La Stampa, 21 maggio 2025
Strade, la scure di Salvini
Addio manutenzione delle strade. I soldi già stanziati vengono trasferiti al Ponte sullo Stretto di Messina. I tagli del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini si applicano da quest’anno fino al 2036 e ammontano complessivamente a 1,7 miliardi di euro.
Si tratta di fondi già assegnati e poi tolti con la manovra e il Milleproroghe, risorse dirette alla messa in sicurezza e manutenzione straordinaria delle strade e riguardano asfaltatura, barriere paramassi, segnaletica, opere su ponti, viadotti e gallerie. Una tagliola che colpisce 120 mila chilometri di vie che collegano il Paese, bisognose di assistenza e riparazione.
Solo per il biennio 2025-2026 il taglio è del 70%: su 500 milioni di euro ne sono stati sforbiciati 385, così che alle Province e alle Città metropolitane rimangono solo 165 milioni per gestire tutte le opere preventivate.
Pochi giorni fa il Mit ha inviato una lettera all’Upi e all’Anci per intimare il blocco immediato dei cantieri: «Si rappresenta l’esigenza di escludere l’assunzione di impegni che non trovano copertura nelle risorse attualmente disponibili».
L’intervento di Salvini ha un impatto devastante per la messa in sicurezza della rete italiana: secondo la commissione che ha definito i fabbisogni standard delle Province, le risorse necessarie per la manutenzione straordinaria delle strade sono pari a 6.642 euro al chilometro. Se per il 2025 e 2026 dopo i tagli restano 165 milioni, si riesce a malapena a coprire la manutenzione di 25 mila chilometri, ovvero il 21% del totale. Questo significa che per 100 mila chilometri di strade, compresi ponti, viadotti e gallerie, non ci sono risorse sufficienti.
Sebbene il taglio nel prossimo biennio sia orizzontale e appunto pari al 70%, in valori assoluti il Nord Italia ovviamente è il più colpito dal trasferimento dei fondi al Ponte sullo Stretto. La Lombardia su 63 milioni di risorse assegnate perde 44 milioni. Milano che avrebbe avuto a disposizione 11,5 milioni ne avrà solo 3,4. Il Piemonte da 45,5 milioni scende a 13,6 milioni e la sforbiciata costringerà Torino a far di necessità virtù con i 4,5 milioni rimanenti sugli oltre 15 che erano stati stanziati. L’Emilia Romagna aveva ottenuto 55 milioni, ma tra quest’anno e il prossimo ne avrà solo 16,5. Alla Liguria restano meno di 3 milioni (invece di 16), di cui due a Genova che ne avrebbe dovuti avere oltre sette. Il Veneto beneficerà di 11 milioni anziché 38.
La scure si abbatte anche su Roma che di 18,5 milioni di euro ne perde 13, così come la Toscana che passa da 48 milioni assegnati a 14,5. In crisi pure le Province del Sud. Sicilia e Campania che avevano ricevuto rispettivamente 48 e 44 milioni dovranno accontentarsi di poco più di 14 e 13 milioni di euro.
L’Upi sta cercando di alzare la voce con il governo, preoccupata da «tagli drammatici» che rischiano di mettere in ginocchio i programmi di investimento e di avere ripercussioni sulla viabilità e quindi sulla sicurezza dei cittadini.
Da mesi il leader delle Province, Pasquale Gandolfi, presidente della provincia di Bergamo, chiede ascolto al ministro Salvini. La riduzione, denuncia l’Upi, è del 70% nel 2025-26 e si attesta al 50% su tutti i fondi fino al 2029. Stessa sorte per le risorse che erano state assegnate alle Province dal 2030 al 2036. La priorità dei presidenti delle Province e dei sindaci delle Città metropolitane è quella di aprire un tavolo con il ministero delle Infrastrutture per riavere «nell’immediato i 385 milioni di fondi sottratti per il 2025 e 2026».
L’opposizione va all’attacco. La segretaria del Partito democratico Elly Schlein critica il taglio di 1,7 miliardi per «finanziare un’opera vetusta e sbagliata come il Ponte sullo Stretto».
Italia viva definisce quello di Salvini «un blitz incredibile, in quanto va a colpire cantieri già avviati e opere indispensabili». La senatrice Dafne Musolino (Iv) ha il sospetto che la mossa del ministro delle Infrastrutture sia dettata dal problema dei ritardi del Pnrr: «Suona tanto come un maldestro tentativo di recuperare terreno sul Pnrr da parte di un ministro che è quello più indietro nella realizzazione dei progetti, come certifica la Corte dei Conti. Le grandi infrastrutture sono sicuramente importanti, ma non a discapito della sicurezza stradale».
Un grido d’allarme si leva dai territori. «Il governo sta svuotando le casse degli enti locali per finanziare la propaganda di Salvini e il progetto del Ponte sullo Stretto», commentano le deputate lombarde del Partito democratico, Silvia Roggiani, segretaria regionale Pd Lombardia, e Antonella Forattini. «Per la Lombardia – aggiungono – questo taglio si tradurrà in strade più insicure e collegamenti più difficili». Il deputato sardo del Pd Silvio Lai sostiene che a rimetterci siano «le Province italiane e i territori più fragili, in particolare tutto il Mezzogiorno e anche la Sardegna». Lai prosegue: «Lo avevamo detto già dopo la legge di bilancio che il taglio agli enti locali sarebbe stato insopportabile e adesso con la ripartizione si vede ciò che succede nella carne viva delle persone».
Dei 13,5 miliardi di euro che servono per finanziare il Ponte sullo Stretto, quasi la metà dei soldi arrivano dai Fondi per lo sviluppo e la Coesione, risorse destinate al riequilibrio economico dei territori. Intanto, ieri è giunto il via libera del dicastero dell’Ambiente al progetto del Ponte, ora il ministro Pichetto Fratin potrà firmare il decreto che dà luce verde all’opera dal punto di vista ambientale.