ItaliaOggi, 21 maggio 2025
Biografia di J.D. Vance
È stato presentato al Salone del libro di Torino il primo libro (Franco Bechis: «J.D. Vance, il vicesceriffo»), edito dalla nuova casa editrice «Anniluce» di Enrico Mentana, direttore del Tg de La7. Il volume di cui pubblichiamo in anticipo l’appendice, è in vendita sul sito di Open e della rivista Domino e sarà in libreria entro la fine di questo mese di maggio
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei lasciato indenne dal fuoco di J.D. Vance nel discorso alla conferenza di Monaco. Non è casuale, visto che quasi tutta l’alleanza di partiti con cui Giorgia Meloni governa in Italia si dichiara, già prima delle elezioni americane, a favore di Donald Trump e del vicepresidente candidato con lui. Una simpatia che ha gradazioni diverse (entusiasta la Lega, a favore Fratelli d’Italia, un po’ freddina Forza Italia), ma che nei primi mesi del mandato viene ricambiata dallo stesso Trump: a partire dall’insediamento del gennaio 2025, incontra per ben quattro volte la premier italiana, definendola in ogni occasione «fantastica». Il primo faccia a faccia avviene in fretta e furia prima dell’insediamento, per avere il via libera della nuova amministrazione americana alla scarcerazione ed espulsione dell’ingegnere iraniano Mohammad Abedini Najafabani, arrestato su richiesta degli americani, in cambio della liberazione della giornalista italiana Cecilia Sala, in carcere in Iran. Trump risponde di sì, e per ringraziarlo, la Meloni torna in America, stavolta come unica leader europea a partecipare alla cerimonia di insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, trovando modo di salutarlo, in quell’occasione formale, durante un breve incontro. La terza visita avviene il 17 aprile alla Casa Bianca, dove la Meloni viene ricevuta per un faccia a faccia organizzato molto rapidamente dopo l’avvio della guerra dei dazi da parte di Trump. Quel giorno la Meloni fa sia la rappresentante dell’Italia, ribadendo l’amicizia e costruendo nuovi dossier di partnership, sia l’ambasciatrice dell’Unione europea, invitando Trump a Roma per incontrare anche Ursula von der Leyen. Il quarto incontro capita il 26 aprile in piazza San Pietro, durante le esequie di Papa Francesco, mancato il 21 aprile. Quando gli incontri di aprile non sono ancora in calendario, Vance organizza invece una propria visita ufficiale in Italia, a partire dal 18 aprile. Quel giorno il vicepresidente americano viene ricevuto a Palazzo Chigi dalla premier, che lo ha già visto il giorno precedente nello Studio ovale della Casa Bianca. Essendo stati dunque appena sciolti i principali temi politici durante l’incontro su suolo americano, quello a Roma diventa privo di ogni tipo di cautela diplomatica e di tensione sui dossier non condivisi fra i due Paesi. J.D. esprime una dichiarazione d’amore all’Italia e a Roma,«costruita da gente che ama l’umanità e Dio, fa bene allo spirito essere qui». C’è stato un siparietto davanti ai giornalisti per un breve incontro stampa: la Meloni si rivolge a Vance in inglese (lingua che parla come pochi altri politici italiani) e poi spiega in italiano alla stampa cosa si sono appena detti. Vance, sorridendo, la interrompе: «Purtroppo non capisco la vostra lingua. Giorgia Meloni avrebbe potuto definirmi un idiota e io non me ne sarei accorto. Ma va bene lo stesso, perché amo sentire parlare l’italiano che ho sempre definito la lingua più bella del mondo». Dopo la breve conferenza stampa, Vance pranza a Palazzo Chigi con la Meloni e con i due vicepremier, Antonio Tajani e Matteo Salvini. Al termine dell’incontro viene postata qualche foto, senza rivelare però i contenuti della conversazione. Ho quindi chiesto alla presidente del Consiglio italiana e ai suoi due vicepresidenti di raccontare per questo libro le impressioni ricavate su J.D. Vance dopo averlo conosciuto. Giorgia Meloni: «Il suo discorso di Monaco sollecita tutti noi» «J.D. Vance è molto diverso dalle tante personalità che ho avuto la possibilità di incontrare nel mio percorso politico. Per spiegarlo, mi piace ricordare le prime parole che ha pronunciato nel nostro incontro a Palazzo Chigi. Vance ha descritto Roma come un “luogo che è stato costruito da persone che amano gli uomini e amano Dio”. Non si tratta dell’abituale frase di circostanza per magnificare la storia di Roma, ma credo che queste poche parole, così forti nella loro semplicità, siano l’indicatore di un modo di concepire il mondo con al suo centro la fede e l’essere umano. In questa occasione desidero anche tornare sul discorso che Vance ha pronunciato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco, che molti hanno trovato controverso e dai toni troppo forti nei confronti dell’Europa. Io vi ho invece visto una chiara sollecitazione alla riflessione di che cosa noi, come europei, intendiamo difendere, quando parliamo della nostra sicurezza. Si tratta di qualcosa di più profondo, si tratta di valori identitari, di democrazia, di libertà di parola. Ovvero dell’esigenza di avere bene a mente quali sono il ruolo e la missione storica dell’Europa e dell’occidente più in generale. (…) Si è discusso molto delle parole di Vance «odio dover salvare ancora gli Europei». Antonio Tajani e le mozzarelle di Fondi regalate a J.D. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani racconta invece di essere stato colpito dalla «vivace curiosità politica e il forte interesse, tanto sull’Italia in generale quanto verso la nostra visione sui principali scenari internazionali, dove – da Paese fondatore UE – portiamo i comuni valori transatlantici. Abbiamo avuto uno scambio approfondito anche sull’India, dalla quale ero appena rientrato e su cui ha voluto raccogliere le mie impressioni alla vigilia della sua missione a New Delhi. Insieme abbiamo convenuto sul carattere strategico del corridoio «IMEC/Via del Cotone», che avvicinerà ancora di più quel Paese al Mediterraneo e all’Occidente, con l’Italia in una privilegiata posizione di cerniera. Sono stato davvero colpito anche dal suo affetto verso l’Italia. Ha accennato ai suoi precedenti viaggi nel nostro Paese e alla riconoscenza di sua moglie per la grande e speciale accoglienza ricevuta a Torino e in tutto il Piemonte in occasione degli Special Olympics di marzo. Abbiamo parlato delle regioni italiane e delle loro diverse tradizioni culturali. Delle bellezze del Vaticano, di Roma e dei suoi dintorni, dove avrebbe trascorso la giornata di Pasqua con la famiglia. Anche per questo ho voluto fargli dono di una specialità dei nostri territori, le mozzarelle di Fondi, per accompagnare il suo fine settimana italiano». Matteo Salvini: «Fortemente colpito dalla sua storia personale» Il 22 marzo 2025, all’improvviso, il leader della Lega e vicepremier, Matteo Salvini, comunica di avere ricevuto una affettuosa telefonata «di un quarto d’ora» da J.D. Vance. Siccome, rivelando questo particolare, Salvini esprime le proprie considerazioni sulle trattative di pace che Donald Trump sta intavolando con Russia e Ucraina, e allude a una sua imminente missione ministeriale negli Stati Uniti, la notizia crea un po’ di trambusto all’interno del governo, con Tajani che precisa un po’ piccato alla stampa che le iniziative di politica estera spettano a lui. La buriana mediatica si spegne poi quando si capisce che la telefonata fra i due non aveva nulla di politico: lo scopo era semplicemente ringraziare, attraverso Salvini, il governo italiano per l’ospitalità concessa alla moglie Usha, venuta due settimane prima a fare da madrina agli Special Olympics in Piemonte. Lo stesso Vance chiarisce tutto su X: «Oggi ho avuto una bella telefonata con il mio amico vice primo ministro Matteo Salvini e l’ho ringraziato per il caloroso benvenuto riservato a Usha in Italia in occasione degli Special Olympics di Torino. Non vedo l’ora di visitare presto anch’io l’Italia!». (...). La Meloni e Salvini certamente hanno nella loro storia personale affinità con molte delle battaglie che da quando è in politica si è intestato l’attuale vice-sceriffo di Washington. Le sue parole sull’immigrazione, quelle sulla globalizzazione dominata dalla Cina, quelle sulla libertà, e anche quella sull’Europa che avrebbe tradito le sue radici storiche e identitarie sono perfettamente sovrapponibili nei contenuti a quelle pronunciate da molti anni sia dalla Meloni, sia da Salvini. Non vale lo stesso per Antonio Tajani e Forza Italia, che hanno seguito una strada diversa, certo più sfumata nei toni, nelle alleanze e nelle politiche europee. Tutti e tre sono però convinti che oggi sia impensabile mettere in crisi l’asse Atlantico per la prima volta dalla fine della Seconda guerra mondiale, e che il rapporto con gli Stati Uniti debba restare sotto ogni profilo preferenziale: non può essere sostituito nemmeno nel commercio internazionale da quello con la Cina, che comporterebbe invece grandi rischi per la sicurezza interna. Dalle parole positive che tutti e tre i leader del centrodestra italiano spendono anche su Vance come persona, traspare la sensazione all’origine di questo stesso libro: la carriera politica di questo ragazzo dell’Ohio, partito dal nulla, non è destinata a tramontare con la seconda presidenza Trump. All’ultima conferenza dei conservatori americani (Cpac) del febbraio 2025, infatti, tutti i partecipanti che affollano Washington in quei giorni prendono parte a un sondaggio: chi sarà il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali del 2028? Risposta: J.D.Vance (61%), Ron De Santis (12%), Marco Rubio (3%), Elise Stefanik (3%), poi tanti altri, fra cui Steve Bannon. Vance è dunque in prima linea nella prossima corsa repubblicana per diventare sceriffo di Washington. E, a soli 40 anni, avrà sicuramente più di un’occasione per correre in futuro. Dipenderà anche da Trump, al quale forse quel vice sembrerà, nel tempo, sempre più ingombrante.