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 2025  maggio 22 Giovedì calendario

Dylan Dog e l’incubo vendite

Altro che vampiri, licantropi e fantasmi. Nell’albo di Dylan Dog in edicola a maggio (La dama Bianca, numero 464) l’indagatore dell’incubo deve affrontare il mostro più spaventoso per un personaggio che vive di carta: la crisi dell’editoria (spaventosissimo anche per chi scrive). E non servirà a nulla la pistola lanciata al momento giusto dal fido assistente Groucho. Dylan Dog è una delle più amate serie a fumetti di casa Bonelli. Creato nel 1986 da Tiziano Sclavi, porta incubi sempre nuovi in storie (quasi) sempre uguali. Tutto bene? No. E ce lo racconta l’editore in persona, Davide Bonelli, con un appello in apertura dell’albetto che inizia con “Cari amici” e già quando un editore inizia con “cari amici” sai che sta per chiederti qualcosa (soldi): le vendite calano, i costi salgono e la causa sono le edicole: “Si calcola che ogni anno ne spariscono circa mille”, scrive Davide Bonelli, subentrato al mitologico Sergio nella direzione dell’azienda di famiglia. Il resto dell’editoriale è molto condivisibile non fosse che a un certo punto Bonelli Jr scrive di voler garantire “il ‘marchio di qualità’ che da sempre ci contraddistingue: storie ed eroi rigorosamente Made in Italy”. In attesa di vedere Dylan appaltato a disegnatori cinesi per abbassare i costi di produzione, a noi che leggiamo sembra di vedere in controluce la sagoma del ministro Lollobrigida e il suo ministero dell’italianità. Conclusione: il prezzo di copertina arriva a cinque euro e ottanta. Dylan Dog è una testata di qualità e la qualità ha un costo, solo si prende atto che il fumetto popolare, quello di Sergio Bonelli nato per costare poco e parlare a tutti, è morto. O meglio, si è trasformato in un bene di lusso. Perché non c’è visione più spaventosa della muta lapide della saracinesca abbassata. E nessuno, neanche Groucho, riesce a farci ridere.