il Fatto Quotidiano, 23 maggio 2025
Nessun dorma tranne uno
In due giorni il presidente Mattarella ha dato un’ottima prova di esercizio dei suoi poteri, ma anche una pessima prova di invasione di campo in quelli del Parlamento. La prima è la rimozione della furbata con cui Salvini, nel dl Infrastrutture, attenuava i controlli antimafia al Ponte sullo Stretto: decisione impeccabile, visto che spetta al capo dello Stato emanare i decreti legge e vigilare sui requisiti di necessità e urgenza. La seconda è il suo incredibile discorso alla Commissione europea, salutato dai soliti gridolini di giubilo per la scossa, anzi la sveglia, anzi la strigliata, anzi la sferzata e via turiferando, specie da quando Mattarella ha iniziato a citare romanze e arie dell’opera lirica col Nessun dorma (seguiranno Che gelida manina e Non più andrai farfallone amoroso). Lì ha sposato in toto il piano di riarmo da 800 miliardi per gli Stati nazionali imposto dalla baronessa tedesca Von der Leyen in barba al Parlamento Ue: “La politica di sicurezza e difesa comune non può non essere adeguatamente sviluppata”. E ancora più esplicito è stato nel pranzo con Tajani e la Metsola, presidente del Parlamento Ue appena esautorato da Ursula: “Figuratevi se, con la mia formazione, io che non ho mai preso un fucile in mano posso essere contento se si spendono più soldi in armi. Ma questa cosa del riarmo (sic, ndr) è diventata fondamentale per la sicurezza e la stabilità dell’Europa e del mondo intero”. Addirittura.
Intanto si sottovaluta: nel 1999, con la sua formazione, era vicepremier del governo D’Alema che si unì ai bombardamenti illegali della Nato su Belgrado e la Serbia, all’insaputa dell’Onu, scatenando il primo conflitto del dopoguerra fra Paesi europei. E poi “questa cosa del riarmo” è la tomba della difesa comune: produrrà uno sviluppo militare asimmetrico fra Paesi (come la Germania) che possono permettersi di indebitarsi per le armi e altri che non possono. E non renderà l’Ue più sicura, ma molto più insicura: la infilerà nel mirino della Russia, che finora non l’aveva mai ritenuta una minaccia, ma vedendo laGermania, la Polonia e gli Stati baltici riarmarsi fino ai denti potrebbe cambiare idea. E soprattutto, se siamo ancora una Repubblica parlamentare, spetta alle Camere e non al capo dello Stato dire sì o no al mega-piano di riarmo. E al momento i partiti contrari (Lega, 5Stelle, Avs, mezzo FdI e mezzo Pd) potrebbero persino essere maggioritari. In attesa di quel voto, il Quirinale dovrebbe tacere e lasciare che gli eletti del popolo si esprimano liberamente, senza interferenze né moniti. A meno che, dopo aver esautorato il Parlamento europeo, non si voglia mettere sotto i piedi anche quello italiano. Altro che Nessun dorma: finché il Parlamento non si sarà espresso, il presidente deve restarsene a nanna.