il Fatto Quotidiano, 21 maggio 2025
Esercito, Roma scalza berlino con 1000 tank
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato che presto la Germania avrà “il più potente esercito d’Europa”. Al momento, però, la Bundeswehr (forze armate tedesche) è al quarto posto. Sul podio ci sono Regno Unito, Francia e, al terzo posto, l’Italia. La spinta al riarmo e le centinaia di miliardi di euro già stanziati dai vari governi plausibilmente cambieranno questa classifica.
Per il 2025, il governo Meloni ha destinato alla difesa una cifra vicina ai 35 miliardi di euro: ne servono altri dieci per raggiungere il 2% del Pil, soglia minima fissata dalla Nato. Il ministro degli Esteri tedesco, Johann Wadephul, ha dichiarato che Berlino investirà il 5% del Pil nella difesa: il 3,5% per le spese militari tradizionali e l’1,5% per infrastrutture legate alla sicurezza.
Nel 2024, la Germania ha speso circa 90 miliardi di euro in difesa, pari al 2,1% del Pil. Arrivare al 5% significherebbe portare il bilancio annuo della difesa oltre i 160 miliardi. L’Italia ha a disposizione meno di un quarto di questa cifra. Secondo il Global Firepower Index, che valuta ogni anno la forza militare di ciascun Paese, l’Italia è al decimo posto nel mondo e al terzo in Europa. Ha ottime capacità sia in ambito aeronautico che navale. Le due portaerei e gli otto sottomarini in dotazione garantiscono un ruolo centrale nel Mediterraneo. Anche sul fronte del personale, Roma è in linea con le altre potenze europee: 165 mila effettivi, contro i 181 mila di Berlino, che però può contare su una popolazione e un territorio molto più ampi. La Francia ha 200 mila militari, il Regno Unito 185 mila, ma con quasi un milione di riservisti – 50 volte quelli italiani. La situazione cambia di poco sul fronte dei carri armati: Londra, Parigi e Roma hanno a disposizione circa 200 mezzi ciascuna, mentre la Germania ne ha il 50% in più, 296.
Sono proprio i mezzi corazzati e l’artiglieria i due settori su cui i governi stanno concentrando gli investimenti. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina, gli analisti militari hanno spiegato che la Bundeswehr avrebbe avuto munizioni per appena una settimana in caso di guerra. L’Unione europea ha lanciato diversi programmi per finanziare la produzione di proiettili: solo per l’Ucraina ne servono due milioni entro la fine dell’anno, per un costo stimato di cinque miliardi di euro. I fondi sono stati raccolti solo in parte, ma le commesse sono già partite. Tra i principali fornitori c’è anche Rheinmetall. Ed è proprio sul colosso tedesco che l’Italia ha deciso di puntare per il più importante piano di acquisti per la Difesa. Le forze armate italiane vogliono rinnovare e ampliare la flotta di mezzi corazzati dell’Esercito. Il ministero della Difesa prevede una spesa di 23 miliardi di euro in 10-15 anni, fondi che sono solo in parte già disponibili. Gran parte dell’investimento andrà alla joint venture Leonardo Rheinmetall Military Vehicles (LRMV). I contatti tra le due aziende sono iniziati oltre un anno fa e si sono concretizzati lo scorso autunno. I numeri dell’operazione sono rilevanti. “Un’iniziativa del valore di circa 25 miliardi di euro che ha sede in Italia ma che possiamo considerare un primo nucleo dell’industria della difesa europea”, ha dichiarato la scorsa settimana la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni alla stampa con il cancelliere tedesco. Mesi fa, Roberto Cingolani, amministratore delegato e direttore generale di Leonardo, ha detto chiaramente che il partenariato con Rheinmetall nasce anche con l’ambizione di esportare. Ha stimato un potenziale più che doppio rispetto alla commessa italiana: 50 miliardi. “L’Italia è il primo cliente della joint venture, ma altri arriveranno nei prossimi anni”. L’obiettivo è produrre 1.050 veicoli da combattimento Lynx, in 16 versioni diverse, destinati a sostituire i Dardo attualmente in uso, prodotti da Iveco in collaborazione con una controllata di Leonardo. Leonardo e Rheinmetall hanno formalizzato la prima tranche del contratto, del valore di circa 500 milioni di euro, per avviare i lavori in tempi brevi.
Il primo prototipo, prodotto in Ungheria, è già stato testato, dal nostro Stato maggiore, vicino a Nettuno nelle scorse settimane. L’alleanza strategica italo-tedesca prevede personale dedicato, un amministratore delegato indicato da Leonardo e un presidente espresso dalla parte tedesca, a rotazione. Non avrà stabilimenti propri: la produzione sarà affidata direttamente ai due gruppi azionisti. È stata concordata una ripartizione del lavoro 50/50, con il 60% delle attività da realizzare in Italia. A Leonardo spetterà metà del lavoro, mentre del restante 50% assegnato al partner tedesco, una quota del 10% sarà comunque svolta a Roma da Rheinmetall Italia.
Tra le mosse fatte per rafforzare la capacità produttiva, la società mista ha avviato un lungo corteggiamento a Iveco Defence Vehicles, che ha già assicurate commesse statali per il riarmo. Circa un anno fa, Roberto Cingolani aveva stimato il valore dell’azienda – controllata da John Elkann – intorno ai 750 milioni di euro. Oggi Leonardo e Rheinmetall hanno avanzato un’offerta da 1,5 miliardi: il conflitto in Ucraina ha di fatto raddoppiato la valutazione della società di armamenti di cui Exor detiene la quota maggioritaria, come ha scritto il Fatto. Anche Francia e Spagna hanno manifestato interesse per l’acquisizione. Di fronte a una possibile cessione all’estero, il governo italiano potrebbe ricorrere al golden power per garantire che l’azienda rimanga sotto il controllo di soggetti italiani (e tedeschi).