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 2025  maggio 21 Mercoledì calendario

Il 73% degli italiani prova empatia per i cavalli, l’83% non li mangia. «Vanno considerati animali d’affezione»

La ricerca Ipsos. Animal Equality Italia rilancia con una petizione la richiesta di vietare le macellazioni. Ed esorta le istituzioni a equiparare gli equidi a cani e gatti.
Gli italiani che consumano anche solo saltuariamente carne di cavallo sono il 17% della popolazione. L’83% preferisce farne a meno per motivazioni che hanno a che fare con l’empatia verso questi animali (42%), con l’etica (31%) o semplicemente per mancanza di interesse e di curiosità, non avendola mani consumata al pari di tante altre carni. I consumatori di prodotti equini sono concentrati in Lombardia e Puglia e la maggior parte afferma di rifornirsi  in negozi specializzati. Il 67% di loro sostiene di preferirli perché li considera salutari.  Sono alcuni dei dati che emergono da una ricerca Ipsos su un campione rappresentativo di 40 milioni di italiani condotta in collaborazione con l’associazione animalista Animal Equality Italia.
Chi sceglie di non mangiare cibo di provenienza equina per questioni etiche o empatiche considera di fatto i cavalli al pari di cani, gatti o altri animali da compagnia. Una scelta in linea con le posizioni di Animal Equality che ha sostenuto una petizione che ha raccolto finora quasi 200 mila firme per sostenere una richiesta di divieto di macellazione di cavalli in Italia. Già nel 2013 era stata annunciata dall’on Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, una proposta di legge per chiedere che anche gli equidi siano riconosciuti come animali d’affezione e per introdurre tutele per quelli utilizzati per scopi di lavoro o di intrattenimento. La pdl è stata reiterata e giace tuttora tra le norme in attesa di essere incardinate.  
Attualmente, secondo numeri forniti dall’associazione, sono circa 17 mila i capi macellati ogni anno nel nostro Paese. Ma a questi numeri sfuggono i dati sulle macellazioni clandestine. L’Italia è trai Paesi europei in cui si consuma più carne di cavallo e fa ampio ricorso alle importazioni di animali dall’estero, a volte anche animali vivi a cui viene imposta la sofferenza dei lunghi viaggi prima di arrivare al mattatoio, non essendo la produzione nazionale sufficiente a rispondere alla domanda.
Il sondaggio evidenzia poi come più della metà di coloro che consuma carne (il 56%) sia consapevole della differenza tra animali identificati come Dpa, cioé destinati alla produzione alimentare, e quelli non-Dpa, che per contro non lo sono. Anche perché in alcuni casi, come per esempio per quelli che provengono dal mondo dell’equitazione, è probabile che gli animali abbiano subito trattamenti con farmaci (antinfiammatori, antidolorifici, antibiotici e altro, anche senza arrivare a evocare sostanze dopanti) non compatibili con una destinazione alimentare. Il 48% del campione ritiene che l’attuale sistema dei controlli sia idoneo per garantire la sicurezza delle carni consumate.
«Per fermare la macellazione clandestina e la sofferenza di migliaia di animali – commenta Matteo Cupi, direttore esecutivo di Animal Equality Italia – il nostro Paese potrebbe allinearsi alla Grecia, che nel 2020 ha vietato la macellazione dei cavalli includendoli nelle norme riservate a cani e gatti. Alla luce dei risultati analizzati dall’Ipsos, esortiamo ancora una volta le istituzioni a riconoscere ai cavalli la protezione giuridica riservata agli animali considerati d’affezione».