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 2025  maggio 22 Giovedì calendario

Lotte di potere e carte bollate, bufera sulla Fise

È bufera all’interno della Fise, la Federazione italiana sport equestri. Con denunce finite in procura, commissariamenti e accuse incrociate. Il putiferio è scattato dopo le elezioni per il rinnovo dei vertici a inizio settembre. Con una querela presentata in procura a Roma per brogli e il presidente rieletto per il terzo mandato consecutivo Marco 
Di Paola finito indagato.
Il 9 settembre 2024, nel padiglione 10 della Fiera di Roma, si tiene l’assemblea nazionale per scegliere chi guiderà la Federazione per i prossimi quattro anni. Tre i candidati: vince Di Paola, con il 67,7% delle preferenze, il 7,7% in più di quelle necessarie. Chiara Campese, all’epoca presidente di Fise Veneto, tra i tre canditati in corsa per la leadership, decide di rivolgersi ai magistrati. «Già nei giorni precedenti alle elezioni venivo allertata da informazioni precise e circostanziate su falsificazioni di deleghe e altre azioni poco chiare», spiega agli inquirenti. Così, al termine delle operazioni di voto, vengono chiamate le forze dell’ordine. «C’è stato un fuggi fuggi – prosegue Campese – Di Paola e altri sono scappati da una scala di emergenza. Erano tutti in una stanza, una cabina di regia mi verrebbe da definirla, dove sono stati trovati documenti legati alle elezioni, deleghe in bianco, carte d’identità, cartelline con altre deleghe, stampanti, penne e altro materiale di cancelleria». Le regole sono le seguenti. Su 1800 aventi diritto di voto, ogni circolo ha quattro figure che possono esprimere delle preferenze. Ciascun presidente, con delega, ha diritto a sette voti, mentre i rappresentanti dei tecnici, dei cavalieri e dei cavalieri proprietari di cavalli, senza delega, hanno diritto a un solo voto. Campese non risparmia alcunché. E, rappresentata dall’avvocato Fabio Campese del foro di Bari, parla di minacce e pressioni rivolte agli elettori, deleghe create ad hoc a favore di Di Paola, frodi informatiche per alterare le votazioni. Non solo. Arriva a denunciare una «mancata nomina della commissione scrutinio, illegittima dichiarazione di apertura dell’assemblea e mancata verifica dei voti cartacei».
I carabinieri di Ponte Galeria, il 27 settembre, si presentano alla sede della Fise e sequestrano le cartelle di voti e altro materiale. «Il 1° ottobre, dopo la riunione in consiglio federale, sono stata commissariata», aggiunge Campese. Che non ha dubbi: «Si tratta di una vera e propria ritorsione. Le date lo dimostrano».
Le indagini, coordinate dal pubblico ministero Francesco Basentini, sono in corso. E la questione giuridica è complessa: la Fise, infatti, è un organismo di diritto privato. Le elezioni, quindi, le gestisce da sé, secondo le regole previste dal proprio statuto.
Questioni giuridiche a parte, certo è che all’interno della Federazione è in atto una battaglia senza esclusione di colpi.
La Fise sottolinea che le elezioni si sono svolte regolarmente e il presidente Di Paola interviene: «Posso solo dire che era stata presentata una denuncia dalla Federazione a settembre 2024 nei confronti della signora Clara Campese e altre persone per diffamazione aggravata e violazione di domicilio per i fatti avvenuti nei momenti immediatamente successivi alle elezioni federali nazionali del 9 settembre scorso. È stato aperto dalla procura di Roma un procedimento e le indagini sono in corso.
Mi stupisce il vostro interesse a distanza di diversi mesi, posso solo confermare piena fiducia nell’azione degli inquirenti e non intendo fare processi mediatici che anticipano quelli nelle sedi delegate».
Campese ed altri sostengono che sia tutto da verificare. Non solo. «Ci sono stati ulteriori comportamenti che rivestono precise fattispecie di reato che, con i miei avvocati, sto provvedendo a denunciare».
Parla di «un attaccamento e un accanimento di Di Paola per tenersi la carica per coprire, tra le altre cose, delle illiceità commesse nella gestione del patrimonio federale».
Inoltre pone dei quesiti, pronta, si legge in denuncia, a rivolgerli alla magistratura. E alcuni toccano anche gli aspetti economici. «C’è stata un’erosione di 3,5 milioni del patrimonio federale». Dove sono stati spesi questi soldi? E perché? Nella querela si ipotizza che la somma sia stata utilizzata per coprire i costi della società Equestrian Sports Events srl (Ese), partecipata interamente da Fise e costituita da Di Paola nel 12 novembre 2020. E si chiede di accendere un faro anche sui flussi finanziari della So.G.Ev.E. ssd, «costituita il 27 aprile 2023 da persone di fiducia del presidente. Peccato che abbiano 93, 87 e 75 anni»