lastampa.it, 21 maggio 2025
Donne prete e addio all’obbligo di celibato: la spinta riformista tedesca allarma il Papa
C’è una mina sotto il grande Sinodo universale avviato da Francesco e ora confermato al centro del pontificato da Leone XIV. E Robert Francis Prevost conosce bene questa dinamica potenzialmente esplosiva per le Sacre Stanze, perché nel febbraio 2024 era già intervenuto per arginarla. La miccia potrà presto riaccendersi in Germania, dove l’episcopato locale preme sull’acceleratore delle riforme, suscitando non poche apprensioni nella Santa Sede. E se il Papa argentino, negli anni, ha cercato di contenere gli slanci della Chiesa teutonica alternando alcuni duri altolà a momenti di dialogo aperto, il Pontefice Usa eredita una sfida che rischia di mettere alla prova l’intero processo sinodale globale.
È ad Augusta che si è riaperto il fronte. Nella cittadina bavarese il 19 febbraio 2024 è cominciata l’assemblea della Conferenza episcopale tedesca (Cet), subito segnata da frizioni con Roma. A precederla, una lettera firmata dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, dal prefetto della Dottrina della Fede Víctor Manuel Fernández.
E poi da chi? Dall’allora prefetto dei Vescovi Prevost. Al centro della controversia, la costituzione in Germania di un «consiglio sinodale» permanente, non previsto dal diritto canonico e quindi – secondo i vertici vaticani – «non valido» e con «relative conseguenze legali». Il braccio di ferro è noto e ha radici profonde.
Le riforme proposte dalla Chiesa tedesca
La Chiesa tedesca, attraversata anche da una grave crisi di credibilità dopo gli scandali sugli abusi, si è lanciata da anni in un cammino sinodale nazionale che propone riforme radicali: ordinazione sacerdotale delle donne, abolizione del celibato obbligatorio, ruoli di responsabilità ai laici e alle donne, apertura al matrimonio delle coppie omosessuali. Questioni considerate tabù nei Sacri Palazzi e in gran parte del recinto cattolico, e che in Vaticano vengono vissute come una «fuga in avanti», secondo l’espressione ripetuta in Curia.
Il cardinale austriaco Christoph Schoenborn, stimato teologo e figura-ponte tra anime diverse della Chiesa, ha voluto lanciare un monito: «Attenzione a non scivolare verso uno scisma». In un’intervista al teologo Jan-Heiner Tück, pubblicata da Theologie und Kirche, ha espresso ammirazione per «la pazienza con cui il Papa (Francesco, ndr) e i dicasteri cercano il dialogo» e ha ricordato che la questione tocca «il pieno peso dell’ufficio episcopale cum et sub Petro. Ciò riguarda un aspetto centrale della costituzione della Chiesa cattolica. Pertanto, i vescovi tedeschi devono chiedersi seriamente se vogliono davvero lasciare la comunione con e sotto il Papa o piuttosto accettarla lealmente. Rifiutarsi di cedere sarebbe un’obstinatio – un chiaro segno di uno scisma che nessuno può desiderare».
Leone punta sul Sinodo universale
Una questione, dunque, non marginale né localizzata. Anche perché Papa Prevost punta proprio sul Sinodo universale come via maestra per il futuro della Chiesa. Un processo che dovrebbe armonizzare tutte le voci del cattolicesimo, ma rischia di essere lacerato da una posizione, quella tedesca, che appare troppo radicale per essere pienamente integrata.
Eppure non mancano zone di convergenza. L’apertura alla benedizione – non al matrimonio – delle coppie in situazioni «irregolari» e dello stesso sesso, sancita con la dichiarazione Fiducia Supplicans della Dottrina della Fede, rappresenta un potenziale punto di contatto, anche se molti alti prelati prevedono qualche correzione da parte del Vescovo di Roma. Ma è su altri temi – il sacerdozio femminile su tutti – che la frattura resta profonda. Il presidente della Cet, monsignor Georg Bätzing, ha cercato di mantenere la barra dritta, accettando – seppur a fatica – i richiami della Santa Sede: «Non vogliamo ignorare le obiezioni romane», ha detto. Ma ha criticato tempi e modalità del confronto, accusando il Vaticano di voler «procrastinare» le riforme: «Potremmo essere molto più avanti».
Nel tentativo di rassicurare Roma, Bätzing ha sottolineato che il consiglio sinodale tedesco non mira a indebolire il ruolo dei vescovi, ma a rafforzarlo con una consultazione trasparente e vincolante. Una tesi che non convince la Curia.
I compiti del nuovo Papa
In questo quadro, il compito per Prevost si fa delicato. Da un lato l’obiettivo di costruire un Sinodo dei vescovi universale davvero inclusivo; dall’altro la necessità di salvaguardare la comunione ecclesiale e l’unità con Pietro. La Germania, con la sua impazienza riformatrice e la sua insistenza su autonomia e novità dottrinali, rischia di rappresentare un corpo estraneo al progetto universale.
Un punto di ri-partenza potrà essere il faccia a faccia del giugno scorso, quando i rappresentanti della Curia romana e della Cet si sono incontrati Oltretevere per «ulteriori colloqui», come riportava Vatican News. Il dialogo, durato un giorno – riferiva una nota congiunta diffusa in serata – è stato «caratterizzato da un’atmosfera positiva, aperta e costruttiva. La base è stata l’accordo del 22 marzo 2024, che prevede l’elaborazione di forme concrete di esercizio della Sinodalità nella Chiesa in Germania, in conformità con l’ecclesiologia del Concilio Vaticano II, le disposizioni del Diritto Canonico e i frutti del Sinodo della Chiesa universale da presentarsi alla Santa Sede per l’approvazione (recognitio)».
Il sito della Santa Sede spiegava che «nello scambio, i vescovi hanno informato circa l’ultima riunione del Comitato sinodale – organismo di lavoro temporaneo – durante la quale sono stati discussi i fondamenti teologici e la possibilità della realizzazione giuridica di un organismo sinodale nazionale. L’incontro odierno si è concentrato sulla relazione tra l’esercizio del ministero episcopale e la promozione della corresponsabilità di tutti i fedeli e, in particolare, sugli aspetti di diritto canonico per l’istituzione di una forma concreta di sinodalità nella Chiesa in Germania. È condiviso il desiderio e l’impegno di rafforzare la sinodalità nella vita della Chiesa, in vista di una più efficace evangelizzazione».
Una Commissione istituita dal comitato sinodale «si occuperà delle questioni relative alla sinodalità e alla struttura di un organo sinodale. Opererà in stretto contatto con un’analoga Commissione composta da Rappresentanti dei competenti Dicasteri per la stesura di una bozza. Sono emersi due aspetti importanti per i rappresentanti della Curia romana: essi vorrebbero vedere un cambiamento nella denominazione e in diversi aspetti della proposta precedentemente formulata di un possibile organismo sinodale nazionale». Per quanto riguarda la collocazione di questo organismo, «c’è accordo sul fatto che esso non è né al di sopra né allo stesso livello della Conferenza Episcopale».
Per la Curia Romana erano presenti i cardinali Fernandéz, Kurt Koch, Parolin, Arthur Roche. L’arcivescovo Filippo Iannone. E il porporato Robert Francis Prevost, oggi papa Leone XIV.