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 2025  maggio 22 Giovedì calendario

Tiberi: “Voglio il Giro il podio non mi basta la sfida è con Ayuso”

La sera della crono di Pisa, dopo essersi ben difeso nel diluvio, Antonio Tiberi ha chiesto al suo direttore sportivo, Franco Pellizotti: «Ma quando arrivano le montagne?». Il capitano della Bahrain Victorious è stato subito accontentato: ieri, nel tappone appeninico intorno alla dantesca Pietra di Bismantova, Tiberi non ha sprecato una pedalata. Bello in viso, sereno, ambizioso.
Un’altra giornata in controllo.
«Andata bene, siamo riusciti a tenere il terzo posto e abbiamo gestito senza patemi l’Alpe San Pellegrino. Avevo messo in conto di prendere pioggia e freddo, invece è andata meglio del previsto. La gamba è ottima».
Ha litigato con Bernal dopo l’arrivo: cosa è successo?
«Mi ha chiuso in volata, altrimenti avrei potuto cogliere un piazzamento migliore del 6° posto.
Sembra che non esistano più certe regole: una volta si rispettava chi è più avanti in classifica».
Dopo undici tappe sta lottando per la vittoria finale.
«Sono esattamente dove speravo di essere, anzi meglio: non mi aspettavo di essere terzo a metà Giro. L’obiettivo è sempre stato il podio, ma l’ambizione è molto grande e né io, né la squadra siamo qui per il secondo posto».
Davanti ha Del Toro e Ayuso: visti da vicino, come sono i due della UAE?
«Forti, davvero. Credo che il capitano sia Ayuso, a me sembra che abbia qualcosa in più. Certo, ora dovranno decidere: se restano vicini in classifica, rischiano una pericolosa confusione di ruoli. E sono giovani e ambiziosi anche loro. Sono curioso anch’io di capire come si muoveranno».
A lei manca una vittoria importante, ma sembra cresciuto rispetto a un anno fa nella consapevolezza dei suoi mezzi.
«In questo sport le risposte te le danno le gambe. E se quelle girano, la testa va di pari passo. Mi sento più maturo, l’esperienza di un anno fa, al di là del mio 5° posto finale, èstata formativa. Nel 2024 si correva contro Pogacar e sappiamo bene cosa significhi. Ora siamo tutti sullo stesso piano. È più divertente questo Giro ed è affascinante correrlo. L’azione che lo decide può capitare in ogni momento».
Con lei all’arrivo c’è spesso la sua ragazza, Chiara. Cosa le trasmette la sua presenza?
«Lei è fondamentale. Stiamo insieme dal 2018, eravamo ragazzini, ci siamo conosciuti a Livigno, entrambi eravamo in ritiro: io con la nazionale juniores prima del Mondiale di Innsbruck, lei con la nazionale di triathlon, il suo sportin quegli anni. Non ha prezzo vedere per primo il suo viso tra i tanti che mi circondano al traguardo».

Anche Damiano Caruso le è sempre vicino: quanto è importante avere a disposizione la sua esperienza?
«Damiano è un fratello maggiore. Non siamo in stanza insieme, perché dormiamo in camere singole, ma lui è la prima persona che incontro ogni mattina. Ci capiamo con uno sguardo, al volo.
Sa come si combatte per vincere un Giro. Ci proveremo fino alla fine».