Avvenire, 22 maggio 2025
Da inizio anno già 22 navi “dirottate” in porti lontani
Già 22 navi “dirottate” in porti lontani, oltre 2mila persone costrette a rimanere in mare fino a quattro giorni in più in aggiunta alla già complicata traversata a rischio nel Mediterraneo e 171 giorni “persi” lontano dalle aree a rischio naufragio. È il bilancio di cinque mesi di soccorsi e sbarchi nei porti indicati dal governo italiano alle navi Ong. L’obiettivo dell’esecutivo è quello di distribuire i migranti salvati nel Mediterraneo su tutto il territorio, alleggerendo le strutture di Sicilia e Calabria, messe alla dura prova dai continui sbarchi e soccorsi. Di fatto però la “strategia” dei porti lontani sta mettendo in ginocchio le Ong che navigano in lungo e in largo nel Mediterraneo per salvare i migranti. Da gennaio ad oggi è lungo l’elenco dei porti assegnati alle navi distanti fino a quattro giorni e più di navigazione dal luogo di soccorso. Con aggravio di costi e tempi allungati delle missioni.
Il lungo elenco parte con la nave Ocean Viking della Ong Sos Mediterranee che, il 21 gennaio ha dovuto raggiungere il porto di Genova con 85 migranti soccorsi (tra cui 3 neonati e 3 donne incinte) mentre si trovavano su un gommone in pericolo nella regione di ricerca e soccorso libica. Poi ancora il 30 aprile a Marina di Carrara e ieri ha raggiunto Ancona, a 1.497 km di distanza dall’area in cui ha effettuato le tre diverse operazioni di soccorso tra Tunisia e Malta per complessivi 276 migranti messi in salvo. Le persone soccorse provengono da diversi Paesi, tra cui Eritrea, Etiopia, Pakistan, Egitto, Bangladesh, Guinea, Marocco, Palestina, Somalia e Sudan. Dal 2022 spiega la Ong, «Sos Mediterranee ha perso 171 giorni a causa della politica dei porti lontani, giorni in cui avremmo potuto prestare assistenza alle persone in pericolo. Questa prassi lascia innumerevoli vite a rischio nel Mediterraneo, in palese violazione del diritto marittimo».
Giorni persi e giorni che si sarebbero potuti utilizzare per salvare vite., ripetono le Ong. Sono in tutto 2.058 i migranti soccorsi in mare e fatti sbarcare in porti sicuri ma lontani dall’area di soccorso: da Ravenna a Ancona lungo l’Adriatico, da Genova, La Spezia, Marina di Carrara a Livorno nel Tirreno. Mediamente quasi due mesi e mezzo – per l’esattezza 72 giorni – da gennaio “consumati” nel trasferimento, lontani dalle aree Sar di Libia e Tunisia, lungo la rotta del Mediterraneo centrale percorsa dalla maggior parte delle persone che fuggono dal Nord Africa e spesso funestata da naufragi di cui nessuno ha traccia. La nave Life Support di Emergency, ad esempio, sempre da gennaio, ha effettuato 3 lunghe trasferte: una a marzo, il 20, ha raggiunto La Spezia con35 persone e altre due nel mese di aprile (il 22 a Ravenna con 82 persone) e prima ancora Napoli (il 7 aprile) con 171 migranti. Quattro lunghe trasferte anche per la tedesca Humanity One: il 26 marzo a PortoEmpedocle con 60 persone, l’8 aprile a Genova con 88 persone, il 5 maggio a La Spezia con 68 migranti, e infine Ravenna il 12, con 125 persone. Eppoi ancora Sea Watch il 3 maggio a Livorno con 109 migranti e dopo solo dieci giorni, il 12, a Marina di Carrara con 190 persone «Il porto assegnato é situato a 1.497 km dalla zona dei soccorsi», sottolinea la Ong giunta ieri ad Ancona, «276 naufraghi, tra cui 90 minori. A bordo c’erano molti bambini, neonati e donne, abbiamo ascoltato le loro storie di resilienza e speranza. Auguriamo loro il meglio per il futuro».