Avvenire, 23 maggio 2025
In carcere la leva della «buona condotta» L’ipotesi di una norma anti-affollamento
Le condizioni di sovraffollamento dei penitenziari italiani, con oltre 16mila detenuti in più rispetto alla capienza tabellare, continua a destare preoccupazione, insieme al numero dei suicidi e alle altre forme di grave malessere che affliggono il mondo carcerario. E, accanto agli interventi di edilizia carceraria su continua a lavorare il commissario straordinario di governo Marco Doglio, inizia a farsi strada l’ipotesi di un intervento normativo per sfoltire le presenze, anche se su questo, in seno alla maggioranza, un vero e proprio ragionamento ancora non è partito. Anche le opposizioni, pur favorevoli in linea di principio a provvedimenti del genere, per ora ne parlano sottovoce, forse perché in parte spiazzate dal bengala “bipartisan” lanciato mercoledì al Senato. «Il tema è delicato», considerano a sera fonti di centrodestra, «e per chiunque di noi sarebbe prematuro e inopportuno prendere posizione, senza un confronto all’interno della coalizione». Bisognerà dunque attendere le prossime settimane per capire se l’esito positivo dell’incontro dell’altro ieri fra il presidente del Senato Ignazio La Russa, l’esponente di Italia Viva Roberto Giachetti e la presidente di Nessuno Tocchi Caino Rita Bernardini abbia effettivamente aperto qualche spiraglio di trattativa politica. Non rispetto a generalizzati provvedimenti di clemenza, quanto piuttosto a un intervento di tipo “chirurgico” verso quei reclusi che abbiano dimostrato la propria buona condotta, che offrirebbe il vantaggio di alleggerire in modo sostanzioso il numero totale dei detenuti, senza contravvenire alsostrato ideologico del centrodestra rispetto al sistema carcerario e all’espiazione della pena.
La proposta Giachetti e il placet di La Russa
L’incontro con la seconda carica dello Stato, a detta dello stesso La Russa, «è andato molto bene». Lo storico esponente della destra, ora presidente del Senato, pare aver apprezzato la proposta di Giachetti. «Sono estremamente favorevole a un provvedimento non che svuoti il carcere, ma che costituisca la possibilità per chi deve scontare la pena, di farlo in maniera civile», dice La Russa, facendo sapere di aver discusso della questione anche con la premier: «Ho parlato con la presidente del Consiglio Meloni che mi ha dato contezza dei progetti del governo, che però hanno dei tempi di realizzazione». E al momento, «è inutile che fai la sala cinema o la sala musica, se poi devono stare in otto in una cella». Perciò, «il mio convincimento personale, e da presidente del Senato, è che occorra intervenire con un provvedimento di emergenza». Il punto di partenza potrebbe essere la proposta di legge avanzata da Giachetti con Italia Viva. «Interverrebbe non sulla Costituzione, ma su una norma che già esiste, quella che prevede l’istituto della liberazione anticipata», argomenta La Russa, «che era stata già modificata in passato».
Il cardine della «buona condotta»
Rita Bernardini, presente all’incontro, tratteggia una possibile misura «potenziata per il solo momento emergenziale, fino a che non sarà risolto il problema del sovraffollamento, che di per sé genera trattamenti inumani e degradanti». Lei e Giachetti la definiscono «la norma della buona condotta», dalla quale sarebbero «automaticamente esclusi gli autori di aggressioni nei confronti del personale, in particolare della polizia penitenziaria». Come funzionerebbe? Al momento, chi mantiene una buona condotta può chiedere la sottrazione, sul monte della pena, di 45 giorni (in passato erano 30) ogni ulteriori sei mesi da scontare. La proposta Giachetti prevede che si salga a 75 giorni, ma solo per due anni. La Russa non è convinto («Basterebbe la soglia di 60 giorni»), ma i tre cocordano sull’esigenza di una norma “a tempo” che consenta di alleggerire il totale di oltre 60mila presenze nelle carceri. Chiaramente, da presidente di un ramo del Parlamento, La Russa si tira fuori dall’agone delle trattative politiche. Ma una cosa la dice: «Credo che il partito a cui sono iscritto, Fratelli d’Italia, come gli altri partiti del centrodestra e quelli dell’opposizione, avranno la libertà di valutare se quella proposta possa essere accolta». Una valutazione pragmatica, che la politica non può ignorare. Anche Bernardini e Giachetti, pur considerando «importante e di rilievo la scelta del Presidente del Senato», si dicono ben consapevoli «che qualunque decisione non potrà che essere nelle mani del Parlamento», invitando le forze politiche a deporre le armi. Sul tema interviene anche un altro veterano del centrodestra, l’ex ministro Renato Brunetta, ora presidente del Cnel, chiedendo maggiori strumenti sul fronte della scuola, del lavoro e del reinserimento per chi esce dal carcere, «perché ciò può abbattere la recidiva» e segnalando che sui «6-7mila detenuti che hanno una pena residua di un anno bisognerebbe intervenire subito».
De Michele pronto a guidare il Dap
Intanto, il magistrato Stefano Carmine De Michele si appresta a insediarsi come nuovo capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, dopo il via libera del plenum del Csm alla conferma del suo collocamento fuori ruolo, chiesto dal Guardasigilli Carlo Nordio. Una nomina che ha colmato un vuoto durato 5 mesi, dopo le dimissioni di Giovanni Russo, sbloccando un impasse che aveva visto il Quirinale non in sintonia con l’indicazione – giunta da via Arenula – di promuovere la vice di Russo, Lina Di Domenico, finora capo facente funzioni e ora destinata a guidare un altro Dipartimento, quello dell’Organizzazione giudiziaria.