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 2025  maggio 22 Giovedì calendario

La caverna buia di Onkalo. Nasconderà l’uranio per 100 mila anni, oltre la fine dell’umanità

Le lampade fissate alle pareti di granito non arrivano a illuminare la fine dei tunnel. Lo sguardo, nel formicaio scavato a 430 metri di profondità, finisce per scontrarsi ovunque col buio.
La città sotterranea di Onkalo, nella Finlandia dell’ovest, è stata d’altra parte realizzata per ospitare un elemento fra i più letali creati dall’uomo: l’uranio radioattivo, consumato dai cinque reattori di un paese che si alimenta per il 40% di energia nucleare.
Il deposito di Onkalo – caverna nascosta, nella lingua locale – è il primo al mondo pronto a ricevere i fusti di uranio ancora torrido (90 gradi) sigillati con ferro, rame e un’argilla porosa chiamata bentonite.
Verranno calati a partire dai prossimi mesi nei 10 chilometri di tunnel scavati finora. Col tempo arriveranno a 50. Qui dormiranno indisturbati – garantiscono i geologi finlandesi – per i prossimi 100 mila anni: l’equivalente di 4 mila generazioni umane, venti volte il tempo trascorso tra le piramidi e noi.
Sappiamo che a quel punto il calore dell’uranio si sarà esaurito. Ma se si prova a immaginare come saranno la Terra e l’umanità, lo sguardo si scontra ancora una volta col buio.
“Non ci aspettiamo che esistano ancora Londra, Parigi o Roma. È possibile che una nuova era glaciale abbia ricoperto l’Europa con due chilometri di ghiaccio” spiega Pasi Tuohimaa, direttore delle comunicazioni di Posiva, la compagnia che gestisce le scorie nucleari in Finlandia.
“Abbiamo preso in considerazione anche la caduta di un meteorite” aggiunge Johanna Hansen, geologa di Posiva che da 28 anni lavora nei tunnel. “Se anche dovesse causare la rottura dei fusti, la radioattività resterebbe confinata in profondità”.
Sapere se l’umanità esisterà ancora, per chi usa come metro di misura del tempo il decadimento dell’uranio, è ininfluente. “Una volta riempito e sigillato, fra un secolo Onkalo verrà abbandonato” spiega Tuohimaa.
“Non lasceremo cartelli o indicazioni. D’altra parte in che lingua dovremmo scriverli?”. Qualcuno aveva pensato di collocare all’ingresso l’urlo di Munch: espressione di paura comprensibile a tutti. Ma l’idea è stata abbandonata. E fra i geologi che scavano fra trivelle impolverate simili a enormi vermi che strisciano nelle caverne, rimbalza la battuta: e se spuntassero le scorie di una civiltà precedente?
Oggi Onkalo è il sigillo di un rapporto con il nucleare di cui la Finlandia appare molto compiaciuta. “Il deposito delle scorie era l’anello mancante per rendere sostenibile questa fonte di energia” ribadisce Tuohimaa. È stata anche Helsinki a insistere con l’Unione Europea perché inserisse la fusione fra le fonti pulite.
Sull’isola di Olkiluoto, a poche centinaia di metri da Onkalo, di fronte a un sentiero naturalistico affacciato sul Golfo di Botnia, alla fine del 2023 è stato inaugurato il terzo reattore di una centrale che oggi è la più grande d’Europa.
“Da quando è operativo la crisi del gas russo ha smesso di essere un problema” spiega Juha Poikola, un manager di Posiva. “L’ingresso della Finlandia nella Nato ha anche alleviato le paure di un attacco russo. Il tetto di Olkiluoto, per ogni evenienza, è stato rafforzato in modo da resistere all’impatto con un jumbo”.
Anche se il nucleare toccherà quest’anno il suo record di produzione nel mondo e crescerà ancora, secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, del 3% all’anno, il problema delle scorie è rimasto insormontabile per tutti al di là della Finlandia, che ha iniziato gli scavi di Onkalo 21 anni fa e ha speso finora un miliardo.
Le 263 mila tonnellate di rifiuti radioattivi sparse sul pianeta si trovano tutte in depositi temporanei, perlopiù piscine coperte da una decina di metri d’acqua. Onkalo arriverà a ospitarne 6.500 e nessuna – lo vieta la legge – verrà importata.
Solo la Svezia, dall’alto lato del Golfo di Botnia, è riuscita da pochi mesi a far partire le trivelle. Canada e Francia hanno scelto la località ma devono fronteggiare le proteste dei residenti. Gli Stati Uniti nel 2011, dopo 10 anni di lavori, hanno abbandonato il sito di Yucca Mountain nel deserto del Nevada sempre per l’opposizione delle comunità locali, incluse quelle native.
L’Italia dopo 15 anni di sforzi ancora non ha designato una località per il suo deposito nazionale. Nella ventina di aree potenzialmente idonee sono iniziate le proteste.
Non così in Finlandia, dove pure la legge assegna alle autorità locali il potere di veto nei confronti del nucleare. Il consiglio comunale di Eurajoki, 9mila abitanti, nel cui territorio ricadono Olkiluoto e Onkalo, ha votato nel 2000. “È finita con 20 favorevoli e 7 contrari” ricorda oggi il sindaco Vesa Lakaniemi.
“Conviviamo con la centrale da oltre 40 anni, le tasse che ci pagano i suoi operatori coprono buon parte del budget. Molti di noi poi hanno un parente o un amico che lavora lì e sappiamo quanta attenzione venga prestata alla sicurezza. No, proteste non ne abbiamo avute mai”.
Rauma, 40 mila abitanti, 20 chilometri a sud di Olkiluoto, ha ugualmente un rapporto levigato da decenni di convivenza con il nucleare. “Ci fidiamo di chi lo gestisce. Sono trasparenti” spiega il sindaco Esko Poikela. “L’anno scorso c’è stato un problema con una valvola dell’acqua di raffreddamento e loro hanno comunicato ogni dettaglio. Per i bambini, inclusa mia figlia, la centrale è meta di gita scolastica”. L’eccezionalità scandinava passa anche da qui.