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 2025  maggio 23 Venerdì calendario

L’auto vecchia spinge l’economia

L’industria automobilistica mondiale sta affrontando una fase di svolta senza precedenti: dopo decenni di espansione, il comparto è entrato definitivamente in una fase di stagnazione prolungata, mentre nuovi equilibri geopolitici e industriali mettono in discussione la tenuta dell’intero sistema. In Italia in particolare calano gli acquisti di auto nuove, aumenta il ricorso all’usato, l’elettrico non sfonda e nonostante il forte calo del diesel, le emissioni medie di CO2 restano superiori a quelle del 2015. Tutto ciò malgrado l’annuale indagine condotta per Aniasa da Bain & Company sulle abitudini di mobilità, evidenzi un deciso ritorno all’uso dell’auto privata come mezzo principale per gli spostamenti. Il problema è che questo non si traduce in un aumento delle vendite di nuove vetture, ma in una forte tendenza a rimandare la rottamazione di quelle di proprietà, a testimonianza del disorientamento causato da normative complesse e prezzi in continuo aumento. Paradossalmente però, i numeri dicono che anche la flotta di veicoli anziani è un catalizzatore per la crescita economica, in particolare nel settore del post-vendita. Con l’invecchiamento delle auto, aumenta infatti la necessità di manutenzione e riparazioni, alimentando la domanda di pezzi e servizi. Accreditate analisi di settore prevedono che il mercato globale del post-vendita automobi-listico supererà i 657 miliardi di dollari entro il 2034.
La tendenza globale sposa in pieno il successo che a Bologna sta riscuotendo in questi giorni Autopromotec 2025, la 30ª edizione della più specializzata manifestazione internazionale dedicata all’aftermarket automobilistico e che raccoglie più di 1.600 espositori provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un ecosistema fatto di migliaia di aziende, professionisti e tecnologie che spaziano dalla componentistica alla carrozzeria, dai ricambi all’assistenza, dalla connettività alla diagnostica, alla programmazione e la gestione dei dati. E dove l’Italia recita da sempre un ruolo da protagonista grazie alla competenza dei suoi distretti industriali.
Nonostante l’attrattiva della nuova tecnologia automobilistica, e al netto di un parco circolante meno sicuro e più inquinante, mantenere veicoli anziani offre anche benefici. Economicamente, è un’alternativa conveniente all’acquisto di auto nuove, con i prezzi dei nuovi veicoli che a gennaio 2025 ha superato in media i 30.000 euro contro i 21.900 euro di prezzo medio di una vettura di seconda mano. Al punto che nel 2024 i passaggi di proprietà delle auto usate sono state quasi il doppio di quelle nuove. Da un’inchiesta condotta da BVA Doxa per Subito, a febbraio 2025, su un campione rappresentativo della popolazione italiana attraverso 2.000 interviste condotte, è emerso che il 15% degli italiani ha acquistato un’auto usata negli ultimi tre anni, mentre un ulteriore 7% sta valutando di farlo. Il boom dell’aftermarket, secondo Renzo Servadei, amministratore delegato di Autopromotec «non deve sembrare strano, perché il rallentamento delle vendite di auto nuove comporta maggiori esigenze di manutenzione del parco circolante, a livello di tagliandi, sostituzione pneumatici, riparazioni guasti: un mondo che è sostanzialmente anticiclico rispetto all’andamento del mercato dell’auto». A questo si aggiunge la rivoluzione in atto, che al momento non fa ancora sentire i propri effetti su ricambisti e officine perché, aggiunge Servadei, «le auto ibride, che siano o meno Plug-in, dispongono comunque di un motore termico, cui si aggiunge la componente elettrica; inoltre, le vetture “a nuove energie”, in particolare quelle a batteria, usurano maggiormente le gomme, accelerando il ciclo di sostituzione delle coperture».
C’è, infine, un ulteriore aspetto, sottolineato da Servadei: «I cambiamenti tecnologici impongono degli investimenti significativi: l’auto connessa, la manutenzione predittiva, i sistemi di ausilio al guidatore Adas richiedono alle officine e alle reti di assistenza di dotarsi d’infrastrutture adatte alla loro gestione». E questo comporta prospettive importanti per le aziende che producono sistemi di diagnosi e attrezzature elettroniche avanzate per le officine.
Tornando solo al business dell’usato, in generale il mercato in Italia nel 2024 ha generato il valore record di 27 miliardi di euro, corrispondenti all’1,2% del Pil nazionale. Una cifra in continua crescita, prodotta per oltre il 40% dal settore automobilistico (10,8 miliardi di euro). All’interno della categoria, le auto restano il comparto dominante per valore (circa il 70%), seguite da moto e veicoli commerciali.
L’effetto diretto è un parco circolante che invecchia rapidamente ovunque. L’età media l’età dei veicoli negli Stati Uniti ha toccato a fine 2024 il record di 12,6 anni. E lo stesso accade in Europa, con le vetture circolanti che hanno mediamente 12,3 anni di età, e peggio ancora in Italia dove toccano i 12,8 anni. Nei mercati emergenti come l’India e la Cina, le migliorie infrastrutturali hanno ridotto l’età media delle auto usate, ma l’inflazione e i tassi di interesse continuano a scoraggiare l’acquisto del nuovo. L’auto vecchia dunque non è più un’alternativa, ma è il centro del business. Eppure, in molte strutture di vendita italiane, manca ancora un’organizzazione strutturata per gestirlo. È quanto emerge dallo studio presentato da Quintegia e AUTO1.com all’Automotive Dealer Day 2025: solo un terzo dei concessionari ha una squadra interna focalizzato sull’usato. E l’Italia è tra i Paesi europei con il più basso numero di esportazioni di auto usate, sia all’interno che all’esterno dell’Unione Europea.