Il Messaggero, 23 maggio 2025
Vedove, quando ricevono solo metà pensione
Dieta drasticamente dimagrante per la pensione ai superstiti riconosciuta a vedovi e vedove (ma il caso riguarda quasi esclusivamente le donne, dato che circa l’80% delle pensioni è loro appannaggio) se hanno redditi personali superiori a determinati limiti, che si modificano di anno in anno. Scatta l’intervento dell’Inps che riduce la pensione del 25% o del 40% o infine del 50% a seconda della misura del reddito.
Se teniamo presente che già alla fonte la prestazione perde il 40% di quella pagata (o che sarebbe stata pagata) al defunto, dobbiamo convenire che la rata mensile diventa poca cosa. A suo tempo ci furono proteste di fuoco da parte di forze politiche e sindacali su questa sforbiciata, ma tutte furono rigettate dalla Corte costituzionale.
Vediamo quali sono le soglie reddituali di quest’anno. A) Se il reddito non supera 23.532,60 euro lordi annui non c’è alcuna riduzione. B) Con un reddito superiore e fino a 31.376,80 euro la legge porta via il 25% della pensione. C) Se il reddito è superiore e arriva fino a 39.221 euro il taglio è del 40%. D) Se è ancora più elevato si va al 50%.
Niente tagli se contitolare della pensione è anche un figlio. E perciò la pensione viene pagata senza alcuna riduzione, anche quando la vedova ha redditi superiori. Ma tutto ciò vale finché il figlio resta titolare della prestazione. Quando ne perde il diritto, perché, ad esempio, ha finito gli studi, scatta la riduzione. Sulla quota che resta al coniuge si ripresentano gli uffici con le forbici.
Ma per valutare bene il netto distacco tra la pensione del defunto e la rendita tagliata di chi è rimasto in vita occorre partire dalla riduzione iniziale che fa scendere immediatamente la rata al 60%. L’incidenza dei tagli successivi fa sì che la pensione scenda dapprima al 45%, poi al 36% e infine al 30%. Un esempio: la pensione iniziale di 2.000 euro del defunto scende a 1.200 euro (60%), e poi a 900 euro (45%), a 720 euro (36%) e infine a 600 euro (30%).