li ho filmati io stesso. Osservare il sesso sullo schermo non è come farlo, e ovviamente morire è qualcosa che accade una volta sola. Ma di entrambi il cinema è un’anticipazione e un esame.
Nella sua ultima opera, The Shrouds, postula una tecnologia che permette di osservare il corpo del caro estinto: lei pagherebbe?
Certo! La separazione dall’amato è insopportabile, il suo corpo significa così tanto, e come sostengo in Crimes of the Future: ‘Body is reality’.
L’anima è dunque sopravvalutata?
Io ritengo che l’anima sia il corpo, non c’è differenza. L’idea di un’anima distinta dal corpo è fantasia, ancora una volta il desiderio di evadere la realtà. L’oblio è molto difficile da accettare per un essere umano.
A Cannes c’è stato a più riprese, l’edizione più indimenticabile.
Il premio che abbiamo vinto per Crash (film scandalo del 1996, ndr), e la conferenza stampa a seguire: non mi interessava combattere o difenderlo, ricevere tanta attenzione fu davvero emozionante.